
Una missione scientifica in un atollo della Polinesia francese ha permesso di scoprire l’esistenza di coralli che sopravvivono in acque molto calde.
A più di 50 anni dall’inizio dei test nucleari in Polinesia, il Parlamento francese ha ammesso i danni sanitari causati sulla popolazione locale.
Ci sono voluti alcuni decenni, ma il Parlamento della Francia, il 23 maggio, ha ammesso le conseguenze sanitarie dei test nucleari effettuati in Polinesia tra il 1966 e il 1996. La decisione ha preso la forma dell’approvazione di un nuovo statuto della Collettività d’oltremare. Esso, ora, riconosce i danni provocati dalle bombe sulla salute della popolazione locale.
La questione era stata oggetto di una denuncia depositata nel 2018 contro la Francia, accusata di crimini contro l’umanità, dall’ex presidente indipendentista dell’arcipelago, Oscar Temaru. Quest’ultimo, parlando di “colonialismo nucleare”, aveva stigmatizzato in particolare i test effettuati negli atolli di Mururoa e di Fangataufa.
?La France reconnaît le rôle de la #Polynésie dans sa capacité de dissuasion #nucléaire ➡️ https://t.co/NEjDbCQ0Ec pic.twitter.com/cO7As7JnDi
— La1ere.fr (@la1ere) 23 maggio 2019
Nel corso del trentennio di esperimenti atomici, la Francia ha fatto esplodere 181 ordigni nell’arcipelago, di cui 46 nell’atmosfera. Nel 1968, in particolare, furono provate delle testate nucleari la cui potenza fu 60 volte superiore rispetto alla bomba sganciata il 6 agosto 1945 sulla città di Hiroshima: oltre mille chilotoni, contro i circa 15 di quella utilizzata in Giappone.
Soltanto nel 1998 la Francia ha firmato e ratificato un trattato che ha imposto un divieto totale di test nucleari in Polinesia. E ha chiesto all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di stabilire un bilancio radiologico a Mururoa e Fangataufa. Ora il testo del nuovo statuto precisa che lo stato francese “si impegna nell’accompagnare la riconversione economica e strutturale della Polinesia”.
Il nuovo statuto è stato approvato all’unanimità dal Senato. All’Assemblea nazionale, invece, un solo deputato ha votato contro la riforma. Si tratta del polinesiano Moetai Brotherson, del gruppo comunista, secondo il quale il nuovo statuto “non migliorerà la sorte delle vittime dei testi nucleari”. Inoltre, a suo avviso il testo “non ha portata normativa o giuridica”.
Polynésie: la France reconnaît timidement sa dette nucléaire – Mediapart https://t.co/UbnxZxYQbH
— Occupy Fukushima (@fukushima_actu) 23 maggio 2019
Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde, Brotherson ha anche sottolineato come, di recente, dieci richieste di risarcimento su dodici sono state respinte dal tribunale amministrativo di Papeete. Ciò a causa di un emendamento introdotto di recente nella legge finanziaria, che “ha reintrodotto la nozione di rischio trascurabile” nell’ordinamento francese. Termine che era stato eliminato nel 2017 proprio poiché impediva a molti malati di essere indennizzati.
Allo stesso modo, Danièle Obono, del partito La France Insoumise, ha sottolineato che il testo “ha senso soltanto se implicherà una serie di misure concrete di riparazione”. Il deputato ha inoltre sottolineato che “il numero di malformazioni alla nascita è quintuplicato in 25 anni”.
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