La raccolta differenzata tocca quota 66,6 per cento a livello nazionali, con disparità territoriali ancora forti ma in diminuzione. Aumenta l’export.
Tutela dei parchi: in arrivo la legge, ma agli ambientalisti non piace
I parchi nazionali e regionali e le aree protette italiane avranno presto un nuovo piano, con valenza paesaggistica, per valorizzare il territorio e per definire gli obiettivi di conservazione, che riguarderà anche le aree marine contigue; saranno introdotti nuovi limiti alla caccia, nuove forme di finanziamento tra cui anche la possibilità di devolvere agli enti
I parchi nazionali e regionali e le aree protette italiane avranno presto un nuovo piano, con valenza paesaggistica, per valorizzare il territorio e per definire gli obiettivi di conservazione, che riguarderà anche le aree marine contigue; saranno introdotti nuovi limiti alla caccia, nuove forme di finanziamento tra cui anche la possibilità di devolvere agli enti gestori dei parchi il 5 per mille, si affiderà all’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale un ruolo specifico di sostegno alla ricerca per la tutela di habitat naturale e fauna selvatica. Tutti questi interventi sono previsti nella nuova legge sulle aree protette, che è stata approvata dal Senato e che ora aspetta il passaggio alla Camera. Dove però la discussione sarà molto aperta, perché alle associazioni ambientaliste questa legge per adesso non piace.
Sulla caccia decidono i parchi
La nuova legge, che dovrebbe istituire anche tre nuovi parchi, quello di Matese (tra Molise e Campania), quello di Portofino (in Liguria) e il parco interregionale del delta del Po, interviene anche sulla governance, cercando di rafforzare il ruolo dei presidenti dei parchi e rendere più trasparente la procedura di nomina dei direttori. Ma riguarda forse la caccia la novità principale: “Si esplicita il divieto di caccia nei parchi e si disciplina il contenimento della fauna selvatica” scrive Massimo Caleo, il deputato del Pd che ha presentato il disegno di legge. In realtà la norma è un po’ più complessa e il divieto varierà da caso a caso perché, si legge nel testo “l’attività venatoria è regolamentata dall’ente parco e può essere esercitata solo dai soggetti aventi facoltà di accesso all’ambito territoriale di caccia comprendente l’area contigua. Per esigenze connesse alla conservazione del patrimonio faunistico, l’ente parco, sentiti la regione e gli ambiti territoriali di caccia interessati, acquisito il parere dell’Ispra, può disporre, per particolari specie di animali, divieti e prescrizioni riguardanti le modalità e i tempi della caccia”.
Il no delle associazioni ambientaliste
Troppo poco, secondo tutte le principali associazioni ambientaliste: in 17, tra cui Wwf Italia, Legambiente, Lav, Lipu, Fondo ambiente italiano, Cts, Club alpino italiano, affermano infatti che la norma acuirà le pressioni del mondo venatorio, ma contestano anche che non vengano definiti strumenti di partecipazione dei cittadini nella gestione dei parchi, che non siano previsti comitati scientifici, che le attuali riserve naturali dello stato non ottengano lo status di “parchi” e che non si vietano le esercitazioni militari nei parchi. “La questione ora si sposta alla Camera dei deputati dove le associazioni ambientaliste faranno di tutto per farsi sentire” su una questione “che coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro paese”. Dunque le cose potrebbero ancora cambiare.
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