Approvato il testo sulla finanza climatica. Al sud del mondo la promessa di 300 miliardi di dollari all’anno: molto meno del necessario.
Chi era Wallace Broecker, scienziato pioniere dei cambiamenti climatici
È morto a New York Wallace Broecker, climatologo che per primo descrisse il riscaldamento globale dovuto ai gas ad effetto serra.
Era il 1975. Il mondo era in piena guerra fredda, diviso in due tra le superpotenze americana e sovietica. La prima crisi petrolifera del 1973 mordeva ancora. E le parole “cambiamenti climatici” o “riscaldamento globale” erano sconosciute. Quasi per tutti: Wallace Broecker – geofisico e climatologo americano, nato nel 1931 a Chicago e morto il 18 febbraio di quest’anno a New York, a 87 anni – aveva capito perfettamente quale sarebbe stato il destino della Terra.
Wallace Broecker studiò i flussi oceanici e la concentrazione di CO2 nell’atmosfera
Lo scienziato – autore di 450 paper e di una decina di libri – pubblicò il primo studio che prevedeva una crescita della temperatura media globale, causata dalla concentrazione di biossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera. Si intitolava “Cambiamenti climatici: siamo sul punto di fronteggiare un forte riscaldamento?”. Le sue parole, per decenni, saranno al centro di discussioni nella scienza, nella politica e nella società civile.
Gli studi di Wallace Broecker si concentrarono in particolare sulla circolazione termoalina, ovvero i flussi oceanici globali causati dalla variazione di densità delle masse d’acqua. Le differenze di temperatura e salinità di queste ultime, infatti, determinano spostamenti di traiettoria che si ritiene abbiano un’influenza sul clima. L’esperto americano li considerava “il tallone d’Achille del sistema climatico”.
He knew. In 1975, he coined the term global warming, correctly predicting the heating since then. “We’re playing with an angry beast,” scientist Wallace Smith Broecker said, “a climate system that has been shown to be very sensitive.” https://t.co/ZvjqLwAcLg #RIP @AP @Columbia
— David Beard (@dabeard) 20 febbraio 2019
Parlando al sito scientifico Phys.org, Michael E. Mann – climatologo e direttore dell’Earth System Science Center dell’università della Pennsylvania – ha ricordato Brocker con queste parole: “Da solo rese comune l’idea che l’accumulo di gas ad effetto serra potesse portare ad un punto di non ritorno. Più in generale, riuscì a comunicare al pubblico e ai dirigenti i rischi legati ai cambiamenti climatici. E le ‘sorprese’ che il mondo avrebbe dovuto aspettarsi”.
Leggi anche: 12 anni per agire o il clima impazzirà
“Parlò del problema in un periodo in cui pochi erano pronti ad ascoltare”
Michael Oppenheimer, docente dell’università di Princeton ha aggiunto: “Era uno scienziato unico, brillante e combattivo. Non si fece fuorviare dal raffreddamento degli anni Settanta. Riuscì a predire con certezza il riscaldamento climatico al quale assistiamo oggi. E fu in grado di far parlare del problema in un periodo in cui poche persone erano pronte ad ascoltare”.
“Wallace Broecker, 87, Dies; Sounded Early Warning on Climate Change” | Nice article about Wally Broecker and his legacy by John Schwartz (@JSwatz) of the @NYTimes: https://t.co/nBvbGRtJF5
— Michael E. Mann (@MichaelEMann) 20 febbraio 2019
Wallace Broecker fu premiato con la Medaglia nazionale per la Scienza nel 1996 ed è stato membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti. Ha vinto anche il premio Vetlesen nel 1987 e il premio Tyler per l’ambiente nel 2002. È stato coordinatore del progetto Biosphere 2, sito sperimentale edificato in Arizona con il quale è stato possibile ricostruire diversi ecosistemi chiusi (foresta tropicale umida, oceano con barriera corallina, deserto, savana) al fine di studiare i comportamenti di aria, acqua e suolo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Mentre i negoziati alla Cop29 di Baku sono sempre più difficili, i paesi poveri e le piccole nazioni insulari sospendono le trattative.
Pubblicati i nuovi testi alla Cop29 di Baku. C’è la cifra di 1.300 miliardi di dollari, ma con un linguaggio molto vago e quindi debole.
Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Pubblicate nella notte le nuove bozze di lavoro alla Cop29 di Baku, compresa quella sulla finanza climatica. Strada ancora in salita.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
La nuova edizione del Climate change performance index constata pochi passi avanti, da troppi paesi, per abbandonare le fossili. Italia 43esima.
Uno studio della rete di esperti MedECC e dell’Unione per il Mediterraneo mostra quanto il bacino sia vulnerabile di fronte al riscaldamento globale.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.