
In un referendum i cittadini hanno scelto di creare 500 nuove “strade-giardino”, rendendo la capitale francese sempre più verde e a misura d’uomo.
Riforestazione e tutela del suolo. Così Yacouba Sawadogo, un semplice agricoltore, ha risolto insieme alla sua famiglia la crisi della desertificazione nel suo villaggio in Burkina Faso.
Yacouba Sawadogo è un agricoltore proveniente dal Burkina Faso che, con l’aiuto della sua famiglia, ha fermato l’avanzata della desertificazione nel suo villaggio, piantando alberi che ora sono diventati una grande foresta. La sua è stata la risposta a un periodo di siccità che, unita a livelli eccessivi di agricoltura, allevamento e sovrappopolazione, stava affliggendo la parte settentrionale del paese. Inizialmente, Sawadogo è stato deriso dagli altri contadini nella sua comunità, che pensavano stesse impazzendo.
Non avendo a disposizione né strumenti moderni né un’educazione specifica, Sawadogo ha iniziato ad usare un’antica tecnica agricola africana chiamata zai che migliora la crescita delle foreste e la qualità del suolo. Gradualmente il terreno arido si è trasformato in una foresta di quaranta ettari, che ospita più di 96 specie di alberi e 66 di piante, di cui molte commestibili e con proprietà medicinali. In questa nuova area verde hanno anche già trovato casa parecchi animali.
“Thomas Sankara (che è stato presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987, n.d.r..) aveva lanciato un appello per far sviluppare delle iniziative che fermassero l’avanzamento del deserto – racconta Sawadogo – e quando venne a vedere il mio lavoro, mi chiese quale tecnica stessi usando e gli dissi che era zai. È per questo che mi chiamano Yacoub Zai”.
Nel 2010, Sawadogo – grazie al suo rivoluzionario progetto intrapreso nel semiarido deserto africano – è stato il protagonista di un documentario, The man who stopped the desert (L’uomo che ha fermato il deserto), diventando famoso in tutto il mondo. Inoltre, nel 2018 gli è stato conferito il Right Livelihood Award, noto come Premio Nobel alternativo, “per aver trasformato un terreno arido in una foresta e per aver dimostrato come gli agricoltori possano rigenerare il suolo attraverso l’uso innovativo di conoscenze indigene e locali”.
Zai, la tecnica utilizzata da Sawadogo, si è diffusa fino ad attraversare il confine con il Mali, e ora l’agricoltore la insegna a tutti coloro che vengono a imparare da lui. “Voglio sviluppare un programma di formazione che possa diventare il punto di partenza per scambi produttivi in tutta la regione; ci sono moltissimi agricoltori che vengono da villaggi qui vicino per ricevere consigli su quali semi di qualità sia meglio piantare”, spiega Sawadogo. “Ho deciso di non tenere segreti i miei metodi agricoli”.
Leggi anche: Bisogna migliorare la gestione del suolo per contrastare la crisi climatica, lo dice l’Ipcc
Anche il Centre on international cooperation (Cic), un think-tank di politica estera alla New York University, ha proposto di incoraggiare milioni di agricoltori in Africa occidentale a investire negli alberi. Questo li aiuterà a migliorare sia la loro sicurezza alimentare sia il processo di adattamento ai cambiamenti climatici, secondo Chris Reji, specialista nella gestione delle risorse naturali.
Oggi Sawadogo si trova ad affrontare seri problemi su diversi fronti. Il Burkina Faso settentrionale sta diventando sempre più instabile a causa delle incursioni di gruppi jihadisti e dei conflitti tra comunità che hanno portato ad attacchi ribelli e disordini sociali. Un progetto di espansione nella zona ha occupato una porzione considerevole della foresta a cui Sawadogo ha dedicato anni e anni di vita: sono state costruite case in cambio di ricompense irrisorie. Inoltre, l’intera famiglia deve restare costantemente in guardia per difendere la foresta da coloro che vogliono rubare il legname.
Tuttavia, il messaggio di Yacouba Sawadogo riguardo al futuro dell’ambiente e della sua tutela rimane profondo: “Se si tagliano dieci alberi al giorno e non se ne pianta neanche uno all’anno, si va dritti verso la distruzione”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
In un referendum i cittadini hanno scelto di creare 500 nuove “strade-giardino”, rendendo la capitale francese sempre più verde e a misura d’uomo.
Siamo stati a Montespluga per lo Skialp Fest di Homeland per capire perché lo scialpinismo sia un modo bellissimo e meno impattante di vivere la montagna.
Il premio Wood Architecture Prize by Klimahouse ha rappresentato anche un modo per celebrare la Giornata internazionale delle foreste.
L’Europa ragiona su un piano da 800 miliardi e intanto vota per una maggiore sicurezza: inevitabilmente quei fondi verranno sottratti alle vere emergenze.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.