Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Lo Yemen è un Paese appeso a un filo
A quattro anni dall’inizio del conflitto, lo Yemen attraversa una crisi profonda che, dietro le parole e le rare immagini che ci giungono, ha un impatto sulla vita quotidiana di uomini, donne e bambini, privati di tutto.
di Valerio Di Bussolo, head of communications Azione contro la Fame
Lo Yemen è da sempre il paese più povero del Medio Oriente e i livelli di povertà, e tra questi contiamo anche quelli di malnutrizione, erano già allarmanti prima del conflitto scoppiato quattro anni fa, alla fine di marzo 2015. Da allora la situazione alimentare del paese è andata via via aggravandosi, in diverse modalità: dall’aumento dell’insicurezza alimentare all’insorgere di malattie al collasso del sistema sanitario, aggravato da un’alta inflazione e dal rapido declino dell’economia della regione. Oggi purtroppo lo Yemen è più vicino alla carestia che non mai. La vita di 15,9 milioni di persone è caratterizzata da gravi insicurezze alimentari, e tra questi contiamo 7 milioni di persone malnutrite. Le stime attuali ci dicono che quasi 250mila yemeniti, pari all’1 per cento della popolazione, vivono in condizioni vicine alla carestia.
Il cammino verso la pace in Yemen è ancora lungo
La tregua nella città portuale di Hodeida, dichiarata a dicembre a Stoccolma, si è rivelata estremamente fragile e non ha portato a un miglioramento della situazione umanitaria in Yemen. È tempo che tutte le parti in conflitto interrompano l’escalation di violenza e lavorino con urgenza verso un cessate il fuoco a livello nazionale. Il cammino verso la pace è ancora lungo, e le persone continuano a soffrire ogni giorno.
Dall’escalation del conflitto nel 2015, i bisogni umanitari sono aumentati drasticamente. Oggi, quasi l’80 per centodella popolazione richiede una qualche forma di assistenza umanitaria. “Quando parliamo di Yemen, parliamo di un Paese che ha 24,4 milioni di persone che necessitano di aiuti umanitari” spiega Valentina Ferrante, country director di Azione contro la Fame in Yemen. “Per Azione contro la Fame è un momento triste perché pochi giorni fa, nella città di Hodeida, abbiamo perso Aamnah, una nostra collega. È morta perché l’accordo di Stoccolma non è ancora stato rispettato da nessuna delle parti in conflitto”.
Una panoramica sulla situazione umanitaria
Le cifre parlano da sole: il numero di sfollati ha raggiunto i 3,3 milioni. In tutto il paese, 16 milioni di persone hanno bisogno dell’assistenza sanitaria, idrica e igienica, il 50 per cento delle strutture sanitarie sono chiuse e più del 70 per cento non dispone di forniture regolari dei medicinali essenziali. Nel corso di quattro anni sono state prese di mira infrastrutture civili, sia pubbliche che private, tra cui scuole, strutture sanitarie, mercati, strade, terreni agricoli, sistemi idrici, fonti di energia e edifici residenziali.
Questo tipo di attacchi rappresentano un attacco a un’intera popolazione che dipende da queste strutture per sopravvivere e hanno sistematicamente impedito agli yemeniti di accedere all’acqua potabile, al cibo e all’assistenza sanitaria, contribuendo ad aumentare il rischio di fame, colera e altre malattie infettive. “La situazione è complessa non solo per i civili, che sono le prime vittime di questa guerra – continua Valentina Ferrante – ma anche per tutto l’intervento umanitario che è molto complicato e estremamente pericoloso. Una cosa però che è necessario tenere a mente è il fatto che il semplice intervento umanitario non sarà sufficiente. Abbiamo bisogno di uno sforzo e un intervento internazionale per far rispettare alle parti in conflitto l’accordo di Stoccolma”.
I team di Azione contro la Fame in prima linea
Mentre il quadro della sicurezza continua a deteriorarsi a causa del protrarsi del conflitto, le condizioni di vita degli yemeniti già indigenti peggiorano ulteriormente, con famiglie in lotta quotidiana per garantirsi i bisogni di base. Azione contro la fame ha attuato programmi in quattro governatorati, che la pongono in prima linea nella risposta alla crisi umanitaria nel Paese, effettuando diversi interventi sia per gestire crisi come quali di colera e spostamenti di persone, che per facilitare progetti sulla nutrizione e la sicurezza alimentare.
Lavoriamo in circa 60 strutture sanitarie in tutto il paese curando la malnutrizione acuta sia in centri di stabilizzazione che attraverso trattamenti domiciliari. Inoltre assicuriamo la fornitura di trattamenti medici essenziali e aiutiamo lo staff sanitario nel loro lavoro. Una risposta umanitaria integrata che riguarda anche programmi su acqua e igiene, attraverso una riabilitazione di punti di accesso all’acqua potabile e latrine, educazione alle pratiche di igiene personale e distribuzione di kit igienici. Forniamo inoltre sostegno immediato alle famiglie estremamente vulnerabili, specie quelle che hanno dovuto lasciare la propria casa a causa del conflitto. E questo distribuendo piccole somme di denaro per coprire le necessità alimentari di base. La nostra più grande sfida resta quella di mantenere la nostra presenza operativa in alcune delle aree più gravemente colpite e sostenere chi è più difficile da raggiungere.
L’accesso è la chiave di tutto
Agli yemeniti deve essere consentito un accesso certo e senza ostacoli agli aiuti umanitari, mentre gli operatori umanitari devono poter entrare in contatto in modo sicuro e senza impedimenti a chi necessita di assistenza. “Questa crisi è una crisi di accesso, o piuttosto di mancanza di accesso: gli yemeniti non hanno più accesso ad un’adeguata assistenza sanitaria, al cibo, all’acqua potabile sicura, mentre gli operatori umanitari non riescono a intervenire sulla scala dei bisogni. La crisi nello Yemen, al di là delle parole e delle rare immagini che ci giungono, sta avendo un impatto sulla vita quotidiana di uomini, donne e bambini che sono privati di tutto”, dice Isabelle Moussard Carlsen, direttore delle operazioni di Azione contro la Fame.
Le organizzazioni umanitarie hanno sollevato preoccupazioni sulle continue limitazioni dello spazio umanitario. Tra le pratiche più comuni di intimidazione che influenzano la capacità di fornire aiuti in modo tempestivo ci sono gli ostacoli amministrativi, le richieste delle autorità di condividere i dati dei beneficiari, le approvazioni condizionate ad accordi “a latere”, l’intervento in temi di risorse umane o su altre procedure interne delle organizzazioni umanitarie. I nostri team continuano ad affrontare ostacoli per ottenere visti per il personale straniero mentre allo staff locale vengono imposte varie limitazioni sugli spostamenti tra i diversi governatorati. Tutti ostacoli che creano ritardi nella fornitura di servizi umanitari essenziali nello sforzo di salvare più vite possibile.
I civili devono poter accedere all’assistenza in modo rapido, sicuro e senza condizioni. Per quella che è stata descritta come la peggiore crisi umanitaria del nostro tempo, esortiamo la comunità internazionale a sostenere misure che proteggano i civili yemeniti e spingano i loro alleati a trovare una soluzione politica pacifica al conflitto.
Ciò che davvero speriamo per il popolo dello Yemen è che il cessate il fuoco regga e che tutte le parti si attengano ai termini dell’accordo, rendendo possibile la pace.Véronique Andrieux, ceo Azione contro la Fame Francia
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