Questo periodo storico è l’opportunità per una ripartenza più sostenibile. Troviamo il coraggio di abbandonare i sistemi produttivi obsoleti in favore di una nuova economia.
Yvon Chouinard: biografia del fondatore di Patagonia
Patagonia è un’azienda unica al mondo, fondata da uno strano personaggio, un mix tra uno scalatore, un surfista, un fabbro e un imprenditore, parliamo di Yvon Chouinard. “Sono un imprenditore da quasi cinquant’anni, è difficile per me pronunciare queste parole, tanto quanto sarebbe difficile per qualcuno ammettere di essere un alcolista o un
Patagonia è un’azienda unica al mondo, fondata da uno strano personaggio, un mix tra uno scalatore, un surfista, un fabbro e un imprenditore, parliamo di Yvon Chouinard.
“Sono un imprenditore da quasi cinquant’anni, è difficile per me pronunciare queste parole, tanto quanto sarebbe difficile per qualcuno ammettere di essere un alcolista o un avvocato: non ho mai stimato questa professione. È infatti proprio il mondo degli affari il maggior responsabile della distruzione della natura, dell’annientamento di molte culture indigene, di un’ingiusta distribuzione delle risorse e dell’inquinamento del pianeta”
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Commercio sostenibile
Proprio per dimostrare che un altro tipo di commercio è possibile Chouinard ha fondato Patagonia, marchio di abbigliamento e attrezzature outdoor, una sorta di esperimento per confutare il modello corrente di capitalismo, che presuppone una crescita illimitata e insostenibile.
Le origini di Patagonia
L’avventura imprenditoriale di Chouinard inizia quando, a diciannove anni, acquista una fucina a carbone di seconda mano, un’incudine e alcune molle e martelli e comincia a produrre chiodi duri da alpinismo, necessari per affrontare le ciclopiche pareti dello Yosemite.
Prima l’ambiente, poi il profitto
Nel 1970 la Chouinard Equipment era diventata il maggior fornitore di attrezzatura per arrampicata e alpinismo degli Stati Uniti. Sorgeva però il primo dilemma ambientalista della carriera di Chouinard, l’attrezzatura che produceva stava infatti danneggiando la roccia, lasciando cicatrici visibili su intere pareti.
Resosene conto l’uomo non ha esitato a fermare gradualmente il commercio dei chiodi, il prodotto più venduto dalla sua azienda, pur di tutelare le montagne. Chouinard e il suo socio, Frost, hanno dunque trovato un’alternativa, i dadi in alluminio che potevano essere incastrati e rimossi a mano dalle fessure, e hanno spiegato ai propri clienti i pericoli ambientali prodotti dai chiodi.
“Sapevo che non mi sarebbe mai piaciuto giocare secondo le normali regole del mondo degli affari: volevo essere il più possibile diverso da quei pallidi cadaveri in giacca e cravatta che vedevo nelle pubblicità. Se dovevo essere un uomo d’affari lo sarei stato a modo mio e avevo bisogno di essere sostenuto da valide motivazioni”
La nascita di Patagonia
Negli anni Settanta Chouinard inizia a vendere abbigliamento da scalata e da trekking e nel 1972 fonda Patagonia. “Il nome Patagonia evocava una visione romantica dei ghiacciai che scendevano a strapiombo nei fiordi, cime appuntite e spazzate dal vento, gauchos e condor”.
Il successo dell’azienda è cresciuto rapidamente, di pari passo con lo sviluppo di materiali sempre più resistenti e dall’impatto ambientale sempre minore. Nonostante la crescita esponenziale, nel 2014 l’azienda ha fatturato circa 600 milioni di dollari, la filosofia che ha portato Chouinard a fondare il marchio è rimasta invariata.
“Tutti i dipendenti hanno bisogno di orari flessibili per poter andare a fare surf quando ci sono le onde giuste o a sciare quando c’è la neve, o poter stare a casa ad accudire un bambino con l’influenza”, ha scritto Chouinard nella sua autobiografia, “Lasciate surfare la mia gente”
1% per il pianeta
Patagonia, da oltre trent’anni, dona l’un per cento dei suoi ricavi ad associazioni ambientaliste, ed è riuscita a diffondere questa iniziativa, 1% for the Planet, anche presso altre società.
“Tutte le decisioni della società devono essere prese tenendo presente il contesto di crisi ambientale e perciò i nostri sforzi devono essere volti a non causare danni e dove possibile le nostre azioni devono contribuire a ridurre il problema”
Posted by LifeGate on Lunedì 20 luglio 2015
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