
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
Hanno valori di zolfo 378 volte più alti di quanto concesso in Europa. Senza contare gli alti valori di benzene e di idrocarburi aromatici vietati all’interno del vecchio continente. Venduti però all’estero, in particolare in Africa. Sono i cosiddetti “combustibili sporchi”, come il diesel per autotrazione, che da dicembre non verrà più acquistato da 5
Hanno valori di zolfo 378 volte più alti di quanto concesso in Europa. Senza contare gli alti valori di benzene e di idrocarburi aromatici vietati all’interno del vecchio continente. Venduti però all’estero, in particolare in Africa. Sono i cosiddetti “combustibili sporchi”, come il diesel per autotrazione, che da dicembre non verrà più acquistato da 5 nazioni dell’Africa occidentale.
Ghana, Nigeria, Benin, Togo e Costa d ‘Avorio hanno infatti firmato un accordo che prevede di non acquistare più diesel tossico, dall’elevato tenore di zolfo, per ridurre le emissioni dei veicoli a motore e migliorare nel contempo la qualità dell’aria.
La notizia arriva dall’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), dopo che l’associazione Public Eye ha pubblicato il rapporto “Dirty Diesel”. L’inchiesta dimostra come molti fornitori europei – in particolare società svizzere – esportino il combustibile, vietato in Europa, verso i Paesi africani. “L’Africa occidentale sta inviando un forte messaggio: non accetterà più i combustibili sporchi dell’Europa”, ha dichiarato Erik Solheim, direttore dell’Unep. “La loro decisione di fissare standard più severi, combustibili più sicuri e avanzati standard di emissione per i veicoli, mostra come stiano mettendo la salute delle loro popolazioni al primo posto”.
Il rapporto sottolinea inoltre come le compagnie fornitrici non solo vendano il diesel e il gasolio proibito, ma che producono loro stesse i carburanti, in particolare nell’area definita ARA (Amsterdam-Rotterdam-Antwerp). “Per 20 anni la Nigeria non è stata in grado di affrontare il problmea dell’inquinamento da trasporto a causa dei combustibili importati”, ha detto Amina J. Mohamed, ministro dell’Ambiente. “Oggi stiamo compiendo un enorme passo avanti – la limitazione dello zolfo nei combustibili da 3000 parti per milione a 50 parti per milione -, questo si tradurrà in grandi vantaggi per la qualità dell’aria nelle nostre città e ci permetterà di stabilire standard per i veicoli più moderni”.
Il continente africano, seppur con tutte le difficoltà del caso, sta vivendo una lenta transizione energetica, trainata dalle rinnovabili. Cresce la capacità installata di solare ed eolico, mentre aumentano enormente gli investimenti nei nuovi impianti. Basti pensare alla centrale solare di Ouarzazate, in Marocco, o alla centrale eolica più grande di tutta l’Africa, operativa in Kenya o ancora al Sudafrica. La posizione sembra essere chiara: la dipendenza da questo tipo di combustibili, che sa ancora molto di colonialismo, ha i giorni contati.
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