Per la presidente di Federbio Mammuccini, alcuni disagi degli agricoltori sono oggettivi e comprensibili, ma le proteste contro il Green deal sono inammissibili.
L’agricoltura biologica può contribuire a tagliare le emissioni in Europa
Coltivare in maniera biologica il 20% dei campi europei consentirebbe di risparmiare più emissioni di CO2 di quelle generate annualmente dall’Austria.
L’agricoltura è uno dei settori più inquinanti ed è responsabile di circa il 24 per cento delle emissioni globali di CO2. Cambiamenti climatici e agricoltura sono pertanto legati in modo indissolubile e ridurne l’impatto, se vogliamo scongiurare la catastrofe climatica che si para dinnanzi a noi, rappresenta una priorità. Il modo per farlo c’è: sarebbe sufficiente convertire almeno una parte delle coltivazioni tradizionali in coltivazioni biologiche. L’agricoltura biologica infatti, oltre a non usare pesticidi e a favorire la biodiversità agricola, permette di fissare nel terreno grandi quantità di carbonio, contribuendo a contrastare il riscaldamento globale.
Convertire il 20% delle coltivazioni
Per ridurre sensibilmente le emissioni climalteranti sarebbe sufficiente coltivare secondo i dettami dell’agricoltura biologica circa il 20 per cento dei campi del Vecchio continente. È quanto sostiene l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), secondo la quale così facendo si potrebbe evitare l’immissione in atmosfera di 92 milioni di tonnellate di CO2, più di quelle che genera annualmente, ad esempio, una nazione come l’Austria.
Come il bio aiuta il clima
Le aree coltivate con il metodo biologico, secondo i dati diffusi dalla Wmo, utilizzano in media il 45 per cento di energia in meno e generano il 40 per cento in meno di gas serra. Ogni ettaro di suolo bio è in grado di immagazzinare ogni anno almeno mezza tonnellata di carbonio e la produzione biologica necessita in media del 30 per cento in meno di energia per unità di prodotto. I terreni gestiti con il metodo bio riescono inoltre a trattenere maggiori quantità di acqua di quelli tradizionali, garantendo così un miglior rendimento nel caso, sempre più frequente, di scarsità di precipitazioni.
Il fallimento dell’agricoltura convenzionale
Le monocolture intensive sono insostenibili, producono più emissioni di carbonio di quelle che sequestrano e danneggiano il suolo, ecosistema variegato e dinamico che ospita un quarto della biodiversità del nostro pianeta. Il massiccio ricorso a diserbanti, fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi, sta inoltre contribuendo all’allarmante declino globale degli insetti, compresi gli impollinatori, alla cui sopravvivenza è legata a doppio filo quella della nostra specie. Esiste ormai una vasta letteratura scientifica che dimostra i benefici dell’agricoltura biologica per l’ambiente e per la nostra salute (due aspetti che d’altro canto non possono essere scissi) e che le aree coltivate, se correttamente gestite, possono essere preziosi alleati nella lotta ai cambiamenti climatici.
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