Il fotografo Eugene Smith raccontò la svolta industriale del secondo dopoguerra a Pittsburgh. Scatti crudi e cupi che testimoniano quei tempi in una favolosa mostra a Bologna, a ingresso gratuito. Alla Fondazione Mast fino al 16 settembre.
Anthropocene, il nostro impatto devastante sul Pianeta in una mostra a Bologna
Anthropocene
Sempre più spesso anche le diverse forme d’arte vengono utilizzate per lanciare messaggi a tema ambientale: è il caso della mostra Anthropocene – fino al 5 gennaio 2020 al Mast di Bologna – che documenta lo stato attuale del pianeta dovuto all’impatto distruttivo dell’uomo. Fotografie, video e murales pongono il visitatore davanti alla sconvolgente realtà di oggi: un ambiente devastato che talvolta ha perso quasi interamente il suo aspetto originario. Una mostra necessaria per capire quanto poco di ciò che ci circonda è rimasto “naturale”.
Al Mast di Bologna per capire cosa significa Anthropocene
Il titolo della mostra al Mast (Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia) di Bologna, già da solo dice molto di ciò che viene affrontato in quest’esposizione: Anthropocene è infatti il termine dato all’attuale epoca geologica, in cui gli umani sono la causa principale del cambiamento planetario permanente. Un progetto multidisciplinare nato da un lavoro di gruppo durato ben quattro anni tra il noto fotografo Edward Burtynsky e i pluripremiati filmmaker Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier.
Anthropocene è un’esplorazione multimediale che documenta l’indelebile impronta umana sulla terra: dalle barriere frangiflutti edificate sul 60 per cento delle coste cinesi alle ciclopiche macchine costruite in Germania, dalle psichedeliche miniere di potassio nei monti Urali in Russia alla devastazione della Grande barriera corallina australiana, dalle surreali vasche di evaporazione del litio nel Deserto di Atacama alle cave di marmo della nostra Carrara e a una delle più grandi discariche del mondo a Dandora, in Kenya. L’intento è chiaro: mostrare inequivocabilmente, quindi con documentazione fotografica e video soprattutto, di cosa l’uomo sia stato capace negli anni. Di avanzare nell’ambito delle scienze e della tecnologia certamente, ma a scapito del proprio pianeta che flagella continuamente.
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Il progetto ha debuttato in Canada a settembre 2018 con il film “Anthropocene: the human epoch” proiettato in anteprima mondiale al Toronto international film festival e con la mostra allestita in contemporanea all’Art gallery of Ontario di Toronto e alla National gallery of Canada di Ottawa – organizzata in partnership con la Fondazione Mast – e arriva per la prima volta in Europa, al Mast dal 16 maggio al 5 gennaio 2020.
Perché visitare Anthropocene
È un appuntamento importante quello di Bologna al Mast, per molti motivi: il primo è forse il livello di consapevole e partecipata conoscenza che si può raggiungere sul tema ambientale visitando la mostra: molto spesso infatti leggiamo notizie e documenti sull’argomento, ma quanto davvero comprendiamo e sentiamo nostri questi problemi se non vivendoli in prima persona e avendoli davanti ai nostri occhi? Anthropocene grazie alle riprese all’avanguardia e alle immagini ci catapulta dentro quei luoghi martoriati e quindi davanti ai nostri errori, quotidiani.
La mostra affronta tutte o quasi le catastrofi ambientali sul nostro pianeta attraverso 35 fotografie di Edward Burtynsky che illustrano l’estrazione delle risorse naturali, le deforestazioni, le grandi infrastrutture di trasporto, il cambiamento climatico, le discariche e l’inquinamento.
https://youtu.be/kiYoojU_z-A”]
Gli enormi quattro murales ad alta risoluzione – realizzati utilizzando tecnologie fotografiche all’avanguardia – offrono invece esperienze di visione sorprendenti e consentono agli spettatori di esaminare nei più minuti dettagli la complessità delle incursioni umane sulla Terra e sono arricchiti da filmati di Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, che regalano un’esperienza immersiva, esplorando in dettaglio i singoli scenari rappresentativi delle teorie dell’Anthropocene.
Saranno proiettate anche delle videoinstallazioni di Baichwal e de Pencier, che forniscono un’esperienza diretta del dominio dell’uomo sul pianeta oltre a tre installazioni di realtà aumentata che, come avviene per i murales, sono accessibili tramite Avara, la App gratuita per smartphone e tablet: composta da migliaia di immagini fisse assemblate attraverso un processo chiamato fotogrammetria, ogni installazione di realtà aumentata porterà il visitatore a vivere un’esperienza immersiva grazie ad un’immagine 3D a grandezza quasi naturale.
Nel percorso della mostra è possibile anche assistere al premiato film “Anthropocene: the human epoch”, codiretto dai tre artisti, che testimonia un momento critico nella storia geologica del pianeta, proponendo una provocatoria e indimenticabile esperienza dell’impatto e della portata della nostra specie. La voce narrante è del premio oscar Alicia Vikander.
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