Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
L’archivio di Renzo Piano, conoscere il passato per progettare le architetture del futuro
L’archivio di Renzo Piano a Genova, raccontato anche in un documentario, custodisce i progetti del grande architetto. Per avvicinare i giovani all’opera al lavoro creativo che è come “guardare nel buio senza paura”.
Diventato di recente protagonista di un dibattito storico e scientifico che non riguarda unicamente gli addetti ai lavori, l’archivio non è solo un luogo di memoria e conservazione di materiali del passato ma anche un veicolo di sperimentazione, ricerca, relazioni, uno strumento per l’organizzazione dei contenuti, una mappa e un sistema culturale. Perché per progettare il presente e il futuro bisogna conoscere cosa è stato fatto prima di noi: a Genova è nato l’archivio dei progetti dell’architetto Renzo Piano, un percorso raccontato anche nel film Il potere dell’archivio. Renzo Piano building workshop di Francesca Molteni e Fulvio Irace, il primo di una serie sui grandi architetti contemporanei.
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[vimeo url=”https://vimeo.com/293319770″]Video Cano Cristales[/vimeo]
L’archivio di Renzo Piano, per conservare la memoria
C’è un momento in cui ci si rende conto che la memoria delle cose ha un peso. È come quando devi liberare la casa perché hai accumulato troppe cose. Non c’è niente da fare. C’è un momento in cui bisogna farlo.Renzo Piano
Per secoli, gli archivi – dal greco archeion, “governo” – sono stati considerati emblemi fisici del potere della legge. Oggi, dopo pochi decenni di interazione con i media digitali, si tende piuttosto a sottolineare il potere dell’archivio come estensione della proprietà del tempo oltre il passato e il presente. L’archivio “deve mordere il futuro”, sosteneva vent’anni fa lo storico francese Jacques Le Goff, sfidando il suo statuto tradizionale di deposito di vecchie memorie a dispositivo per affrontare il futuro. Si discute della possibilità degli archivi di aprirsi al mondo, essere visitati, conosciuti, indagati, di attivare molteplici letture che rivelano nuovi processi del pensiero contemporaneo.
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L’archivio legato a una pratica professionale come uno studio di architettura è un deposito di materiali eterogenei – bozzetti, schizzi, modelli, rendering, disegni, plastici, carteggi, fotografie, modelli, ma anche di carattere audiovisivo come documenti sonori. Quello di Renzo Piano building workshop (Rpbw), lo studio del grande architetto, è custodito in una fabbrica riconvertita di 3mila metri quadri a Genova e riflette l’identità e il pensiero dell’architetto e il suo metodo progettuale.
Conoscere il passato per progettare il presente e il futuro
“Perché fare un archivio? – si chiede Renzo Piano –. Lo fai perché diventa interessante anche per gli altri, per i giovani. I giovani hanno bisogno di capire che alle idee ci si arriva in una maniera che non è così complicata. È un mestiere, questo dell’architetto, in cui la creatività se c’è è condivisa. Se non è condivisa non riesci a sopravvivere, non c’è niente da fare”.
Un altro recente film, Renzo Piano: l’architetto della luce del regista spagnolo Carlos Saura, grande amico di Piano, racconta la storia del progetto per la Fondazione Botin a Santander, in Spagna. “Sai qual è il segreto? Per avere le idee basta decidere di averle”, Piano dice a Saura. “C’è un filo rosso sottile che collega tecnica – anzi la ‘téchne’ (dal greco τέχνη, ‘arte del fare’, nel senso di ‘perizia’, di ‘saper fare’, ndr) che è un concetto più sottile – e poesia… Il lavoro creativo è un po’ come guardare nel buio senza paura. È persino difficile parlare di bellezza, l’idea di bellezza sfugge. Questo tipo di bellezza può salvare il mondo. È un’utopia, ma cos’altro possiamo fare?”.
La costruzione dell’archivio di Renzo Piano
L’idea di formare un archivio ordinato e organizzato nasce intorno al 2000, in occasione di due grandi mostre dell’architetto a Berlino e a Parigi, come un luogo di memoria in cui poter condividere la storia dei numerosi progetti e renderla accessibile. Durante un viaggio in Giappone, osservando la costruzione di un tempio shintoista, Piano inizia a chiedersi come trasmettere ai giovani la sua esperienza professionale.
Nella tradizione Shinto, ogni vent’anni il tempio viene demolito e ricostruito identico su un terreno di fronte al precedente, con l’obiettivo di trasferire da una generazione all’altra la tecnica costruttiva e la capacità artigianale. Durante la costruzione si incontrano tre generazioni: quella dei sessantenni (e oltre) che insegna, quella che, avendo già imparato, esegue la nuova costruzione a regola d’arte e i giovani che guardano e apprendono. Dall’osservazione di questa pratica, dunque, è fiorita l’idea di creare un archivio attraverso una fondazione, iniziando ad accogliere studenti “a bottega”.
Così è stata costituita la Fondazione Renzo Piano a Genova nel 2004, un’istituzione no profit dedicata alla promozione della professione di architetto esercitando attività di studio e ricerca. Il programma della fondazione, che ha sede a Villa Nave, si articola in diverse attività: conservazione e valorizzazione dell’archivio, formazione e divulgazione.
Il potere dell’archivio, il film su Renzo Piano
Il potere dell’archivio è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Renzo Piano e Rpbw ed è stato presentato lo scorso ottobre nell’ambito del Milano design film festival 2018. “L’archivio Rpbw è la metafora alleggerita del porto di mare – racconta la regista Molteni –, dove i materiali vanno e vengono, e ogni andata e ogni ritorno portano con sé qualcosa di nuovo, forse anche di imprevisto, che ne arricchisce i contenuti e le potenzialità di comunicazione. Ogni archivio è il ritratto più fedele della biografia del suo autore: un labirinto ordinato di documenti che ne avvolgono la figura, messa a nudo dalle parole delle carte, sconosciute al pubblico. Con questa convinzione abbiamo costruito il film per svelare un lato meno conosciuto dei processi e della pratica di un grande architetto e del suo studio”.
Oltre alla logica dell’ordinamento, quindi, questo genere di archivi è anche un insieme capace di innescare nuove indagini, costruire percorsi, alimentare curiosità, dubbi e incertezze, generare interpretazioni e portare i contenuti della storia all’attenzione delle generazioni future. L’accesso agli archivi di Piano è gratuito ed è riservato a studiosi e ricercatori, ma ci sono occasioni di visita anche per il pubblico, per appassionati e curiosi di architettura, il primo e il terzo sabato di ogni mese.
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