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Ci fu un tempo in cui quando si pensava alla Cina non si poteva non fare riferimento al “regno delle biciclette”. Era quella l’immagine che veniva in mente: centinaia di biciclette che più o meno ordinatamente si riversavano per le strade cittadine. Ma alla rapida crescita industriale ed economica del paese è coincisa una rapida
Ci fu un tempo in cui quando si pensava alla Cina non si poteva non fare riferimento al “regno delle biciclette”. Era quella l’immagine che veniva in mente: centinaia di biciclette che più o meno ordinatamente si riversavano per le strade cittadine. Ma alla rapida crescita industriale ed economica del paese è coincisa una rapida crescita dell’auto privata. Ma oggi sembra che la bicicletta stia riprendendo il proprio spazio. Complici gli enormi problemi legati all’inquinamento atmosferico e la congestione del traffico nelle grandi città cinesi, in poco meno di un anno sono spuntati servizi di bike sharing in quasi tutti i centri urbani, da Shangai a Pechino.
Come Ofo, che ha messo a disposizione degli utenti circa 250mila biciclette gialle in condivisione, pensate per lo più per gli studenti, semplici ed economiche. “Volevamo risolvere questi problemi riportando le biciclette sulle strade delle nostre città”, racconta Li Zekun, giovane fondatore della startup al Guardian.
Ci sono poi servizi di fascia più alta, come Mobike che ha portato sulle strade di Shangai delle urban bike pensate per i più giovani, che si possono lasciare ovunque e noleggiabili tramite app. Basta leggere il codice Qr presente sul manubrio e inforcare la due ruote al costo di circa 0,14 euro. Appena arrivato a Shenzen, ma presente anche a Singapore è invece Blugogo, che promette di portare 200mila bici solo quest’anno. Li Gang, altro giovane fondatore del servizio di bike sharing afferma di voler portare a pedalare milioni di cittadini cinesi, per migliorare il loro stato di salute e di forma fisica. Sempre al Guardian ha detto: “Prevedo che entro il prossimo anno milioni di persone saranno in sella alle nostre biciclette ogni giorno”.
Oltre alla due ruote a pedali, il mezzo forse più pulito dal punto di vista delle emissioni, la Cina sta però puntando anche sull’auto elettrica. Se nel 2015 le auto elettriche vendute sono state 331mila, con un ulteriore aumento di 450mila unità nel 2016, è chiaro come questi veicoli si stiano diffondendo rapidamente. Il 95 per cento di questi è prodotto in casa e a breve dovrebbe uscire un modello di punta che potrebbe fare da concorrente alla più conosciuta Tesla. Che la mobilità elettrica non sia solo una bolla di sapone per il Governo cinese lo dimostra anche l’ultima iniziativa, contenuta nel piano quinquennale. L’Amministrazione nazionale per l’energia ha infatti annunciato la costruzione di 800mila nuove stazioni di ricarica per auto elettriche entro quest’anno, che si andranno a sommare alle 150mila già esistenti. Le previsioni parlano di 12mila stazioni di ricarica e 5 milioni di veicoli elettrici circolanti entro il 2020, autostrade comprese.
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