Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
Bottega dell’arte, il design come bacchetta magica nella scuola dove i giovani cambogiani diventano artigiani
Una collezione di gioielli unici realizzati con gli scarti di metallo dagli studenti della Bottega dell’arte, scuola di design sociale a Phnom Penh in Cambogia. Full metal brooches è in mostra a Milano dall’8 al 15 novembre.
Da sei anni la Bottega dell’arte, scuola di design sociale creata dalla onlus italiana Il Nodo a Phnom Penh in Cambogia, forma ragazzi e ragazze che provengono da situazioni di disagio sociale ed economico estremo per diventare maestri argentieri. Scuola e formazione per il lavoro sono i cardini di un progetto a vasto raggio che porta anche acqua pulita e derrate alimentari nei villaggi più poveri. Coinvolge circa tremila bambini e ragazzi con la speranza di costruire un futuro migliore in un paese fragile caratterizzato da un alto rischio di sfruttamento e dove oltre un terzo della popolazione vive in condizioni di povertà secondo il programma delle Nazioni unite per lo sviluppo, Undp.
La perdita dell’artigianato in Cambogia
Tra il 1975 e il 1979 il regime comunista dei Khmer rossi guidato da Pol Pot ha causato la perdita delle arti e dell’artigianato locali. Questi vennero azzerati con l’uccisione di un’intera generazione di maestri e artigiani da parte della dittatura che ha perpetrato uno dei più grandi genocidi della storia con l’obiettivo di creare una nuova società esclusivamente contadina, eliminando professioni come gli insegnanti, i medici e gli artigiani. Il paese sta pagando tuttora le conseguenze di questa follia ideologica che ha più che dimezzato la popolazione, innescando poi una lenta ricostruzione delle basi culturali della società che dura ormai da decenni.
D’altro canto, la ripresa economica del paese negli utili 40 anni, legata ai processi di industrializzazione, ha anch’essa avuto la tendenza di cancellare l’artigianato e le abilità manuali che rappresentano per molti paesi, non solo per la Cambogia, uno dei principali lasciti del passato.
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Bottega dell’arte, la scuola di design sociale in Cambogia
I fondatori de Il Nodo, Alberto Cannetta e Luciana Damiani, quest’ultima presidente dell’associazione, hanno chiamato la scuola Bottega dell’arte perché qui, come nelle botteghe rinascimentali italiane, si impara un’arte, ovvero l’utilizzo dei metalli per creare gioielli unici. Ad esempio, la lavorazione dell’argento era un’antica tradizione della cultura khmer quasi del tutto cancellata dal regime del terrore degli anni Settanta. La scuola è diretta da Martina Cannetta, che da diciassette anni si occupa di cooperazione internazionale in Cambogia.
Il corso dura due anni e dà una solida formazione tecnica sulla lavorazione di ottone, rame e soprattuto argento per la realizzazione di gioielli e oggetti ornamentali. Sia gli studenti che le loro famiglie ricevono un aiuto economico dalla scuola, altrimenti non sarebbe possibile per i ragazzi frequentarla con costanza perché toglierebbe alle famiglie un’importante fonte di reddito data dal lavoro dei giovani.
Tanti degli iscritti hanno in media 15 e 16 anni e provengono da villaggi molto poveri situati lungo il fiume Mekong nella periferia della capitale. Qui prima di iniziare a frequentare la scuola si mantenevano raccogliendo e vendendo l’erba Ipomoea aquatica detta “morning glory” o gloria d’acqua del mattino che cresce in modo invasivo nell’acqua e rappresenta la verdura principale nell’alimentazione locale.
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Una bacchetta magica, design e creatività
Il design e la creatività sono i fondamenti della scuola, dove, oltre alle tecniche di lavorazione dei metalli si insegna ad apprezzare la bellezza per creare gioielli e ornamenti utilizzando anche materiali poveri. “Nel contesto culturale della Cambogia – racconta Damiani – la scuola non insegna ad essere creativi e non viene richiesto agli studenti di esprimere le proprie idee, né di disegnare liberamente, ma solo di riprodurre disegni. Noi invece abbiamo costruito una scuola basata sulla creatività perché pensiamo che il design sia uno strumento potente per aiutare i giovani a formarsi un’identità positiva e a far emergere le proprie potenzialità. Per i nostri allievi scoprire di essere creativi è come avere in mano all’improvviso una bacchetta magica”.
La funzione sociale della scuola va ben al di là della didattica necessaria per formare tecnici e creativi capaci di lavorare i metalli. Per molti studenti è una scuola di vita dove apprendere regole comportamentali e di relazione pressoché assenti nell’ambiente da cui provengono. “Si trasmette una modalità di rapporti diversa – prosegue Damiani –. In un paese dove lo sfruttamento è culturale, dove la religione non stimola iniziativa e indipendenza, lavorare insieme allo stesso banco diventa una palestra di democrazia. Per gli allievi, ragazzi di strada spesso senza istruzione e senza regole, provenienti da situazioni di estremo disagio sociale ed economico, la scuola è un importante punto di riferimento dove si impara lavoro di squadra, rispetto per l’altro, per i compagni e soprattutto per le compagne”.
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La collezione di spille create con gli scarti di metallo
Diversi designer come Renzo Bighetti, Rossella Tornquist, Dorothée Etienne, Mikky Eger e Patrizia Scarzella hanno insegnato in questi anni nella Bottega, realizzando workshop creativi e portando il contributo del design italiano come strumento per rivitalizzare il patrimonio artistico locale e stimolare la creatività dei giovani artigiani cambogiani.
Gli studenti del primo e del secondo anno hanno fatto un’esperienza significativa dal punto di vista didattico e di crescita personale lavorando con gli scarti di metallo nel workshop condotto di recente da Scarzella. Con gli elementi inutilizzabili scartati dalle lavorazioni di ottone e rame è nata un’insolita collezione di spille, pezzi unici interamente fatti a mano con gli utensili e le attrezzature di base che i ragazzi hanno a disposizione. Lo scopo principale è stato quello di trasmettere il concetto che anche un materiale senza alcun valore può trasformarsi, attraverso un intervento creativo, in un oggetto unico e speciale tanto da poter essere venduto in un negozio di gioielli o addirittura esposto in una galleria d’arte.
Per dare origine alla creazione di una spilla, ogni studente ha scelto nei due sacchi di scarti i pezzi che più lo colpivano per le forme inusuali e bizzarre. In pochi giorni di lavoro gli allievi hanno realizzato dei pezzi unici molto interessanti. Per essere presentatati all’interno della scuola sono stati allestiti come in una vera e propria mostra: ad esempio, era segnato il nome di ciascun autore per rimarcare l’esperienza fatta e perché si sentissero davvero protagonisti, non solo esecutori, della propria opera.
La collezione intitolata “Full metal brooches” (spille di metallo, un gioco di parole che richiama un celebre film di Stanley Kubrick) sarà in mostra a Milano nell’atelier di Natsuko Toyofuku, nota designer di gioielli, in corso Como 9 dall’8 al 15 novembre.
Il tema del riciclo dei materiali
Phnom Penh sta cominciando solo ora ad affrontare con una campagna pubblicitaria il problema della plastica, che è presente in enormi quantità a causa di abitudini come l’utilizzo esteso di bottiglie d’acqua minerale che sopperisce ai rischi del consumo dell’acqua del rubinetto, inquinata e non sufficientemente controllata. In generale i problemi della raccolta dei rifiuti e del loro smaltimento sono drammatici. Durante la stagione dei monsoni, ad esempio, quando piove a dirotto per qualche ora tutti i giorni, la città si allaga e i rifiuti galleggiano ovunque. Il problema delle cosiddette fogne a cielo aperto, fenomeno comune in tutto il paese, contribuisce a peggiorare la situazione dell’inquinamento, già al limite del collasso per il traffico caotico e l’aria irrespirabile.
Il progetto all’interno della Bottega dell’arte che ha visto la creazione di una collezione di spille fatta con materiali di scarto ha rappresentato un piccolo ma importante segnale per focalizzare l’attenzione sul tema del riciclo dei materiali, nonché sulla valorizzazione della creatività e delle capacità dei giovani artigiani cambogiani.
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