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Bambino che piange, come interpretare il pianto
Come interpretare il pianto di un neonato o di un bambino. Cerchiamo di capire quali sono i motivi – come la febbre da denti, il nervosismo, il mal di gola – anche quando il pianto è nel sonno o è inconsolabile.
Il pianto non è necessariamente un segno di malessere. Può essere dovuto a una crisi di adattamento ormonale (il bambino finché si trova nella pancia della mamma è esposto ad alti tassi ormonali, che alla nascita diminuiscono di colpo: soffre quindi di una specie di sindrome di astinenza), al bisogno di essere consolato dopo un brusco risveglio, perché è triste o ha voglia di compagnia. Spesso si tratta solo di un accumulo di stress nel senso più ampio del termine: una forte emozione, un rumore improvviso, una stimolazione eccessiva, lo spavento causato da un temporale.
Cosa vuole dire il bambino che piange
Piangere, insomma, è l’unica parola che il bambino o il neonato conosce, l’unico modo che ha per comunicare i bisogni, desideri, esasperazioni, affetti. È importante partire dalla convinzione che non c’è niente di male se esprimono le loro emozioni con il pianto.
Essere consapevoli che attraverso il pianto il neonato o bambino cerca di comunicare è una premessa necessaria per sapere di che cosa ha bisogno. Nel libro “Perché piange? Capire il pianto del bambino per provvedere al meglio”, Nessia Laniado, giornalista e scrittrice esperta di terapia della famiglia insegna a distinguere i vari tipi di pianto, anche quello inconsolabile e nel sonno del neonato, e offre gli spunti per intervenire in modo efficace e consolatorio. Come distinguiamo il contenuto di una conversazione dal tono di voce, allo stesso modo, se poniamo attenzione, possiamo capire come interpretare il pianto del neonato e del bambino, cosa vuole comunicare dal tono. Con il passare del tempo ogni genitore impara a riconoscere il pianto del suo bambino e a interpretarlo come se fossero parole.
È giusto lasciarlo piangere?
Il pianto non va mai ignorato, anche se non riusciamo a capirne le ragioni. Se si lascia solo il bambino e si aspetta che finisca di piangere per prenderlo in braccio, non sarà in grado di collegare il suo pianto alla nostra risposta e, al tempo stesso, imparerà che non ha nessuna possibilità di comunicare i suoi desideri.
Cosa fare quando piange
Quando sentiamo il pianto del nostro bambino il primo pensiero dovrebbe essere quello di fargli capire che gli siamo vicini. Anche se il pianto è inconsolabile e avviene sempre, è dovuto a un disagio fisico, che va risolto, il bambino va consolato nel vero senso della parola: “stare vicino a chi è solo”. Se accorriamo ma dentro di noi siamo irritati, infastiditi o impazienti, le sue sensibilissime antenne percepiranno il nostro stato d’animo e anziché calmarsi si sentirà ancora più sconsolato.
Il contatto fisico (ad esempio attraverso il massaggio), la musica, l’uso del marsupio, abituare molto gradualmente il bambino al distacco dalla madre, rassicurarlo ed essere affettivamente presente sono fattori importanti che aiutano il bambino a crescere e superare quelle paure che segnano un passaggio obbligato verso uno sviluppo equilibrato. Inutile ricordare che il clima famigliare che lo circonda gioca un ruolo fondamentale per creare un’atmosfera rilassata anche per trasformare il pianto in un bel sorriso.
Capire il pianto: ecco i vari tipi
Febbre da denti
I disturbi collegati alla dentizione e alla febbre da denti sono davvero numerosi e molto diffusi fra i bambini dai 4 ai 30 mesi. Si tratta di un momento di vera e propria crisi, che si manifesta con le reazioni più diverse tra cui pianti di dolore. Per agire complessivamente su tutti i sintomi della dentizione con l’omeopatia, si può dare una monodose di Camilia, versandone l’intero contenuto direttamente in bocca due-tre volte al giorno o usare Viburcol supposte, un rimedio utile anche quando il bimbo mostra di avere qualsiasi disturbo che non riusciamo a identificare.
Nervoso e disturbi emotivi
Per aiutare a ristabilire l’equilibrio dei più piccoli specie se piangono molto spesso, i medicinali omeopatici possono essere di grande utilità nell’affrontare i disturbi emotivi nei bambini. Secondo l’esperienza di diversi pediatri, i piccoli rispondono in modo significativo ai medicinali omeopatici grazie a un sistema immunitario particolarmente ricettivo verso questo tipo di farmaci.
Mal di gola
Il mal di gola è un’infiammazione del cavo orale, un disturbo che può causare una sensazione di disagio nei bambini e quindi sfociare nel pianto. In questi casi si prescrive Aconitum 9 CH. In caso di infiammazione estesa della gola con dolore laringeo è consigliato Phytolacca 7 CH. In presenza di gola secca, bruciante e particolarmente arrossata il medicinale più indicato è Arum triphyllum 9 CH. La posologia è la medesima per tutti i medicinali: cinque granuli ogni due-tre ore.
Tosse
Invece per tutti i tipi di tosse è consigliato lo sciroppo omeopatico Stodal, che permette di ridurre rapidamente la frequenza e l’intensità del disturbo, 5 ml dalle tre alle cinque volte al giorno. In presenza di tosse secca, il medicinale più adatto è Spongia tosta 9 CH mentre in caso alla tosse si accompagni un bruciore allo sterno è suggerito Bryonia 9 CH, cinque granuli ogni tre ore per entrambi. In alcuni casi può succedere che una tosse particolarmente grassa causi anche nausea; per questa evenienza è consigliato Ipeca 9 CH, cinque granuli ogni tre o quattro ore. Quando la tosse di manifesta di notte è indicato assumere cinque granuli ogni tre ore di Drosera 9 CH.
Raffreddore nei bambini
Il raffreddore nei bambini può causare starnuti, muco nasale chiaro, prurito in gola e mal di testa. È opportuno intervenire prima che si trasformi in una sindrome influenzale. Per questo si possono applicare dei massaggi mirati a tonificare i polmoni, scaldare e tonificare tutto il corpo, risolvere il mal di testa, aprire le cavità nasali e favorire la sudorazione. Un rimedio omeopatico indicato è Mercurius 5 CH, tre granuli ogni tre ore.
Mal di pancia
Le coliche gassose del neonato sono un disturbo comune e benigno ma che possono causare dolore e pianto nei bambini. Il problema tende a risolversi da solo col passare del tempo, di solito dopo il compimento del terzo mese: si può tentare di correggere il modo in cui il neonato si alimenta. Una poppata troppo avida o frenetica può infatti favorire l’ingestione di aria e il conseguente mal di pancia, si può anche affrontare il problema attraverso dei massaggi e l’assunzione di tisane.
A cura di Sonia Tarantola
Tratto dal libro: “Perchè piange?”, Nessia Laniado. Red Editore
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