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Come fare addormentare un bambino: consigli per bimbi che non dormono
Come fare addormentare un bambino è una delle grandi domande dei genitori: la risposta è spesso affidata al caso, ma esistono accorgimenti e rimedi naturali.
È forse il tema centrale della vita di un neogenitore, o comunque uno dei nodi cruciali dei primi mesi da mamma e papà: come fare addormentare un bambino? La premessa è d’obbligo: per i neonati e i bambini sotto i tre anni i risvegli frequenti sono fisiologici, anche quando è terminato l’allattamento. Che un neonato sia più o meno “dormiglione” in realtà è questione puramente fortuita, affidata al caso o, per chi ci crede, a qualche sacro nume dei genitori. Detto questo, esistono accorgimenti che possono effettivamente migliorare la qualità del sonno dei neonati, e di conseguenza, degli adulti che vivono con loro. Vediamone alcuni.
L’igiene del sonno
La prima condizione per riuscire a far addormentare un bambino piccolo e garantirgli una buona qualità del riposo consiste nel mantenere al meglio possibile la cosiddetta igiene del sonno. È importante, in altri termini, che le condizioni ambientali al momento della nanna siano tali da favorire il relax e il riposo: silenzio, penombra, temperatura piacevole ma fresca (non superiore ai 20 gradi circa). È consigliabile, quando si avvicina l’ora di andare a dormire, evitare attività eccitanti, come giochi sonori o luminosi, abbassare il tono di voce e stabilire una routine quotidiana, che preveda per esempio una lettura (fin dalle prime settimane di vita del bambino) e una ninna nanna rilassante. Un bagnetto tiepido prima di andare a letto può aiutare a conciliare il sonno, così come mantenere abitudini regolari per quanto riguarda i pasti e gli orari.
Il rumore bianco
Per conciliare il sonno dei bebè si può ricorrere alla tecnica del rumore bianco. Si tratta di un sistema che funziona soprattutto per fare addormentare i bambini molto piccoli, nelle loro prime settimane di vita. Il trucco, in pratica, sta nel riprodurre in qualche modo il suono che il neonato ascoltava abitualmente nell’utero materno, costituito da un rumore “acquatico” di fondo (nel quale lui poteva distinguere suoni veri e propri come il battito del cuore materno, la voce dei genitori eccetera), aiutandolo in questo modo a rilassarsi e a scivolare pian piano nel sonno. In rete sono disponibili file audio e playlist che riproducono il cosiddetto rumore bianco, che si chiama così, come la luce, perché contiene una somma di tutte le frequenze udibili dall’orecchio umano, oppure dispositivi che riproducono suoni rilassanti come quello della risacca o di una foresta. In alternativa, è possibile tentare con soluzioni fai da te come accendere l’aspirapolvere o l’asciugacapelli mentre di cerca di far addormentare il neonato. Una variante del metodo del rumore bianco, talvolta usata anche con i cuccioli di altri mammiferi, consiste nel far ascoltare al neonato un suono che gli ricordi il battito del cuore materno, utilizzando per esempio una sveglia o una registrazione apposita.
Far addormentare un bambino con lo swaddling
Un’altra strategia che si può tentare per fare addormentare un bambino, basata anch’essa sul tentativo di riprodurre le condizioni della vita intrauterina, è il cosiddetto swaddling, che consiste nel fasciare il bambino per tranquillizzarlo e rassicurarlo in vista della nanna. Si possono utilizzare fasce apposite o semplici quadrati di mussola di cotone, a patto che il tessuto non sia eccessivamente caldo (l’eccesso di calore è una delle condizioni da evitare per scongiurare il rischio di morte in culla), che sia naturale e traspirante e che il bimbo abbia la possibilità di muovere i piedini all’interno del suo “bozzolo”. La fasciatura è indicata nei primi tre mesi di vita del bambino, quando è maggiore il suo bisogno di contenimento e quando l’esperienza della gestazione è ancora per lui recentissima. Successivamente, si può optare per un sacco nanna, che aiuta il bambino a sentirsi comunque “avvolto” e lo tiene al caldo anche in inverno, in totale sicurezza.
Tisane rilassanti
L’uso di tisane rilassanti nei bambini di pochi mesi è piuttosto controverso, e dovrebbe essere considerato una extrema ratio cui ricorrere comunque dietro consiglio del pediatra. L’uso di tisane e altri liquidi, infatti, può interferire con l’allattamento al seno, fino al punto di compromettere la normale suzione da parte del neonato. Se proprio si vuole tentare, dietro suggerimento medico, con delle tisane rilassanti, è importante aspettare che il piccolo abbia compiuto i sei mesi, scegliere formulazioni il più semplici e naturali possibile (magari biologiche), senza l’aggiunta di zucchero, miele o altri edulcoranti, e somministrarle, se possibile, con strumenti alternativi al biberon, come un cucchiaino o un piccolo bicchiere. Per quanto riguarda la composizione, si può puntare alla classica camomilla o a un infuso di melissa o tiglio, che vantano anch’essi proprietà rilassanti. Le tisane in bustina o, ancora meglio, le erbe essiccate da filtrare sono da preferire ai prodotti solubili in polvere o granuli, che di solito contengono zuccheri in quantità variabili.
Rimedi fitoterapici per fare addormentare un bambino
Gli estratti di piante con effetto calmante per fare addormentare un bambino sono disponibili anche in forma di rimedi fitoterapici, che possono essere somministrati solo dopo i due anni di età e attenendosi sempre alle indicazioni del pediatra.
Melatonina per bambini
Se le favole della buona notte e le coccole proprio non bastano, si può valutare il ricorso a un integratore di melatonina, la sostanza (un neuro-ormone) che aiuta il nostro corpo a regolare i ritmi giornalieri di veglia e sonno. In commercio esistono formulazioni pediatriche in gocce, che devono essere somministrate sempre dietro consiglio del pediatra e per periodi di tempo limitati. Sull’efficacia della melatonina in età pediatrica, in realtà, gli studi effettuati non sono unanimi: l’integrazione sembrerebbe necessaria solo in particolari condizioni, come quando bisogna smaltire il jet lag o nel caso di bimbi non vedenti che possono avere difficoltà nell’acquisizione dei normali ritmi circadiani.
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