Il bike delivery, la consegna dell’ultimo miglio in bicicletta, rappresenta una valida soluzione per ridurre l’impatto ambientale nelle aree urbane.
Quali sono i comuni ciclabili italiani secondo Fiab
Quali sono i comuni italiani a misura di bicicletta? Quali le realtà locali che hanno lavorato per rendere ciclabile il proprio territorio? E quali infine le amministrazioni che hanno puntato alla bicicletta come mezzo d’elezione per la mobilità sostenibile? La risposta arriva dall’ultima iniziativa lanciata da Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), denominata Comuni ciclabili,
Quali sono i comuni italiani a misura di bicicletta? Quali le realtà locali che hanno lavorato per rendere ciclabile il proprio territorio? E quali infine le amministrazioni che hanno puntato alla bicicletta come mezzo d’elezione per la mobilità sostenibile? La risposta arriva dall’ultima iniziativa lanciata da Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), denominata Comuni ciclabili, un riconoscimento rilasciato dall’associazione che misura il grado di ciclabilità di una città.
“Con l’iniziativa Comuni ciclabili – ha spiegato Giulietta Pagliaccio, presidente Fiab in una nota – offriamo a tutte le amministrazioni locali la possibilità di ottenere il riconoscimento e la relativa bandiera, utili ai fini della promozione turistica ma anche per valorizzare, nei confronti dei propri cittadini, il positivo risultato di scelte politiche che favoriscono lo sviluppo di una mobilità sempre più sostenibile”.
Cosa serve per far parte dei Comuni ciclabili
L’iniziativa partita poco prima dell’estate ha visto una buona riuscita, grazie anche all’impegno delle molte realtà sparse su tutto il territorio italiano nei confronti della mobilità ciclabile. Non contava infatti tanto la quantità o la lunghezza delle piste ciclabili, piuttosto la visione d’insieme nei confronti della bici: piste ciclabili, certo; ma anche zone a velocità limitata, percorsi cicloturistici, limitazione del traffico veicolare a favore delle due ruote.
30 comuni ciclabili d’Italia
Sono così 30 le città italiane ad aver ricevuto a novembre la bandiera gialla, riconoscimento che prevede da una a cinque “smile”, a seconda di diversi parametri valutati di volta in volta dall’associazione. Per ottenere il riconoscimento il Comune deve possedere almeno due requisiti tra tutti quelli richiesti: uno nell’area infrastrutture urbane (ciclabili urbane e moderazione traffico e velocità) e uno in almeno una delle altre tre aree di valutazione (cicloturismo, governance e comunicazione e promozione). A ricevere il massimo dei voti sono state città come Cesena, Pesaro, Grado, Arborea (Or), Cavallino Treporti (Ve) e Ferrara, quest’ultima già insignita del riconoscimento lo scorso settembre.
Pesaro ad esempio è stata una delle prime a realizzare una bicipolitana: in sei anni i chilometri di piste ciclabili sono quasi raddoppiati, passando dai 50 km del 2010 agli 85 del 2016. Piste percorse ogni giorno da 60mila ciclisti. Cesena è invece stata una delle prime amministrazioni ad adottare le “zone 30”, dove la velocità è limitata ai 30 km/h. Oggi conta su una rete di ciclabili di 87 km, con un servizio di bike sharing composto da 70 biciclette pubbliche. Gli investimenti in mobilità ciclabile hanno portato Ferrara a passare da 87 a 170 km di rete ciclabile, ad aumentare la Ztl, e le zone a velocità limitata, pensando appunto a biciclette e pedoni.
“Ricevere la bandiera gialla della ciclabilità italiana, significa possedere uno strumento in più per la promozione turistica del proprio territorio, ma, soprattutto, dimostrare ai propri cittadini il positivo risultato di scelte politiche che favoriscono lo sviluppo di una mobilità sempre più sostenibile e rispettosa dell’ambiente e delle persone”, ha spiegato la presidente Pagliaccio.
Da Canobbio a Soverato, da Pordenone a Locorotondo, sono una trentina i comuni che hanno ricevuto il riconoscimento. Mostrando che è possibile adottare politiche a favore della mobilità ciclistica e che una volta avviato, il cambiamento piace anche ai cittadini.
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