I dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea, l’ente pubblico che analizza il mercato agro-alimentare, ci obbligano a riflettere sul costo del cibo e su come buona parte del prezzo pagato non arrivi agli agricoltori.
Commercio equo e solidale, ecco cosa significa
Cosa si intende con commercio equosolidale? Scopriamo questo mercato e perché i prodotti che ne fanno parte sono differenti.
Cacao, caffè e cioccolato, riso e pasta, sono più buoni se provenienti dalle cooperative di produttori del sud del mondo. Ecco perché.
Quali prodotti vengono considerati equosolidali
Prendiamo ad esempio una barretta di cioccolato del Commercio Equo Solidale costa un po’ di più delle barre di cioccolato più economiche (e un po’ meno di quella più cara). Sulla confezione c’è scritto che proviene da una cooperativa di produttori del Ghana. Ecco cosa significa.
1) Le organizzazioni del commercio equo e solidale corrispondono ai contadini, per il loro prodotto, un prezzo effettivamente più alto rispetto a quello che potrebbero ottenere dai grossisti locali.
2) I soldi dati in più vengono radunati in un fondo e impiegati per il 75% in opere di utilità sociale (per esempio, pozzi e pompe dell’acqua); il 25% va direttamente ai contadini.
3) Le cooperative di contadini che lavorano per il mercato equo e solidale sono organizzate democraticamente: i contadini spesso si riuniscono in assemblee per decidere del proprio lavoro.
4) Per il lavoro nelle piantagioni è proibito il lavoro minorile: visitando i campi non si scorge nessun bambino.
5) Il miglior trattamento economico può innescare un ciclo virtuoso nelle piccole comunità: i bambini liberati dal lavoro possono andare a scuola, i villaggi con i pozzi d’acqua sono più vivibili e addirittura più felici (“non avete idea di quanta gioia possa portare l’acqua”, ha detto alle telecamere di Report una giovane donna), le mogli possono aiutare i mariti al lavoro… oppure, le donne producono sapone con gli scarti di lavorazione del cacao e lo vendono al mercato.
Dalla parte dei lavoratori e dell’ambiente
Dall’altro lato, siamo a conoscenza di umiliazioni inferte agli stessi contadini quando invece devono trattare con le multinazionali, nelle cui sedi ci sono perfino le bilance truccate su cui sono obbligati a pesare la loro merce. Dobbiamo essere attenti alle istanze sociali e ambientali. Sappiamo che in altre parti del mondo ci sono aeroplani che spargono i diserbanti sulle piantagioni con i braccianti che ci lavorano, e ove ogni genere di iniziativa sindacale o sanitaria è osteggiata.
I vantaggi del commercio equo e solidale
Questo non accade, invece, ove i contadini, sia che lavorino sugli altopiani cileni sia nelle piantagioni ghanesi di cacao, trattano con le imprese che praticano il commercio equo solidale. I prezzi corrisposti sono migliori, a volte stabiliti in accordo con i lavoratori stessi. Qualche altro esempio? In Ecuador il sistema di commercializzazione Camarì, fondato su direttive del Fondo ecuadoriano populorum progressio, intrattiene un contatto diretto con i coltivatori, coordinando la gestione di “tiendas” (negozi) popolari e l’esportazione di preparazioni alimentari ma anche di prodotti artigianali. Nelle Filippine la raccolta e la lavorazione delle banane è svolta da donne contadine provenienti da quartieri disagiati di Lloilo (capitale dell’isola Panay) riunite nelle due associazioni di Amihan e Kabalaka, e la commercializzazione è garantita da un’organizzazione di Fair Frade (nel cui direttivo siede una rappresentanza delle lavoratrici stesse).
Prendersi cura della terra
Le stesse cose si possono dire per il progetto Conacadò della Repubblica Dominicana, per il cacao, e Coopeagrì in Costa Rica, per lo zucchero. In Bolivia, i contadini hanno dato il nome El ceibo (una pianta tropicale millenaria), alla loro cooperativa, nata nel ’77 a La Paz. Gli 850 soci trattano la semina, la raccolta dei semi, la macinatura e la commercializzazione importando direttamente non solo il cacao ma anche il burro di cacao, garantendo prezzi ben superiori a quelli del mercato, una migliore pianificazione e stabilità nelle attività di gruppo, una più alta qualità del prodotto. In India meridionale, i lavoratori di Maphimuttur partecipano direttamente alle decisioni sull’attività produttiva, hanno assistenza medica, asili ove vengono distribuiti gratuitamente latte e cibo, e un ambiente più salubre: la produzione è biologica. Così la terra si mantiene sana.
Cosa significa davvero cibo buono
Parrebbero buone ragioni per spendere qualche euro di più per la nostra barretta di cioccolato. Ecco perché affermiamo che i prodotti equosolidali sono più buoni. Lo sono in tutti i sensi. Il nostro messaggio è: il cibo deve essere buono. Buono, però, non solo per le papille gustative. Deve essere buono per il nostro stomaco e per il nostro organismo, non contenere sostanze dannose. Deve essere buono e gentile anche con l’ambiente, i processi produttivi devono rispettare l’ecologia. Buono per gli animali, che ci donano i loro frutti – dunque non devono implicare maltrattamenti e sofferenze. E, anche, buono per i contadini e i lavoratori. In questo modo avrà non solo intatti i nutrienti e le vitamine. Avrà anche le vitamine della coscienza pulita.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo una ricerca dell’Università di Tor Vergata, la dieta biologica mediterranea aumenta i batteri buoni nell’intestino e diminuisce quelli cattivi.
Anche il vino può essere equo e solidale. Sono molte infatti le realtà produttive, italiane e non, che coniugano l?alta qualità dei prodotti con un forte contenuto sociale: cooperative impegnate nella coltivazione biologica, nel rispetto dei cicli della natura e dell?ambiente, e allo stesso tempo promotrici dei valori della solidarietà e della cooperazione sociale. Selezionando
Tutti parlano della dieta mediterranea, ma in pochi la conoscono davvero. Ecco in cosa consiste e come possiamo recuperarla. L’incontro di Food Forward con gli esperti.
Secondo Legambiente, le analisi effettuate sugli alimenti restituiscono un quadro preoccupante sull’uso dei pesticidi.
Cosa deve esserci (e cosa no) nella lista degli ingredienti di un buon panettone artigianale? Cosa rivela la data di scadenza? Sveliamo i segreti del re dei lievitati.
A dirlo è uno studio della Commissione europea che ha fatto una prima stima del potenziale contributo della Pac agli obiettivi climatici.
Il residuo fisso indica il contenuto di sali minerali nell’acqua. Meglio scegliere un’acqua con un valore alto o basso? Scopriamolo.
Ricercatori della Lancaster University hanno esaminato gli effetti delle politiche di Gateshead che dal 2015 vietano l’apertura di nuovi fast food d’asporto.