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Emergency, non solo ospedali ma progetti diffusi per contrastare l’emergenza Covid-19 in Italia
Grazie al Progetto Italia, Emergency è in prima linea per dare un supporto concreto ed efficace al Paese nella lotta contro la diffusione del Coronavirus.
In questa triste storia del Covid-19 che da tre mesi ha sconvolto il mondo e, mi viene da dire il nostro Paese e la mia città, Emergency ha messo a disposizione il suo know how e la sua esperienza acquisita sul campo negli anni per offrire un supporto nella gestione dell’emergenza sanitaria. È conosciuta la storia di successo dell’ospedale da campo di Bergamo, ne abbiamo parlato anche qua su Lifegate, realizzato dagli alpini, dai volontari di Confartigianato e dalla Protezione civile. Un ospedale che è poi stato dato in gestione a Emergency. Una boccata di ossigeno e una luce di speranza per noi bergamaschi, soprattutto nel periodo più buio di questa emergenza sanitaria, quando gli ospedali non sapevano più dove mettere i pazienti e purtroppo nemmeno le salme si riusciva più a cremare degnamente.
Ma Emergency non è solo “ospedali da campo”. Emergency, attraverso il Progetto Italia, ha messo a disposizione una serie di strutture mobili e di sportelli sul territorio per dare un aiuto concreto a chi in questo momento ne ha bisogno.
Ne abbiamo parlato con Andrea Bellardinelli, responsabile del progetto Italia di Emrgency.
Durante l’emergenza coronavirus l’ospedale da campo di Bergamo è stata una risorsa fondamentale per la popolazione. Che cosa ha determinato il successo del progetto?
Un elemento importante del progetto di Bergamo è stata la possibilità di mettere assieme tante componenti della società anche le più diverse. È stato un lavoro incredibile, realizzato grazie alla forza delle persone che si sono messe in gioco. Sia forza fisica, sia forza di intenti, ma soprattutto c’è stato un grandissimo apporto di valori che si sono uniti per cercare di superare e sconfiggere questo difficile momento della società italiana, in particolare del nord Italia e di Bergamo.
Leggi anche Emergency gestisce l’ospedale da campo di Bergamo destinato al coronavirus
Cosa fa Programma Italia?
Programma Italia realizza medicina di base, assistenza infermieristica con anche l’enorme aiuto dei mediatori culturali che sono una parte importante del nostro staff. Assieme alle istituzioni cerchiamo di dare queso tipo di supporto socio sanitario nei luoghi dove lavoriamo.
Quali sono i progetti che avete realizzato nell’ambito del Progetto Italia per supportare l’emergenza Covid-19?
In Italia abbiamo diversi progetti sia a nord sia a sud, da Milano a Marghera e passano anche per la Sardegna (Sassari), per arrivare al centro Italia dove siamo presenti in quelle zone che erano state colpite dal sisma del 2016, fino alle zone del sud in Campania, in Calabria e in Sicilia. Da quando è iniziata questa emergenza non abbiamo mai smesso di lavorare, cercando di fare il massimo per poter prevenire e mettere in sicurezza si gli operatori sia le persone che afferiscono ai nostri ambulatori grazie alle zone triage dedicate. Lavoriamo cercando di dare più informazioni possibili sulla prevenzione, cercando di contrastare questa epidemia.
A #Camerino, nelle #Marche, abbiamo attivato un progetto di ascolto e sostegno psicoterapeutico per ex pazienti #covid19, personale sanitario e familiari di persone ricoverate o che hanno perso qualcuno a causa del virus #ProgrammaItalia Leggi: https://t.co/VMhYAi0gQv pic.twitter.com/bF9yp8dVT2
— EMERGENCY (@emergency_ong) May 19, 2020
Ci puoi spiegare meglio il progetto di Camerino e come mai siete proprio lì?
Il progetto di Camerino è un progetto di supporto psicologico e di educazione sanitaria. Con la nostra struttura mobile “Polibus”, un ambulatorio mobile attrezzato, offriamo aiuto psicologico al personale sanitario ed educazione sanitaria, ma siamo anche a disposizione per i familiari dei pazienti Covid e per chi è guarito dalla malattia. Chi ha un parente ricoverato può inoltre apprendere quali siano i comportamenti e le norme da tenere nella vita quotidiana per minimizzare i rischi di contagio.
Ci siamo messi a disposizione dell’Azienda sanitaria, così come avevamo fatto all’epoca del sisma. Tutti i nostri progetti si basano su protocolli di intesa con l’Azienda sanitaria o con la Regione, nell’ottica di unire le forze per supportare la popolazione. Proprio questa popolazione di Camerino che era già stata colpita da un evento calamitoso come quello del sisma del 2016. Da allora siamo rimasti a disposizione per poter calibrare al meglio all’interno della regione questo tipo di supporto che fa parte di uno dei presupposti di Programma Italia.
La fine di questa emergenza è ancora lontana e probabilmente non sarà l’ultima. Una raccomandazione, in base alla tua esperienza, che vorresti fare per il futuro?
Unire le varie componenti delle persone che tutte assieme in questo momento affrontano l’emergenza sanitaria. Restare uniti e dare ascolto alle raccomandazioni che ci vengono fatte, cercando di collaborare come singole persone, più che come associazioni. Credo che la responsabilità di ogni singola persona sia essenziale e penso che gli italiani l’abbiano dimostrato. Quello che posso dire al governo è di cercare di aiutare il più possibile tutte quelle realtà, anche del terzo settore, che cercano con tantissimi sforzi, di contribuire per la loro parte a fare in modo che questa situazione finisca il prima possibile e che quindi possiamo venirne fuori al meglio possibile.
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