In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
Alla scoperta della Valle dell’Omo, in Etiopia per un viaggio alle origini dell’uomo
Un viaggio in Etiopia equivale a riscoprire radici profonde, le cui testimonianze sono tuttora ben presenti, soprattutto nella Valle dell’Omo.
L’Etiopia è un vasto paese del Corno d’Africa – si estende per più di un milione di chilometri quadrati – e ospita sul suo territorio esempi straordinari di diversità. Parliamo di etnie, idiomi, specie animali e vegetali, tradizioni. Uno scrigno complesso e fragile allo stesso tempo, e perlopiù sconosciuto, non solo ai turisti, ma anche a chi vi abita. Tra i suoi confini vivono oltre 100 milioni di persone (un trend in continua crescita) che appartengono a ben 85 etnie diverse e parlano 286 dialetti.
Etiopia, 100 milioni di abitanti tra contraddizioni e diversità
Etiopi, africani, ma sono anche espressione della propria cultura, profondamente determinata dalla terra che tutti i giorni calpestano. Le varie regioni che compongono il Paese hanno caratteristiche proprie, la propria biodiversità, che vanno a determinare tutta la vita del popolo che le abita. In paesi dove l’industrializzazione, l’urbanizzazione e per ultimo il turismo si sono affacciati piuttosto recentemente, molto dipende dal territorio.
I popoli seguivano il bestiame che a sua volta si muoveva laddove c’era ciò di cui aveva bisogno: acqua e pascoli. Per scoprire l’Etiopia occorre quindi conoscerne le caratteristiche fisiche, geografiche, orografiche attraversandolo, magari durante un viaggio “on the road”, a stretto contatto con gli uomini e le donne etiopi. Un’esperienza che si può vivere grazie a Terra Ferma che organizza un viaggio nella Valle dell’Omo, dal 24 ottobre al 3 novembre 2019. I partecipanti saranno accompagnati da Giovanni Miceli, esperto tour leader, e da un giornalista della redazione di LifeGate che avrà il ruolo di far conoscere il ruolo dell’Etiopia nel contesto naturale africano sempre più minacciato da un clima che cambia.
La Valle dell’Omo, la culla della civiltà
La Valle dell’Omo si trova nel sud dell’Etiopia e della sua capitale, Addis-Abeba. Il nome proviene dal fiume Omo, che scorre per 760 chilometri. Questa valle è famosa per i giacimenti paleontologici in cui sono state scoperte ossa attribuite a Paranthropus aethiopicus, i resti di Lucy, l’ominide più antico risalente a 3,5 milioni di anni fa. La bassa Valle dell’Omo, intorno al lago Turkana in cui si getta il fiume, è per questo un sito preistorico dichiarato patrimonio dell’Unesco dal 1980.
Ciò che rende unico questo territorio è il suo ecosistema, di straordinaria complessità: una delle zone più ricche al mondo in termini di diversità biologica e culturale la cui sopravvivenza nell’ultimo decennio è stata minacciata da una grave crisi ambientale e umanitaria, generata dalla costruzione di un immenso impianto idroelettrico, chiamato Gibe III – a circa 150 chilometri a sud della sorgente dell’Omo – e dai piani di sviluppo agroindustriale associati. La diga ha alterato i suoi cicli idrologici naturali e l’entità e il ritmo delle esondazioni stagionali da cui dipendono gli ecosistemi dell’intero bacino dell’Omo e del Lago Turkana, che riceve il 90 per cento circa delle sue acque dall’Omo. Così, oggi sono circa 500mila le persone, prima largamente autosufficienti, che si trovano in difficoltà o costrette ad abbandonare le proprie terre. In molti hanno denunciato la violenza nei confronti di chi quei territori li ha sempre vissuti, ma ancora nulla di concreto riesce a fermare questo progetto e anzi il governo sta ora progettando di costruire Gibe IV e Gibe V. Il pericolo non si accenna ad arrestarsi.
La stessa terra per diversi popoli: le tribù della Valle dell’Omo
A subire le conseguenze peggiori di questa preoccupante situazione ambientale sono i popoli che occupano il territorio della Valle. I Bodi (Me’en), i Daasanach, i Kara (o Karo), i Kwegu (o Muguji), i Mursi e i Nyangatom abitano stabilmente lungo le sponde del fiume Omo, da cui dipendono totalmente. Grazie alle complesse pratiche socioeconomiche ed ecologiche che hanno sviluppato, si sono potute adattare a condizioni dure e spesso imprevedibili dovute al clima semi-arido della regione.
Così anche i Dorze, Konso, Hamar e Surma. In Etiopia, infatti, 45 etnie sono distribuite nella mitica Valle dell’Omo e queste, pur con differenti origini e in perenne conflitto tra loro per il possesso di elementi vitali come acqua, pascoli, armenti, hanno molte caratteristiche comuni: la religione animista, la poligamia, le scarificazioni corporali, la nudità, il potere assoluto dei maschi e la subalternità delle donne. Alcune etnie vivono di agricoltura, altre di pastorizia, altre ancora di caccia e di pesca. Per tutte le etnie c’è qualcosa in comune: il culto del corpo.
Qualsiasi oggetto può servire per realizzare collane, orecchini, bracciali, gonnellini: frammenti di ossi e avorio, perline di vetro, alluminio, legno, corteccia, conchiglie, semi. Incredibile la varietà nelle acconciature: treccine spalmate di burro, fermate da cilindretti di osso e legno, riccioli tagliati a caschetto o attorcigliati intorno alla testa. Per gli uomini, cranio rasato con arditi ciuffi arricchiti di piume, creste, codini. Spesso è lo stesso corpo a venire coinvolto in mille modi. I Mursi per esempio hanno lo strano costume di deformare il labbro inferiore con l’introduzione del piattello labiale la cui grandezza determina la bellezza e la desiderabilità di una donna: una moglie con un grosso piattello labiale può costare al futuro marito anche venti o trenta capi di bestiame.
I parchi nazionali etiopi, scrigno di biodiversità
Se oltre alla cultura locale, la curiosità che spinge in queste terre è anche il territorio, va segnalato che nella caratteristica Valle dell’Omo, in Etiopia si possono contare quindici parchi nazionali, zone cioè che per la maggior parte vengono gestite dallo stato o dall’amministrazione locale ma che, spesso, sono state tolte alle tribù locali. In nome quindi della preservazione e salvaguardia del territorio e delle specie che lo abitano, gli oriundi vengono allontanati. Questa è forse una delle grandi contraddizioni del paese. È ciò che è accaduto per esempio nel Parco nazionale di Nechisar, a est della città di Arba Minch, che si estende per oltre 500 chilometri quadrati che comprendono il noto ponte di Dio o ponte del Paradiso: uno stretto corridoio collinoso ricoperto da foresta che divide il lago Chamo dal lago Abaya che sono i laghi più grandi della Rift Valley in territorio etiope. I due laghi si differenziano per il colore delle acque, quelle del lago Chamo sono di tonalità sul blu, quelle del lago Abaya color rame. La foresta del Ponte del Paradiso è l’habitat di numerosi animali come antilopi, dik dik, iene, zebre, facoceri, babbuini, più difficilmente si possono avvistare licaoni, leopardi, sciacalli. Lungo le sponde del lago è facile avvistare i coccodrilli giganti che arrivano a misurare fino a sei metri di lunghezza, nel Parco ci sono inoltre circa 300 specie di uccelli.
Un altro parco nazionale è quello di Mago, situato in prossimità di una brusca curva sul corso del fiume Omo e nelle immediate vicinanze del Parco nazionale dell’Omo, occupa una superficie di oltre 2.000 chilometri quadrati attraversata nel mezzo dal fiume Mago. Il suo territorio è composto prevalentemente da savana e da zona semidesertica nella parte più meridionale e al suo interno si trovano degli insediamenti della tribù di allevatori seminomadi dei Mursi.
Per informazione sul viaggio manda una richiesta
La spedizione del prossimo ottobre nella Valle dell’Omo sarà un’esperienza di forte impatto emotivo perché si potrà vivere a stretto contatto con gli Hamer, grazie alla fraterna amicizia che lega il tour leader Miceli agli abitanti del villaggio di Arna. Ci sarà la possibilità di incontrare anche altre etnie per scoprire i loro usi e costumi. Ciò che forse sorprende di questo pezzo di mondo è che pur essendo nata qui la storia dell’uomo, ci sia ancora tanto da scoprire.
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