Cammini e itinerari

Un tour sull’Etna, per scoprire il vulcano che ha formato questa fetta di Sicilia

Una presenza affascinante e imprevedibile che ha modificato territori e persone di questa fetta di Sicilia: il vulcano Etna è da sempre un protagonista dell’isola. Da scoprire grazie a escursioni sicure.

Lo chiamano anche Mongibello, una parola che è formata da altre due che significano entrambe “monte”, una derivante dal latino mons e l’altra dall’arabo jebel (جبل) come a dire: il monte dei monti, la montagna assoluta, la più alta e importante. Siamo in Sicilia, poco lontani da Catania e ci siamo saliti anche noi: l’esperienza unica di scalare il vulcano per eccellenza, l’Etna.

Valle del Bove Etna
La valle del Bove dove è chiaramente visibile ancora il risultato della colata lavica. Foto Simona Denise Deiana

Etna, il vulcano che domina Catania

Arrivati in Sicilia, e raggiunta Catania, girovagando per la città si ha sempre la sensazione di essere sovrastati da qualcosa, di essere sotto il suo potere: l’Etna nelle giornate limpide è ben visibile e con la sua maestosa presenza ha modificato la storia e il futuro di queste terre. Con i suoi 3.343 metri è il vulcano attivo più alto d’Europa ed è stato inserito nel 2013 dall’Unesco tra i beni costituenti il patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Anche in un  passato recente il vulcano, insieme al suo carico di fascino e bellezza, ha creato non pochi problemi ai suoi “concittadini”. Molti agglomerati urbani hanno subito danni dovuti alle sue eruzioni negli anni ma occorre ricordare che dopo questi eventi il territorio è diventato anche incredibilmente fertile. Qui si coltiva infatti molto bene la vite, il pistacchio – famosissimo quello di Bronte –, la mela e la pera dell’Etna. Il vulcano, costantemente sorvegliato, continua a essere comunque una meta imperdibile per chi visita questa zona, in tutte le stagioni: d’estate per vedere la rigogliosa vegetazione, d’inverno per godere dello spettacolo della cima innevata, magari salendo in quota con la funivia. Ciò che è importante sapere è che per intraprendere un’escursione in questa zona è bene affidarsi a guide autorizzate e certificate. Può capitare infatti che ci si imbatta in forme di abusivismo che certo non garantiscono sicurezza e professionalità. Noi abbiamo conosciuto l’Etna e la zona limitrofa grazie a un tour di mezza giornata organizzato da Etna est, guidati con passione e competenza da Elia, geologo che si sta specializzando in vulcanologia.

Etna
I crateri silvestri. Foto Simona Denise Deiana

Dalla valle del Bove ai crateri silvestri dell’Etna

Si parte dal proprio alloggio – l’organizzazione viene a prendere i partecipanti e se necessario fornisce scarpe da trekking e giacche a vento – e ci si dirige verso la valle del Bove. Ci si trova davanti a una distesa scura tra una vegetazione ricca e una valle che si chiama così perché viste dall’alto le pareti che la contornano hanno la forma delle corna di un bue. Questa valle dal paesaggio affascinante proprio perché insolito si è formata dopo un grande crollo avvenuto 8.000-9.000 anni fa. Prima questo era il versante più stabile, ma per un’eruzione parte del materiale è caduto in mare creando uno tsunami con onde di 30 metri che sono arrivate in tutto il Mediterraneo anche fino alla Libia e alla Siria. Ora la valle del Bove misura otto chilometri di lunghezza, cinque chilometri di larghezza con una profondità di un chilometro. È chiaro quindi quanto sia stato grande il pezzo di vulcano che si è staccato.

Dopo la valle la visita procede, muniti di casco e torcia forniti dallo staff, all’interno di una grotta di scorrimento lavico: altro ambiente insolito e ricco di segni che raccontano la storia di questa zona e del vulcano. Le grotte vulcaniche si formano quando il flusso lavico che sta avanzando si raffredda in superficie e da 1200 gradi passa a 600/700 gradi. Durante questo processo, sotto la lava continua a mantenere la sua temperatura e a scorrere e così scava pian piano una galleria che diventa una grotta lavica.

Poi lungo il tragitto che conduce a quota 2000 metri si scoprono due delle eruzioni laterali più importanti nella storia, quella del 1669 e del 1928. La prima, partita da quota 900 metri dal paese di Nicolosi, distrusse 15 paesi e arrivò nella zona ovest di Catania allungando la terraferma di 2 chilometri. Dove la lava entrò in mare sorge ora il porto di Catania. Quella del 1928 partì da quota 1330 e portò via l’intero paese di Mascali che è stato poi ricostruito in una posizione sopraelevata in modo che nessuna colata potesse più danneggiarlo.

Tutt’intorno si è circondati da una vegetazione ricca e florida: si vede ovunque la ginestra, detta “spacca roccia” perché è la prima a crescere dopo l’eruzione e qui ve ne è una varietà chiamata etnensis che a differenza delle altre cresce tanto da diventare un albero anche di 14 metri. E ancora boschi di castagni, pini, faggi e tra la fauna il gatto selvatico notturno, difficile da vedere perché diffida delle persone e la volpe che invece si fa anche avvicinare, oltre all’istrice e alla lepre.

Etna vulcano Sicilia
Il tramonto sull’Etna. Foto di Etna est

Dopo si arriva finalmente al vulcano e ai crateri. Lo scenario è unico, c’è freddo, siamo a 2.000 metri e tutto attorno è cambiato. La vegetazione, l’aria, l’atmosfera.

Attualmente in cima al vulcano ci sono cinque bocche sommitali sempre attive, ciò non significa che emettano lava ma gas, dalle 12.000 alle 14.000 tonnellate al giorno. I cinque crateri sono il nuovo cratere di sud est che si è cominciato a formare nel 2011, il vecchio cratere di sud est, la bocca nuova, la voragine e il cratere di nord est che rappresenta la bocca più alta del vulcano. Ci sono anche 260 crateri laterali causate dalle eruzioni sommitali e laterali. Sommitali significa che sono sempre attive perché hanno i condotti perpendicolari alla camera magmatica, quindi gas e magma possono fluire tranquillamente. Altre volte invece dal condotto principale il magma trova una via di debolezza laterale e risale lateralmente spaccando la roccia andando in superficie, creando l’eruzione, costruendo il cratere e quando l’eruzione termina il magma non scende di nuovo nella camera magmatica – perché il condotto è obliquo – ma rimane a raffreddare creando un tappo. Quindi in una futura risalita il magma non sceglierà più questa via ma si farà strada cinque o dieci metri più in là spaccando il terreno e dando forma a un nuovo cratere. Passaggi tecnici che ci fanno capire quanto sia antica la storia di queso vulcano e quanto ancora la sua forza possa cambiare il territorio e il paesaggio.

Una visita densa e ricca di informazioni, sollecitazioni e nuove scoperte. Il consiglio è di prendervi il giusto tempo per esplorare il vulcano. Una giornata intera è l’ideale, in modo da poter perlustrare tutti i crateri e godere del vulcano in diversi momenti della giornata. Ammirare un’alba o un tramonto sull’Etna è un’esperienza magnifica: ci si sente come in un altro pianeta. Diverso e bellissimo.

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