Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.
I consigli per accogliere un cucciolo in casa nel modo giusto
Consigli e informazioni utili per muovere i primi passi con l’arrivo di un cucciolo in casa.
L’accoglienza di un cucciolo in casa è un’esperienza bellissima. Ma ci sono domande e questioni che, di volta in volta, andrebbero poste al suo allevatore o al veterinario di fiducia. Uno degli argomenti principali (e controversi, per quel che riguarda consigli e soluzioni) nelle “puppy class” — i corsi di educazione dedicati ai cuccioli — è quello legato all’educazione igienica del nuovo arrivato.
“Nella realtà — spiegano gli educatori del Centro cinofilo amici di Gedeone — il problema potrebbe essere meno gravoso da risolvere di quanto non sia nella maggior parte dei casi. Generalmente, infatti, se nelle primissime fasi dell’educazione del cucciolo non vengono commessi grossi errori, il cucciolo dovrebbe apprendere il comportamento eliminatorio corretto entro i primi tre mesi dall’adozione. In natura, infatti, è l’istinto che detta al cucciolo che è più conveniente sporcare lontano dal luogo dove si dorme o si mangia per evidenti motivi sia di prevenzione di malattia, sia di sopravvivenza pura e semplice”.
Un cucciolo in casa, le buone abitudini per i “bisogni” quotidiani
Cosa fa inceppare il meccanismo dettato dall’istinto? Come sempre, sono i nostri errori, anche se commessi in buona fede, sulla scia di considerazioni “morali” (ad esempio, “il cucciolo deve capire che lo punisco perché non sta bene”; “fare pipì sul tappeto mi ha costretto ad asciugare: deve pentirsi!”, e così via) o di teorie educative basate su luoghi comuni: per punire il cane bisogna colpirlo col giornale, bisogna strofinargli il muso nella pipì. O ancora di scarsa conoscenza delle esigenze naturali del nostro cucciolo.
Il cane, infatti, vive di condizionamenti, ed è proprio questa la considerazione che sta alla base di ogni apprendimento. Il cucciolo ha fatto pipì in un luogo dove, malgrado i nostri forzi per pulire, l’odore persiste e lo induce a ripetere il comportamento. Va ricordato che l’olfatto del cane è molto più sviluppato del nostro. Quindi, nel caso di tappeti, moquette o tendaggi, il tessuto avrà conservato quanto basta per stimolare il piccolo. In caso di pavimenti di piastrelle, cotto o linoleum, un detergente contenente ammoniaca (il cui odore ricorda l’urina) favorirà un effetto contrario, inducendo il cucciolo a persistere, malgrado i divieti, nel comportamento scorretto. Allo stesso modo a nulla valgono i repellenti in commercio, in quanto non riescono a ingannare un olfatto sopraffino come quello del cane.
Non bisogna intimorire il cucciolo
A parte l’odore, un altro condizionamento che occorre tenere presente è quello relativo al substrato, cioè al terreno che il cucciolo ha iniziato a sporcare e che lo condizionerà anche successivamente. Sarà necessario, quindi, incoraggiarlo a preferire altri substrati – come il terreno o l’erba – portandovelo subito non appena ci accorgiamo dalle sue posture e dal comportamento che sta per… liberarsi.
Se il piccolo tende a non urinare in presenza dei proprietari, ma sporca solo se di nascosto o quando è solo, si deve supporre che sia stato sgridato o punito severamente proprio durante l’atto di liberarsi, e che quindi eviti di sporcare davanti a una presenza umana. L’unico effetto di questo metodo punitivo è perciò quello di intimorire il cucciolo. Quest’ultimo collegherà la punizione alla presenza del padrone, e non certamente al fatto di aver sporcato in luoghi sbagliati.
Cosa fare, allora? La via del rinforzo positivo è come sempre la più corretta. Dobbiamo osservare attentamente il nostro cucciolo dopo che ha mangiato, dopo che ha dormito e dopo che ha bevuto (in parte anche dopo essersi “sfrenato” nel gioco): sono questi, infatti, i momenti in cui è probabile che sporchi. A questo punto dovremo accompagnare il piccolo nel luogo dove vogliamo che avvenga il “fattaccio” e ricompensarlo quando ha fatto i suoi bisognini. In nostra assenza, poi, almeno all’inizio, impediremo al piccolo l’accesso a luoghi con tappeti o quant’altro possa stimolarlo particolarmente. Insomma, la regola d’oro sarà… “meglio prevenire che…asciugare”.
Il cucciolo e la prima notte nella nuova casa
Il secondo problema che si pone al momento dell’adozione del cucciolo è il riposo notturno. Sottratto all’improvviso al suo ambiente e alla compagnia della madre e degli altri membri della cucciolata, il piccolo ne risentirà sicuramente. Abbaierà, piangerà, si lamenterà. Distruggerà la sua cuccia nuova di zecca o il mobilio della stanza dove soggiorna. Bisognerà consolarlo o ignorarlo sperando che, prima o poi, esausto, si addormenti. È meglio farlo dormire vicino a noi o isolarlo? Occorre tenere presente, di fronte a questo interrogativo, che lo stress al quale è sottoposto il cucciolo con l’allontanamento dalla madre, dai fratelli e dall’ambiente in cui è vissuto dal primo istante di vita e per circa due mesi è notevole.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che il cucciolo, oltre a dover acquisire tutta una serie di abitudini nuove, deve anche imparare a relazionarsi con altri individui che parlano un linguaggio diverso. È da considerare, poi, che la notte è il momento di maggiore vulnerabilità per tutte le specie animali poiché è proprio di notte che si resta facilmente vittime di eventuali predatori. Questo il cucciolo — come ogni altro animale, del resto — lo porta scritto nel suo codice genetico, quindi “lo sa” anche se non ne ha avuto un’esperienza diretta. I cuccioli in allevamento dormono addosso gli uni agli altri per mantenere il calore, ma anche per rinsaldare il contatto sociale, importantissimo per un animale di branco. Per tutte queste ragioni, è naturale che il piccolo desideri dormire accanto a noi, e che pianga e si lamenti se isolato.
Cosa fare, allora? Per le primissime notti, il consiglio è quello di mettere il cucciolo in un cartone rovesciato (in modo da simulare, il più possibile, una “tana” rassicurante) e farlo dormire nella nostra camera, in un angolo, ignorandolo se dovesse lamentarsi. È importantissimo non coccolarlo, né sgridarlo quando si lamenta, o peggio ancora portarlo a letto con noi. A mano a mano che le notti passano (più o meno insonni, ma la nostra pazienza sarà premiata) allontaniamo da noi la cuccia con il piccolo, fino ad arrivare a farlo dormire in un’anticamera o in una stanzetta di disimpegno, in modo che percepisca la nostra presenza senza stare troppo attaccato a noi. Un altro metodo efficace è quello di mettere il cucciolo in un kennel apposito — ne esistono di tutti i tipi e per tutte le taglie — nella nostra camera da letto. Il kennel gli permetterà di sentirsi protetto e sicuro ma, allo stesso tempo, per mezzo delle grate situate sul davanti, di vedere la stanza e il nuovo compagno. A poco a poco il cucciolo si tranquillizzerà e il kennel potrà essere spostato in un’altra zona della casa ed eventualmente adoperato quando non saremo in casa e il piccolo dovrà affrontare i primi periodi da solo.
Il cucciolo e la separazione dal compagno umano
Ancora a proposito dei primi giorni, ricordiamo che è importante abituare gradualmente il cucciolo alle nostre assenze, per limitare al minimo lo stress da “abbandono”, visto che i cani in genere non sanno che torneremo, i danni in casa e per prevenire l’insorgere di problemi comportamentali da ansia da separazione (come la distruttività e l’autolesionismo: il cane, infatti, per dare sollievo alla tensione può leccarsi o mordicchiarsi fino a provocarsi lesioni anche gravi). Fin dal primo giorno, allora, programmiamo di lasciare il cucciolo a casa per un po’, tenendolo in uno spazio ristretto iniziando con tempo brevissimi, circa cinque o dieci minuti, che allungheremo progressivamente. Gli lasceremo dei giochi e, magari, una vecchia felpa con il nostro odore. La chiave del successo di questa tecnica sta nel restare indifferenti sia al momento di uscire che nel rientrare (sia che il piccolo sia stato tranquillo, sia che abbia fatto danni) in modo da non mettere in agitazione il cucciolo. Con l’arrivo in casa del cucciolo, comunque, la regola principale è quella di calcolare che il cane appartiene a una specie diversa dalla nostra e come tale, avrà comportamenti e sensazioni che non ci sono proprie. Il rapporto di fiducia con l’allevatore o con il veterinario sarà quindi alla base di una corretta e sana introduzione di un nuovo ospite a quattro zampe nella nostra vita quotidiana.
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