L’eclissi negli Usa ha ridotto l’offerta di energia rinnovabile, sostituita dai combustibili fossili. Ma una delle soluzioni sta proprio nell’accumulo.
11 miliardi di euro e 20mila nuovi posti di lavoro, è il potenziale del fotovoltaico italiano
Con una modernizzazione dei grandi impianti fotovoltaici italiani si potrebbero creare 20mila nuovi posti di lavoro secondo i dati dell’ultimo rapporto di Althesys. Cosa stiamo aspettando?
“Mettere mano al parco fotovoltaico italiano utility scale, che oggi assicura quasi la metà della potenza complessiva, significa garantire non solo il rispetto degli obiettivi europei e nazionali su energia e clima e quello della sicurezza del sistema energetico, ma anche creare valore per le imprese e per l’intero sistema Paese attraverso la creazione di migliaia di posti di lavoro”, sono le parole di Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys e coordinatore della ricerca presentata da Althesys che ha calcolato i dati sulla base del valore generato dalle ricadute economiche.
Il rilancio e lo sviluppo del fotovoltaico di grande taglia, dunque, potrebbero generare 11 miliardi di euro e 20mila nuovi posti di lavoro (tra diretti e indiretti), con una riduzione delle emissioni di 12,8 megaton (Mton) di gas serra, di CO2.
Il fotovoltaico italiano perde potenza
Il parco fotovoltaico italiano, nonostante abbia un’età media ancora bassa e compresa tra gli 8 e i 10 anni, con 5,5 anni l’età media degli impianti utility scale, mostra diverse criticità che ne limitano in parte l’efficienza con un decadimento della produzione stimabile nel 2,2 per cento annuo al 2016, ben superiore al valore fisiologico previsto al momento dell’installazione.
Con questo trend al 2030 la perdita totale ammonterebbe a 5mila megawatt, pari al 25 per cento della potenza esistente a fine 2017. Valori che non ci permetterebbero di raggiungere gli obiettivi della Strategia energetica nazionale secondo i quali la produzione energetica dovrebbe più che triplicare rispetto a quella attuale.
Sono ben il 40 per cento del totale (tra i 2,5 e i 3,3 gigawatt) gli impianti utility scale affetti da problematiche che determinano una riduzione dell’efficienza di produzione, con un costo complessivo per l’ammodernamento che, secondo le stime, si aggirerebbe tra 220-270 milioni di euro.
È necessario rendere i parchi fotovoltaici esistenti più moderni
Nel 2017 sono stati installati 409 nuovi megawatt, di cui il 16 per cento con potenza superiore a un megawatt, ma circa 19 megawatt usciranno dall’incentivazione tra il 2029 e il 2035. Questi ultimi potranno continuare a produrre se mantenuti efficienti, dato che la loro vita utile è stimabile in 25-30 anni.
Per raggiungere i target prefissati il nostro Paese dovrebbe dunque avviare un processo di ammodernamento del parco fotovoltaico italiano utility scale – che rappresenta lo 0,8 per cento del totale, ma da un punto di vista della potenza totale il 43,7 per cento – in modo da mantenerlo efficiente ed evitarne il degrado, attraverso revamping e contemporaneamente sviluppare nuova potenza anche in termini di repoweringdi impianti greenfield (impianti a terra). Dal revamping si potrebbe ottenere fino a quattromila megawatt di potenza incrementale al 2030, mentre il repowering porebbe fornire 1.550 – 1.700 megawatt di potenza incrementale al 2030.
Ci vogliono nuove politiche a sostegno del fotovoltaico
Per poter avviare l’ammodernamento del parco fotovoltaico italiano è opportuno valorizzare i gli asset produttivi con idonee misure di policy. Tra queste, secondo Althesys, è necessario fare chiarezza a una serie provvedimenti, come quello predisposto dal Gestore dei servizi energetici (Gse) per il revamping, e semplificare dei procedimenti autorizzativi con definizione di un contesto di regole stabili e certe per il repowering, ma anche di definizione di strumenti di classificazione del territorio per consentire un nuova potenza di impianti a terra.
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