Il 29 ottobre 2018 la tempesta Vaia abbattè 9 milioni di metri cubi di legname. Oggi a Rovereto parte di quel legno darà vita a un edificio sostenibile per il social housing.
Giulio Ceppi. Le case italiane e il metabolismo verso la sostenibilità
Ci sono oltre 19 milioni di caldaie in Italia. Circa il 70 per cento sono di tipo tradizionale, a bassa efficienza, mentre addirittura 7 milioni sono ormai obsolete, quindi a bassissima efficienza e con emissioni spropositate di CO2. Grazie alla sostituzione di solo queste ultime con le più moderne caldaie a condensazione, si potrebbero ridurre le
Ci sono oltre 19 milioni di caldaie in Italia. Circa il 70 per cento sono di tipo tradizionale, a bassa efficienza, mentre addirittura 7 milioni sono ormai obsolete, quindi a bassissima efficienza e con emissioni spropositate di CO2. Grazie alla sostituzione di solo queste ultime con le più moderne caldaie a condensazione, si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 di 5.908 kt/anno, pari al 7 per cento delle emissioni di gas serra del settore residenziale, mentre ogni famiglia potrebbe godere di un risparmio in bolletta tra il 20 e il 25 per cento (elaborazione Vaillant su dati Assotermica, Nielsen consumer panel 2015 e Acea – Associazione costruttori automobilistici europei – 2015).
Questi dati sono stati diramati durante la presentazione a Milano di una nuovissima caldaia a condensazione, la prima marchiata Green IQ: “Abitare green: dalle buone intenzioni alle scelte responsabili, tendenze del comfort domestico e soluzioni immediate”.
La caldaia Vaillant Green IQ come primo tassello di sostenibilità
È stata presentata a Milano la nuova caldaia combinata a condensazione Vaillant EcoTec, da poco arrivata in Italia, un ottimo esempio di tecnologia verde. Infatti è il primo tassello di una nuova linea che si chiama Green IQ. In Vaillant parlano di sintesi di efficienza, connettività e sostenibilità. È una caldaia che vanta caratteristiche tecniche e funzionali pensate per migliorare il comfort domestico e la qualità della vita col minor impatto ambientale. Grazie al suo nuovo scambiatore riscalda l’acqua in due tempi, prima preriscaldandola e poi fornendola alla temperatura desiderata. Il meccanismo velocizza i tempi di risposta nell’erogazione di acqua calda, consente un notevole risparmio economico, e i fumi che fuoriescono sono più freddi, intorno ai 40 gradi, prova provata del sagace uso di ogni spicciolo di calore. Inoltre, si connette con l’utente con un’app per controllare consumi e migliorare efficienza e stile di vita.
Gherardo Magri. Cosa vuol dire Green IQ e le prospettive nelle case italiane
Viene così lanciato anche in Italia il nuovo badge Green IQ. “Green”, secondo Vaillant, si riferisce all’ecoprogettazione del ciclo di vita del prodotto, alla produzione responsabile, alla longevità del prodotto stesso, a maggior efficienza. La parola “IQ”, invece, rappresenta la connettività, l’intelligenza che serve per ottimizzare l’utilizzo del prodotto nel corso degli anni e a garantire controllo e monitoraggio dell’energia consumata. In quest’ottica, insieme – Green e IQ – combinano tecnologia e intelligenza con la volontà di essere realmente sostenibili.
Quest’incorporazione delle ambizioni di sostenibilità all’interno del progetto, a partire dalla casa madre tedesca, è ribadita dall’Ad di Vaillant Italia, Gherardo Magri: “Per un’azienda, metabolizzare l’idea della sostenibilità vuol dire che deve pensare fin dall’inizio a un prodotto verde anche nei suoi processi di produzione. Deve risparmiare risorse, energie, gas, acqua e ridurre i rifiuti. Vaillant si è data un pacchetto di obiettivi ambiziosi, e in forza dei nostri performance indicator monitora da cinque anni a questa parte la costante riduzione dell’impatto ambientale”.
“La caldaia Green IQ, che è in vendita da poche settimane – continua l’Ad di Vaillant – ha già in sé materiali riciclati plastici e sono in corso di studi ulteriori innovazioni che porteranno la riciclabilità al 100 per cento. Oggi siamo all’85 per cento”.
Dato che la caldaia contrassegnata Green IQ è il primo di una linea di prodotti ed è appena arrivata in Italia, c’è da chiedersi quale sarà l’accoglienza e quanto ci vorrà affinché in tutte le case degli italiani siano presenti elettrodomestici e apparecchi totalmente sostenibili. “Secondo me gli italiani sono capaci di salti quantici – risponde Magri – e la transizione per cui le case italiane diventeranno sostenibili può essere velocissima, ma prima lentissima. Devo dire che l’attitudine degli italiani è tale che se i media ne parlano tanto, se noi alimentiamo la cultura per cui è giusto e vantaggioso comportarsi in modo rispettoso per l’ambiente, a un certo punto ci sarà un ‘clic’ che potrebbe farci passare in testa a tutte le classifiche mondiali. Secondo me, può accadere nel giro di cinque anni. Quello di cui sono sicuro è che sorpasseremo Paesi dove oggi l’idea della sostenibilità è già data per acquisita”.
Giulio Ceppi. Le case italiane e il metabolismo verso la sostenibilità
L’architetto e designer Giulio Ceppi, tra i fondatori dal 1992 dell’Associazione nazionale bioarchitettura, senior design consultant di Philips Design dal 1998 al 2001 e ora fondatore e direttore di Total Tool, ha firmato tra molti altri progetti l’Autogrill Villoresi Est, emblema della progettazione sostenibile, e una recentissima cascata di energia per Ikea.
Durante l’incontro Giulio Ceppi si è soffermato sull’idea del metabolismo, non solo delle case, ma anche culturale, ovvero della progressiva evoluzione verso la sostenibilità dei tanti settori della società e dell’economia, dai progettisti agli imprenditori, dagli installatori di caldaie, appunto, ai proprietari di case.
Uno dei concetti su cui lei insiste maggiormente è il lavoro sui valori. Lei propone di progettare valori, o meglio di dare forma, visibilità, sensorialità ai valori. Oltre che quello del bello, quelli emergenti sono il ‘giusto’, eticamente e socialmente corretto, e il ‘pulito’, ambientalmente responsabile. In che modo questa dinamica è simile a quella metabolica, al funzionamento di un organismo?
Ci sono diversi brillanti esempi progettuali, in scale diverse e in maniera diversa perché non c’è una formula sempre funzionante e applicabile, dell’efficacia dell’idea di recuperare il più possibile le energie come fa la natura, dove il concetto di rifiuto non c’è, perché ogni cosa diventa un’altra e a sua volta fa nascere qualcos’altro. Non si tratta più di pensare al singolo elettrodomestico, ma riflettere su come in verità tutte le cose che abbiamo in casa dialogano e interagiscono all’interno di una visione sistemica, più organica. Questo, devono imparare gli architetti. E devono impararlo anche chi ci abita, negli edifici, a gestire l’insieme.
Cioè, i nuovi strumenti, interattivi e sostenibili, bisogna anche imparare a usarli.
Certo, è come per il nostro metabolismo. È come imparare a mangiare correttamente. Non è che le cose funzionano da sole, è un processo di continuo affinamento.
I primi elettrodomestici intelligenti stanno entrando nelle case degli italiani: connessi, dotati di sensori, ecoefficienti. Nel contempo la sensibilità delle persone per l’efficienza e il risparmio sta aumentando. Come vede il progressivo ammodernamento delle case degli italiani, sia a livello di tempi, che di modi?
Alla base di tutto c’è capire che se tu fai qualcosa oggi, non lo fai solo per l’oggi, perché la sostenibilità è guardare avanti. È capire che negli anni successivi un sistema che inizialmente ti costa di più, davvero poi rende non solo perché fa bene all’ambiente, ma fa bene anche al tuo portafoglio. La sostenibilità è anche economica. Questo è stato uno dei freni alla bioarchitettura: tutto costava di più e i progettisti non sapevano spiegare bene i ritorni e i vantaggi sul lungo periodo. Ancora oggi spesso si continua a guardare solo a cosa costa meno, invece si deve entrare nell’ottica del metabolismo: come io mangio bene oggi per stare bene in futuro e godere una vita longeva, così ogni nostra scelta deve avvenire guardando oltre.
Questo si applica in ogni segmento della filiera di cui s’è parlato oggi, progettisti, industriali, installatori.
Certo, contano anche le normative, le leggi, i finanziamenti, gli incentivi, le banche. Ma se è solo una scelta tecnica, non la risolviamo. Deve essere anche una scelta intellettuale.
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