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Non è il momento di rallentare il passo verso una rivoluzione economica con al centro le persone e l’ambiente, in cui i green jobs della mobilità sostenibile giocano un ruolo fondamentale. Cosa sono e perché servono.
Il mondo ora è concentrato su come contrastare la pandemia di coronavirus. Benché in questo momento di crisi immediata sia difficile avere una visione chiara del futuro, l’emergenza sanitaria e il conseguente tracollo economico potrebbero diventare un’opportunità per ripensare i modelli di sviluppo a favore della sostenibilità. Non è il momento per rallentare l’azione sul clima, anche perché le cause della pandemia – e quindi anche le soluzioni – sono da rintracciarsi proprio nel nostro rapporto con la natura. E non è il momento di voltare le spalle a una rivoluzione economica green i cui obiettivi sono la crescita, la riduzione dell’impatto socio-ambientale e la creazione di posti di lavoro.
E proprio un rallentamento radicale degli spostamenti per contenere il diffondersi dell’epidemia ha causato una riduzione notevole dei livelli di inquinamento in posti come la Cina, il Nord Italia e l’India. Si conferma, dunque, l’importante ruolo della mobilità nelle sorti del Pianeta, non solo perché impatta concretamente sulla qualità dell’aria e sulle emissioni, ma perché è in grado di attrarre ingenti investimenti pubblici e privati a favore della sostenibilità: un settore trainante nella ricerca e nell’innovazione, e nella creazione di green jobs.
Il termine green jobs, letteralmente “lavori verdi”, si riferisce a quegli impieghi “il cui obiettivo è preservare o ripristinare la qualità dell’ambiente”, nella definizione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). L’adozione di modelli più sostenibili, come la promozione del mercato delle auto elettriche, potrebbe risultare nella creazione di 18 milioni di posti di lavoro in più, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). I professionisti della mobilità sostenibile non solo “fanno parte della soluzione ai cambiamenti climatici perché aiutano a ridurre le emissioni e rendere più efficiente il sistema energetico” ma “promuovono l’adozione di mezzi di trasporto più sicuri, puliti e attivi che possono ridurre anche i rischi per la salute”, come sottolinea un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Anche chi ripara biciclette o guida mezzi pubblici contribuisce a rendere i trasporti più sani per l’ambiente e le persone. Detto questo, molta dell’attenzione sui green jobs della mobilità sostenibile si concentra su chi si occupa di tecnologia e innovazione: dal design alla produzione di veicoli efficienti, allo sviluppo di nuovi sistemi di trasporto basati sulla digitalizzazione, come lo sharing di auto e bici. Queste “figure professionali saranno sempre più chiamate a reinventarsi, adeguando le proprie abilità alle innovazioni in atto: meccanici che diventeranno meccatronici”, secondo Marco Accornero della Camera di Commercio di Milano.
L’Italia offre un buon esempio di come l’economia sostenibile sia cresciuta negli ultimi anni. Ormai, “una su quattro può essere considerata un’impresa green, in termini di efficienza energetica, ma anche di uso delle materie prime, di riuso e riciclo delle risorse”, sottolinea il giornalista Marco Gisotti, autore di un libro sui green jobs, in un’intervista a LifeGate. “Nel 2018, il 78,8 per cento di tutte le professioni richieste, cioè quattro lavori su cinque, richiedevano un’altissima o alta competenza verde in tutte le figure”.
Un cambio di rotta anche nella mobilità, con la proliferazione di imprese specializzate nella “fabbricazione di batterie, apparecchiature elettriche per autoveicoli, impianti elettrici per alimentare auto, e nel noleggio di autoveicoli leggeri e bici”. Secondo la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, sono 15mila le aziende in questo settore in Italia, che impiegano 87mila addetti, per un fatturato di 20 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2019. La città leader è Roma, con mille imprese e una crescita del 3 per cento in un anno, seguita da Milano con 775 aziende e l’1 per cento di crescita, poi Napoli con 726 imprese e un aumento del 4 per cento.
I green jobs occupano già una fetta importante del settore della mobilità – anche fino al 60 per cento in paesi come la Spagna, secondo i dati della Fundación Biodiversidad – ma rimangono soprattutto un bacino inespresso. Ad esempio, secondo l’Oms, anche solo l’adozione del modello di condivisione delle bici di Copenaghen, la capitale danese, potrebbe creare oltre 75mila posti di lavoro nelle città europee. A riconoscere questo potenziale è il green deal europeo, il programma per trasformare quella dell’Unione europea in un’economia sostenibile che prevede anche la partecipazione attiva del mondo del lavoro e della formazione professionale nel sostenere questa transizione.
“I green jobs stanno crescendo rapidamente in Europa, e sono tra le categorie d’impiego più resilienti”, nelle parole di Connie Hedegaard, ex Commissario europeo per l’azione per il clima, secondo cui la crescita non basta per far fronte alla disoccupazione: “bisogna ampliare le aree che possono creare lavoro, e il settore green ha un potenziale enorme. Dobbiamo assicurarci che l’Europa ne tragga tutti i benefici”. Uno degli obiettivi principali del green deal europeo è quello di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. E se un quarto dei gas serra emessi in territorio Ue è legato ai trasporti, il settore della mobilità gioca quindi un ruolo fondamentale. Così, il programma Horizon 2020 ha messo a disposizione 50 milioni di euro all’interno del bando “Building a low-carbon, climate resilient future: green vehicles” per gli enti di ricerca, quelli pubblici e le imprese – e quindi i professionisti – impegnati nello sviluppo di attrezzature, materiali, infrastrutture e servizi per ridurre l’impatto ambientale dei mezzi di trasporto.
Tutto il mondo dell’auto deve ora far fronte al crollo delle vendite e della manifattura a causa del coronavirus. Non si può negare, dunque, che il settore della mobilità, come il resto dell’economia, abbia sfide enormi davanti a sé. E proprio in questo momento, i progressi fatti finora non possono essere valorizzati e migliorati senza la volontà di riscrivere un futuro migliore, in cui lo sviluppo sostenibile non è l’eccezione ma la regola.
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