Circa 40.000 persone hanno sostenuto le richieste indigene, che si oppongono a un progetto di revisione del trattato fondativo della Nuova Zelanda.
Un gruppo metal di teenager sta salvando la cultura maori in Nuova Zelanda
Si chiamano Alien Weaponry, come l’arsenale coloniale britannico contro cui si trovarono a combattere i nativi della Nuova Zelanda. Tre ragazzi tra i 15 e 17 anni suonano musica metal e cantano nella lingua degli antenati maori, il te reo, per tramandare la loro storia e mantenere in vita una cultura indigena che rischia l’estinzione.
Si chiamano Alien Weaponry, come l’arsenale coloniale britannico contro cui si trovarono a combattere i nativi della Nuova Zelanda. Tre ragazzi tra i 15 e 17 anni suonano musica metal e cantano nella lingua degli antenati maori, il te reo, per tramandare la loro storia e mantenere in vita una cultura indigena che rischia l’estinzione.
Oltre che unica, la combinazione tra i suoni metal e i testi in lingua maori della giovanissima band di Auckland sembra funzionare alla perfezione. L’immaginario epico al quale si ispira e il messaggio contro l’oppressione, il sopruso e le conseguenze della colonizzazione sta conquistando un pubblico sempre più numeroso, anche in Europa.
https://youtu.be/Lx_xGv70Yyo”]https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Metal e maori
Fin da piccoli, i due fratelli Henry e Lewis de Jong abbracciano i gusti musicali del padre Niel, ora anche il loro manager, che li immerge nel culto di gruppi come Metallica, Rage Against The Machine e Pantera. Ma sono anche molto attratti dalle storie vere che il papà gli racconta sugli uomini di cui sono diretti discendenti, le tribù dei Ngati Pikiao e Ngati Tuara. Uno dei loro antenati, Te Ahoho, era un guerriero che morì durante una sanguinosa battaglia per difendere la sua terra dalle truppe britanniche.
Gli Alien Weaponry, che si formano nel 2010 con i de Jong e un amico bassista, raccontano questa storia nel brano Ru Ana Te Whenua (La terra che trema). La canzone riprende anche l’haka, tradizionale danza dei maori per prepararsi alla guerra o ad eventi cerimoniali.
In un altro singolo, Raupatu, la band canta e urla della confisca dei terreni. La Nuova Zelanda, scoperta dal navigatore olandese Abel Tasman nel 1642 che la vide abitata dal popolo di origine polinesiana dei maori, fu infatti scossa dall’arrivo degli europei nella prima metà del XIX secolo, quando la colonizzazione produsse conflitti tra maori e britannici. Nel 1840 venne stipulato il trattato di Waitangi, in base a cui la Nuova Zelanda divenne colonia inglese.
Ma le violazioni furono tali che i maori persero quasi tutte le loro proprietà e i loro diritti. Una legge del governo coloniale, nel 1863, stabilì la confisca dei terreni di chiunque fosse ritenuto ribelle. Milioni di acri di terra furono ingiustamente rubati ai proprietari maori, portando le comunità alla povertà e cambiando per sempre gli equilibri di potere e la storia del paese.
Maori, lingua e cultura a rischio estinzione
“È una fortuna poter imparare queste cose da nostro padre – racconta Henry alla radio RNZ – perché molti compagni di scuola e i loro genitori non conoscono la whakapapa (genealogia dei maori) e la storia della Nuova Zelanda, che invece andrebbero condivise”. “La musica metal ha il potere e la rabbia che ti permettono di esprimere emozioni profonde – spiega Lewis a The Atlantic – e ci aiuta a far riemergere alcune ingiustizie del passato”. “Cantando in te reo cerchiamo di invogliare i giovani a imparare effettivamente questa lingua e a tramandarla”, dice Henry.
L’iniziativa degli Alien Weaponry lascia più di una speranza. A causa dell’impatto della colonizzazione, la lingua e la cultura maori sono quasi scomparse nonostante una parziale rivitalizzazione negli anni Ottanta, quando il governo neozelandese iniziò a promuoverle e nacquero alcune tv e radio dedicate. Ma, stando a censimenti recenti, oggi solo il 21 per cento dei maori – che rappresentano il 15 per cento della popolazione – parla la propria lingua.
Il problema di una minoranza linguistica a rischio come quella maori non è isolato. Secondo le Nazioni Unite, circa metà delle seimila lingue parlate nel mondo si starebbe estinguendo, alla velocità di una ogni due settimane.
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