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Henry Thoreau, disobbedienza civile e vita nei boschi
Henry Thoreau fu il teorico della disobbedienza civile. Di fronte ai grandi disastri ambientali le sue intuizioni possiedono un’attualità indiscutibile
Per Henry Thoreau (1817-1862, nome completo Henry David Thoreau) fu uno dei grandi padri del trascendentalismo americano. La sua grande sorgente d’ispirazione è sempre stata la natura.
Attento osservatore della natura e uomo alla ricerca della semplicità, egli è convinto di poter aver un rapporto d’amore con l’universo, allontanandosi dalle lusinghe materiali della società: l’uomo divino è uomo che non subisce costrizioni sociali, afferma.
Henry Thoreau e la disobbedienza civile
Teorico della disobbedienza civile e della resistenza passiva, sperimenta la prigione per “obiezione fiscale” rispetto alla guerra da lui ritenuta profondamente immorale, contro il Messico. È pressante il suo invito a ripudiare la macchina della civiltà, a coltivare la propria interiorità e instaurare un rapporto più intimo con la natura, fondato sull’ampliamento di visione e non sul possesso.
“Vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita; per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”, scrive in “Walden o la vita nei boschi”, la sua opera più famosa e amata dai pacifisti di ogni tendenza, dagli alfieri dell’ecologia e della non violenza.
Gli scritti di Henry Thoreau rimangono attuali
Nei suoi scritti sostiene tesi profetiche e di fronte ai grandi disastri ambientali della nostra epoca le intuizioni di Thoreau possiedono un’attualità sorprendente e indiscutibile. La consapevolezza mistica della vita come “unicum”, come rete di reciproche relazioni, la sensibilità verso la totalità naturale, fanno di Thoreau uno dei più grandi filosofi ecologisti. Con la sua scrittura cerca di elaborare una filosofia di vita che ponga l’uomo al centro del mondo, unico soggetto in grado di “toccare” la realtà trascendentale.
Egli scrive ” il mio desiderio di conoscere è discontinuo, ma il desiderio di rigenerare la mente, in atmosfere sconosciute, esplorando zone non ancora percorse dalle mie gambe, è perenne e costante”. Il suo continuo e incessante vagabondare nella natura rappresenta una sorta di strategia di sopravvivenza. L’anelito al movimento è in realtà il desiderio di liberazione dall’ansia e dall’inquietudine avvertiti nel mondo.
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