Il design ecologico e i materiali tradizionali

I materiali “naturali”, quali la terra, il legno ed i suoi derivati “naturali”, come le diverse fibre, i tessuti e le carte, sono infatti associati nel design ecologico.

Il termine ecologico applicato al design rimanda al materiale
naturale per eccellenza, il legno, che da sempre è stato
identificato come la materia prima più usata per creare la
maggior parte degli oggetti di uso quotidiano.

Negli ultimi decenni, con l’avvento dei prodotti in plastica e
dello stile internazionale “hi-tech” le potenzialità e
l’estetica di questo materiale sono state tenute da parte, magari a
favore di legni “finti”, o resi tali da finiture plastiche che lo
hanno completamente snaturato. Eppure nelle visite ai diversi
“musei della memoria”, non possiamo che stupirci di fronte
all’originalità ed alla estrema attualità di oggetti
d’uso quotidiano realizzati in legno “vero” anche alcune centinaia
di anni fa. Questo materiale eccezionale per la sua
plasmabilità, resistenza, curabilità, i suoi colori e
le sue infinite trame e sfumature, è stato “riscoperto” e
rivalutato dalla corrente più tradizionalista del nuovo
design ecologico. La stessa ha dato nuova vita e nuove forme anche
ad altri materiali naturali e molto usati in passato, come il
bambù, le fibre vegetali (cocco, sisal, rattan, ecc.), i
tessuti e le carte naturali (pergamena, carta di riso, pasta di
cellulosa, ecc.).

Tutte queste “materie prime” hanno una caratteristica comune che ne
sigla l’assoluta ecologicità, ovvero un ciclo di vita
estremamente chiuso. Questo significa che in tutte le fasi della
loro esistenza non risultano nocive per l’ambiente, e quindi anche
per l’uomo. Esse vengono prodotte in maniera naturale (sono tutti
“prodotti” della medesima sostanza), sono lavorabili e plasmabili
facilmente (e quindi senza un gran dispendio di energia), risultano
in gran parte dei casi resistenti e di lunga durata e una volta
dimesse sono completamente biodegradabili.

La terra è un altro materiale utilizzato nel design
ecologico che ha un ciclo di vita perfettamente chiuso e che sta
alla base della “produzione” delle materie prime citate finora.
Anche senza esser cotta per diventare terracotta può essere
utilizzata per la creazione di oggetti quali tavoli, sedie,
ciotole, piccoli utensili e souvenirs. Per rendere questo materiale
con una superficie liscia, non polverosa e lavabile si usano
finiture e trattamenti superficiali naturali, come quelli che
nell’ambito del design ecologico si applicano ai materiali
più “tradizionali” citati finora. Si tratta di oli e cere di
origine vegetale, ossidi e terre che, avendo una composizione
analoga e complementare ai materiali da trattare, non ne snaturano
le caratteristiche e la tipica bellezza, ma al contrario le
valorizzano.

La riproposta dei materiali naturali della tradizione orientale ed
occidentale nell’ambito del design ecologico non è una
semplice operazione di revaival stilistico, ma si inserisce in una
filosofia progettuale che realizza oggetti “sicuri” per la salute
dell’uomo. Oggetti che sono anche in grado di restituire esperienze
sensoriali come quelle tattili ed olfattive, che si stanno
perdendo, ma anche di far vivere delle sensazioni legate all’uso di
forme organiche che rispecchiano le regole formali della natura
stessa.

I materiali “naturali”, quali la terra, il legno ed i suoi derivati
“naturali”, come le diverse fibre, i tessuti e le carte, sono
infatti associati nel design ecologico a forme morbide e sinuose,
chiamate “organiche” proprio perché richiamano quelle degli
organismi naturali, che vengono suggerite direttamente dai
materiali stessi.
Creare un oggetto seguendo la filosofia ecologica significa anche
rispettare le caratteristiche e le potenzialità delle
materie prime da cui deriva, che ci regalano sempre forme del tutto
nuove ed inaspettate.
Diankouno Dolo, un artigiano del Mali, ha detto:” l’uomo costruisce
con le proprie mani. La mano dell’uomo è affettuosa, non
conosce la forma quadrata come del resto anche l’argilla umida…
L’argilla, quindi, e la mano dell’uomo non possono che creare forme
affettuose…”

Beatrice Spirandelli

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