In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
Le Isole Shetland, patria del Brent, abbandoneranno il petrolio
Negli anni Settanta divennero famose per la scoperta di un immenso giacimento di petrolio. Oggi le Isole Shetland puntano sull’eolico e sulle maree.
Per decenni le Isole Shetland hanno sfruttato le fonti fossili presenti nel mare del Nord. Da qualche tempo l’arcipelago ha però deciso di cambiare completamente strategia. E lo ha fatto in modo talmente efficace da riuscire, a breve, ad affrancarsi completamente dal petrolio.
Le Shetland vicine a liberarsi dal petrolio
La transizione energetica programmata dagli amministratori delle isole situate a nord della Scozia non ha risparmiato alcuna fonte di energia pulita, alternativa alle anti-ecologiche fossili. Un esempio è la centrale che sfrutta l’energia delle maree, particolarmente forti nella zona. Ma i ventimila abitanti hanno anche deciso di installare pale eoliche nei loro giardini e di coprire i tetti delle loro abitazioni con pannelli fotovoltaici (benché durante l’inverno il sole sia presente al massimo sei ore al giorno).
“Ancora non abbiamo raggiunto la piena autosufficienza, ma ormai l’obiettivo che ci siamo fissati è a portata di mano”, ha dichiarato alla televisione francese BfmTv Jim Dickson, proprietario di una casa a Braer, villaggio spesso battuto dal vento. Per alimentare la propria abitazione (e la sua Nissan 100 per cento elettrica) il pensionato ha investito in una pala eolica che non solo gli garantisce tutta l’energia di cui ha bisogno, ma gli consente anche di fornirne una parte alla rete locale.
Nel 1993 la catastrofe ecologica di Braer
La vita di Jim è stata segnata dalla catastrofe ecologica di Braer. Era il 1993 e una petroliera si ritrovò in piena tempesta: sballottata e ormai priva di controllo, l’imbarcazione terminò la sua corsa contro le rocce della baia di Quendale. Il risultato furono lo sversamento in mare di 84.799 tonnellate di greggio e il tragico conseguente spettacolo degli uccelli annegati nella marea nera. “Avremo anche bisogno di idrocarburi per alimentare i motori degli aerei, ma non dovremmo più produrre energia elettrica con essi. È un’assurdità”, ha aggiunto l’abitante delle Isole Shetland.
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La scelta di queste ultime di puntare unicamente sulle fonti rinnovabili è particolarmente importante anche da un punto di vista simbolico: fu qui che negli anni Settanta venne scoperto un immenso giacimento di petrolio, quello di Brent, ad est dell’arcipelago. Lo stesso nome è diventato un emblema planetario.
Un enorme potenziale idro-eolico
Oggi invece le Shetland possono aspirare a diventare famose grazie alle tre turbine idro-eoliche da 100 kilowatt installate dalla società Nova Innovation sul sito di Bluemull Sound (la Scozia nel suo insieme potrebbe sfruttare appieno la capacità di energia maremotrice: ha disposizione il 24 per cento del potenziale dell’intera Europa). Per completare l’opera, però, occorre anche effettuare una profonda innovazione della rete elettrica, prevedendo in particolare un collegamento diretto tra l’arcipelago e il Regno Unito. Altrimenti, tutta l’energia prodotta dai parchi eolici e idro-eolici delle Shetland rimarrà “bloccata” sulle isole nel mare del Nord.
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