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La meditazione può sconfiggere l’ansia da quarantena, i consigli di Daniel Lumera
I benefici della meditazione sono ormai un’evidenza scientifica, anche per l’Oms. Daniel Lumera ci spiega come farlo nel modo giusto.
Durante questo lungo periodo di autoreclusione e isolamento, dovuto alla pandemia in corso, ci siamo trovati tutti a dover improvvisamente ridisegnare le nostre giornate, stravolgendo ritmi e abitudini consolidate. Molti hanno dovuto anche fare i conti con la solitudine, con il dolore e con la paura in una misura nuova e soverchiante. Per poter far fronte a questa drammatica situazione l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha indicato delle linee guida che si basano su tre pilastri: l’alimentazione sana, il movimento fisico e la meditazione.
Per approfondire quest’ultima sfera, probabilmente la più sottovalutata e la meno conosciuta delle tre, abbiamo intervistato Daniel Lumera, esperto nella scienza del benessere e della qualità della vita, e da molti anni considerato punto di riferimento a livello internazionale nella pratica della meditazione. Con lui abbiamo cercato innanzitutto di sfatare i tanti miti che incasellano la pratica meditativa in definizioni fuorvianti e di andare al cuore delle vere ragioni e dei reali e comprovati benefici che una meditazione condotta nel modo giusto possono generare sulla salute psicofisica di ciascuno. Non solo. Aiutati dalla meditazione potremo sfruttare questo periodo come un’occasione preziosa per “rivolgerci finalmente e istintivamente dentro noi stessi, per sostenerci su certezze interiori che non dipendono da elementi esteriori”, spiega Lumera. “Quando crolla tutto al di fuori, ci si trova a cercare valori all’interno di sé e dare senso alla propria esistenza, come accade anche in situazioni come un lutto o una perdita”.
In questo senso è possibile considerare quello che sta accadendo come un’opportunità. “Si è aperta una finestra, che attraverso la crisi e l’assenza di punti di riferimento che determinavano il nostro senso di identità sta permettendo a tantissime persone di risvegliarsi a livello di una nuova consapevolezza della vita”.
Meditare non è chiudere gli occhi e respirare. Sfatiamo i miti
Prima ancora di addentrarci nella descrizione e nell’analisi di tutti i benefici offerti dalla pratica meditativa, in particolare in questo periodo storico, è necessario fare chiarezza su cosa sia davvero la meditazione.
Una definizione che “si dà molto per scontata”, spiega Daniel Lumera, che è anche docente, conferenziere e autore di best seller internazionali quali Ventuno giorni per rinascere, La via della leggerezza e La cura del perdono. “In Occidente meditare significa riflettere, avviare un processo di analisi in cui il pensiero elabora. Ma la meditazione intesa come pratica non è questo. Così come meditare non è visualizzare immagini. Non si tratta nemmeno di pregare, perché la meditazione è un elemento laico e può essere considerato spirituale, solo se per spiritualità intendiamo un approccio universale al significato e al proposito della vita”, prosegue Lumera che si è accostato alla pratica fin da giovanissimo, studiando con Anthony Elenjimittan, discepolo diretto di Gandhi. “Meditare non è neanche canalizzare. Io inorridisco quando sento che la meditazione viene associata ad ambienti new age o esoterici. Meditare non è neanche chiudere gli occhi e trovare pace o vedere un fenomeno interiore di luce”.
Yoga e mindfulness sono preludi alla meditazione
A generare confusione il dilagare in Occidente di centri di meditazione e di yoga. “Al giorno d’oggi purtroppo la meditazione è stata mercificata ed è diventata un fenomeno popolarizzato”, commenta Lumera. “La utilizziamo per i suoi effetti collaterali positivi applicati a uno stile di vita stressato, basato sul fare e che quindi dobbiamo bilanciare con il “saper essere” e qualcosa che ci porti a rallentare questi ritmi forsennati. Adesso ci ha pensato il virus”.
Un’altra pratica da non confondere con la meditazione e di cui si sente parlare molto spesso è la mindfulness. “Si tratta di uno stato di presenza che parte dal respiro consapevole. Questo processo, come anche la pratica dello yoga sono tutti preludi alla meditazione, quindi strumenti per arrivare a sperimentare questo stato di pura consapevolezza dell’essere”.
La meditazione è uno stato di profonda e lucida consapevolezza
Sgombrato il campo dagli equivoci, che cosa significa dunque meditare? Innanzitutto non si tratta di “fare qualcosa” spiega Lumera. “Meditare riguarda piuttosto la sfera del saper essere e consiste in uno stato di coscienza e di lucidità della mente, di pura consapevolezza di essere. Significa essere presenti e consapevoli del miracolo della vita e che non ci sono definizioni, giudizi o limiti”. Un discorso apparentemente astratto, che può essere più facilmente compreso se sperimentato in prima persona. “Per meditare nel modo giusto ci vuole una buona guida, in grado di indicarti una strada”, prosegue Lumera. “La meditazione è uno stato naturale, simile a quello che vivono i bambini piccoli, cioè uno stato di purezza. Loro non hanno bisogno di sapere qual è il tuo nome per sapere chi sei, non hanno giudizi o definizioni. È per questo che stare vicino ai bambini è altamente rigenerativo. La buona notizia è che quel tipo di stato è possibile ricrearlo anche in età adulta con un corretto funzionamento della mente”.
La cura dell’essere, online un percorso gratuito per meditare insieme
Per fornire un supporto a chi è costretto a casa in quarantena e in risposta alle linee guida proposte dell’Oms, Lumera in queste settimane ha messo a disposizione sul web il percorso gratuito La cura dell’essere, con appuntamenti quotidiani di meditazione collettiva, suddivisi in due parti: “La prima si chiama dodici minuti ed è una meditazione serale, guidata da me o da qualche mio allievo, tutti i giorni alle 19:00. Hanno aderito migliaia di persone, a volte siamo fino a cinquemila persone live che meditano. La seconda iniziativa si chiama Meditate ed è una sorta di croce rossa per i medici, per riuscire a sostenere lo stress di questo periodo. Sono pillole da praticare quando vogliono per rigenerarsi”.
La durata di dodici minuti giornalieri proposta non è casuale, ma indica il tempo minimo sufficiente per avviarsi alla pratica della meditazione, come suggerito dallo stesso Lumera. Per lui lo standard è – comprensibilmente – diverso: “La mia pratica giornaliera supera le tre e talvolta sei ore quotidiane. Ma io mi sono forgiato con l’esperienza monastica. Ho iniziato a diciannove anni e sono stato monaco laico per undici anni, secondo gli insegnamenti della tradizione indovedica. Faccio tre ritiri all’anno e ad agosto superiamo i ventuno giorni di pratica, meditando anche per dieci ore al giorno”.
I benefici psicofisici della meditazione
Come già accennato, la meditazione ha un impatto importantissimo sulla nostra salute e sul nostro equilibrio mentale ed emozionale e sulla capacità che abbiamo di “rigenerarci profondamente”. Un aspetto fondamentale in questo momento difficile, spiega Lumera, che ha spesso collaborato con il medico ed epidemiologo Franco Berrino, coautore di due dei suoi best seller. “Permettendoci di ascoltarci veramente in profondità, meditare ci aiuta a gestire meglio tutti gli istinti primari, come la rabbia, l’impotenza, l’ansia e l’incertezza che in questo periodo ci colgono”.
Le ragioni per imparare a meditare si fondano su solide basi scientifiche: “C’è una vasta letteratura scientifica sui benefici della meditazione. In ambito psicofisico sappiamo che la pratica della meditazione agisce sia sulla genetica, con effetti sui processi di disinfiammazione e d’invecchiamento, che sullo stress e sulle malattie croniche”.
Particolarmente interessanti anche gli effetti prodotti dalla meditazione sull’umore, sugli stati d’ansia e sulla sensazione di solitudine. “Studi americani hanno dimostrato che la pratica costante abbassa la produzione di citochina nel cervello, che è una sostanza infiammatoria che alla lunga può determinare depressione”.
Ma c’è di più. Oltre a rivelarsi un toccasana per la salute, meditare fornirebbe una marcia in più alle nostre abilità cognitive. Prosegue Lumera: “Si è visto che chi medita migliora la propria memoria e la chiarezza mentale, anche di dieci volte rispetto agli altri”.
Meditare per scoprire un “nuovo modo di essere umani”
Oltre alle ragioni legate alla salute ce ne sono altre più profonde. “Questo stato della mente ti porta al di là di un senso di separazione con la vita, con gli altri, con la malattia, con la natura e con il pianeta”, ci spiega Daniel Lumera. “Ti porta a sviluppare empatia. Ti porta al di là di questo ego separato che pensa al profitto. Sperimentando un aspetto essenziale del miracolo della vita che accomuna tutti gli esseri, si è portati a sviluppare un senso naturale di rispetto, di gentilezza verso la natura e il prossimo”.
Uno degli effetti collaterali principali della meditazione, dunque, è la consapevolezza dell’interconnessione di tutte le forme di vita. “La pratica meditativa sviluppa un nuovo modo di essere umani, che va oltre l’ io separato dalla collettività, rivoluzionando il paradigma imposto dalla società occidentale, basato sulla competitività e sull’antropocentrismo”.
“Lo straniero si è fatto virus”
“Sapevamo tutti, intimamente, che dovevamo fermarci. E non poteva avvenire diversamente se ci pensiamo bene. Doveva essere Madre Natura a riportarci in una condizione di ascolto, a fermarci per permetterci di sentire cosa stava accadendo davvero intorno a noi. Non ci hanno fermato le foreste che bruciavano in Australia e in Brasile, non ci hanno fermato le immagini dei ghiacciai che si scioglievano, non ci ha fermato il grido di dolore degli animali”. Con queste parole lo scorso 21 marzo Daniel Lumera iniziava un post pubblicato sul suo sito intitolato Lo straniero si è fatto virus. Un intervento diretto con il quale ha voluto mettere in luce il paradosso di quello che il coronavirus sta provocando alla nostra società.
“Questo virus è al contempo malattia e guarigione”, ci ha spiegato durante l’intervista. “Ci siamo trovati da una settimana all’altra dall’essere quelli che chiudevano i porti e bloccavano gli stranieri – perché portavano le malattie – a diventare noi quelli fermati ai confini e additati. Il virus ci ha mostrato che non avevamo empatia verso la natura, gli animali e verso il dolore dell’altro. Esso, come uno straniero biologico, è entrato dentro di noi e ci ha fatto vedere quanto siamo distanti dalla comprensione della natura della vita. Noi così orgogliosi della nostra civilizzazione, dell’urbanizzazione e dell’economia ci siamo trovati completamente impotenti di fronte ai meccanismi di autoregolazione messi in atto da madre natura”.
Una sorta di grande contrappasso, insomma, che ha ribaltato ogni prospettiva e risvegliato la nostra umiltà, sbattendoci in faccia un’evidenza che ci ostinavamo a non vedere: che siamo tutti interconnessi. “Noi uomini abbiamo un comportamento virale e cancerogeno per il pianeta. Ci comportiamo come una cellula di cancro che divora tutto, senza renderci conto che se il virus porta al collasso il sistema anche lui muore, se non viene eliminato prima”.
In questo scenario diventa chiaro perché secondo Lumera “la più grande crisi che ha portato questo virus non è quella sanitaria o economica, ma identitaria. Tante persone stanno prendendo coscienza che a livello biologico non esistiamo come crediamo e che noi siamo ospiti nel nostro stesso corpo, così come siamo ospiti sul pianeta”.
Ripartiamo dando un nuovo senso alla parola “noi”
Anche a Daniel Lumera, come a tutti i nostri lettori e interlocutori, abbiamo chiesto di scriverci una personale cartolina dal futuro, con un messaggio di speranza inviato da un mondo post-emergenza. Ecco il suo messaggio per noi: “Non proiettatevi nel futuro. Vivete questo momento totalmente presenti, donandovi e sviluppando un senso profondo di solidarietà. Costruite oggi i mattoni del futuro, a partire da un nuovo senso del noi, che include tutte le altre specie. L’indicazione più bella che posso dare è di vivere ogni istante come fosse l’ultimo o il primo”.
Ora sappiamo che un modo per iniziare questo percorso di ascolto e di riconnessione tra il nostro mondo interno e quello esterno segue la via della meditazione.
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