
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Uno studio indica che il 45 per cento delle aziende italiane prevede di inserire nelle proprie flotte modelli elettrici o ibridi. Anche se il gasolio rimane ancora il carburante dominante.
Il progressivo passaggio fra proprietà e utilizzo – ormai è certo – determinerà la più grande rivoluzione dell’auto dalla sua invenzione. E se già nei prossimi anni saranno sempre meno i privati che potranno possedere un’auto propria, almeno nelle grandi metropoli, chi non potrà ancora per molto fare a meno dell’auto sono le aziende che con le loro flotte, si spera sempre più virtuose, avranno un ruolo centrale nella mobilità. Aziende che, secondo i dati emersi dal Barometro delle Flotte Aziendali 2018, l’indagine annuale del Corporate Vehicle Observatory di Arval sono sempre più interessate a veicoli dotati di alimentazioni alternative: elettriche, ibridi tradizionali o ibridi plug-in.
Molti privati potrebbero già oggi dire addio all’auto di proprietà, scegliendo formule di sharing, o utilizzando di più il trasporto pubblico. Ma per le aziende la cosa è più complessa. Il car sharing aziendale esiste già in molte realtà, ma non copre ancora tutte le necessità di spostamento di un’azienda. Cosa fare? Fare scelte diverse nella composizione delle flotte, trarre vantaggio dalla progressiva transizione energetica verso le rinnovabili, “banalmente” individuare il veicolo giusto per ogni persona, considerando tutti i fattori chiave come percorrenza, stile di guida e tipologia di percorsi effettuati.
Da una parte è una scelta obbligata, a causa delle progressive restrizioni di accesso in alcune grandi città. Dall’altra, nelle aziende stiamo assistendo a una crescente attenzione verso combustibili e tecnologie di tipo alternativo. Secondo i dati emersi dal Corporate Vehicle Observatory di Arval il 45 per cento delle aziende italiane, infatti, dichiara di avere già in flotta, o di voler introdurre nei prossimi tre anni, almeno una nuova tecnologia: ibrido, ibrido plug-in o elettrico.
Malgrado le progressive restrizioni, il gasolio rimane il carburante più gettonato, nonostante il calo graduale delle vendite, le aziende considerano il gasolio inevitabile per le loro flotte, soprattutto in mancanza di strategie più incisive di uscita dal diesel da parte dei costruttori. Un segnale però c’è: le aziende, secondo la ricerca di Arval, specie quelle grandi e molto grandi, si orientano sempre più verso motorizzazioni elettriche o ibride; il 45 per cento dichiara di avere già in flotta, o di voler introdurre nei prossimi tre anni, almeno una nuova tecnologia.
Secondo il Barometro delle Flotte Aziendali 2018, il 70 per cento delle aziende molto grandi ha una propensione forte a dotarsi di veicoli a propulsione alternativa, un dato che cala attorno al 40 per cento per le grandi e medie realtà, mentre le piccole imprese, col 36 per cento hanno un interesse più tiepido per ibrido ed elettrico. Anche metano e gpl rappresentano, specie per le aziende di medie dimensioni, una scelta alternativa al gasolio.
L’elettrico è in ascesa nel panorama italiano anche se in misura minore rispetto al resto d’Europa. Le ragioni sono note e molteplici: autonomia e infrastruttura di rifornimento soprattutto. L’idrogeno non trova praticamente spazio nel panorama delle flotte aziendali. Le ragioni? La scarsa offerta di modelli, l’incertezza circa le modalità di produzione (da idrocarburi o elettrolisi), le difficoltà di stoccaggio (liquido o criogenico), lo sviluppo della rete di rifornimento e, in ultimo, il prezzo.
L’Italia è tra i principali paesi in Europa per la diffusione della auto a metano. Le ragioni? Prestazioni, bassi consumi ed emissioni, prezzo competitivo e una buona rete di rifornimento. In Italia, secondo la ricerca, circolano circa 955 mila vetture alimentate a metano (e che se solo fosse possibile, potrebbero già essere alimentate a biometano). Ci sono oltre 1.060 stazioni di rifornimento e ogni anno circa 10mila vetture a benzina vengono convertite a metano. Per tutte queste ragioni, il 18 per cento delle aziende considera il metano come valida opzione per la propria flotta. Intanto il governo è nella bufera per l’emendamento alla manovra sul tema degli incentivi alle quattro ruote.
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