In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
Queste sono le prime 4 nazioni al mondo ormai 100% rinnovabili
Islanda, Costa Rica, Norvegia e Paraguay sono pressoché prossimi a centrare l’obiettivo 100% rinnovabili e ad azzerare le proprie emissioni di CO2.
Islanda, Costa Rica, Norvegia e Paraguay quattro paesi che stanno dimostrando al mondo intero come sia possibile utilizzare quasi esclusivamente energie rinnovabili per rifornire di energia elettrica famiglie e aziende.
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— INEA (@inea_eu) 10 aprile 2017
Islanda, la geLa geotermia per il 90 per cento delle famiglie
In Islanda quasi tutta l’energia elettrica proviene da fonti energetiche rinnovabili. Il 73 per cento di quella utilizzata viene prodotta dalle centrali idroelettriche mentre il 27 per cento circa proviene dalla geotermia. È quest’ultima la fonte che più viene utilizzata dalle famiglie che, per il 90 per cento, riscaldano le proprie case attraverso l’acqua calda geotermica. Attraverso un sistema di condotte, l’acqua proveniente dal sottosuolo viene convogliata e portata dentro le case. Un sistema rodato che gli islandesi hanno attuato per primi nel mondo e che ha contribuito a trasformare una società povera e dipendente dal carbone in una che attualmente gode di standard di vita elevati.
Costa Rica, addio ai combustibili fossili per diventare carbon free
Gli abitanti in Costa Rica sono quasi 5 milioni e il loro fabbisogno energetico è stato calcolato essere circa 30 volte inferiore a quello italiano. Ma, sorprendentemente, proprio qui è iniziata una transizione energeticache oramai è concreta e che si rafforza anno dopo anno. Nel 2015 questo Paese ha funzionato per 300 giorni su 365 al 100 per cento con energia rinnovabile. Il 2016 si è chiuso invece con una produzione pari al 98 per cento di elettricità da fonti rinnovabili senza l’impiego di alcun combustibile fossile. Nel 2017, dal 1° maggio e per – ancora una volta – ben 300 giorni, la produzione di energia è avvenuta utilizzando esclusivamente un mix di fonti pulite come idroelettrico, eolico e geotermico. Ma non è finita. Il nuovo Presidente, Carlos Alvarado, insediatosi quest’anno, ha annunciato un piano per vietare i combustibili fossili. Un programma costruito a tappe e che sarà avviato a partire dal settore dei trasporti.
Norvegia, si punta su trasporti a zero emissioni
Nonostante sia il primo produttore di gas e petrolio in Europa, la Norvegia sta velocemente convertendosi alle rinnovabili convinta che il futuro sia legato proprio alle tecnologie pulite. Una transizione non certo facile visto che petrolio e gas sostengono la spesa pensionistica del Paese. Da dove cominciare a buttare le basi per la transizione green? Il fondo sovrano norvegese, che ha costruito le sue fortune sui combustibili fossili, ha deciso di azzerare tutti i suoi investimenti nel settore oil&gas, perché considerati economicamente troppo rischiosi. Il paese si è dato come obiettivo quello di voler arrivare al 2025 a una mobilità completamente elettrica o comunque a emissioni zero. Un traguardo che il Paese sta raggiungendo spedito: oggi la Norvegia registra il più alto tasso al mondo di veicoli elettrici per popolazione. Secondo la Norwegian EV Association, le automobili a batteria hanno superato le 100 mila unità in un Paese che conta 5,2 milioni di abitanti. Inoltre il Paese ha pianificato di raggiungere la “carbon neutrality” entro il 2030, venti anni prima rispetto a quanto previsto inizialmente.
Paraguay, trasformare i vincoli in opportunità con l’idroelettrico
Nel cuore del Sudamerica, nonostante la crisi stia colpendo diverse nazioni, il Paraguay registra un andamento economico in contro tendenza, con buone prospettive di sviluppo. Il Paese ha saputo trasformare i propri vincoli in opportunità. Il Paraguay non ha sbocchi al mare ma ha saputo trasformare i suoi fiumi in una rete di comunicazione pratica e ben organizzata. Il sistema idrico naturale è diventato un importante punto di forza anche sotto l’aspetto energetico, quasi il 100 per cento dell’energia elettrica del Paese viene prodotta grazie a due bacini idroelettrici. Di questi, la diga Itaipu, la più grande dei due, è stata indicata come una delle sette meraviglie del mondo moderno dall’American Society of Civil Engineers. Ogni anno Itaipu genera 75 terawattora di elettricità ed evita l’emissione nell’atmosfera di 67,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica che si creerebbero se la stessa elettricità fosse prodotta attraverso centrali a carbone. La diga è oggetto anche di enormi critiche a causa del suo impatto ambientale700 km quadrati di foresta pluviale e distrutte le cascate di Guaíra, che erano le più estese del mondo e interi villaggi degli Indios Guaranìrasi al suolo.
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