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Secondo i meteorologi, l’ondata di calore che colpirà parte dell’Europa centrale e mediterranea, Italia compresa, potrebbe battere i record storici. Sia per quanto riguarda le temperature che per l’intensità. Una grande bolla rovente che toccherà temperature inusuali per il periodo, nonostante sia estate. E che in futuro sarà probabilmente la normalità. Ma se dovremo affrontare
Secondo i meteorologi, l’ondata di calore che colpirà parte dell’Europa centrale e mediterranea, Italia compresa, potrebbe battere i record storici. Sia per quanto riguarda le temperature che per l’intensità. Una grande bolla rovente che toccherà temperature inusuali per il periodo, nonostante sia estate. E che in futuro sarà probabilmente la normalità. Ma se dovremo affrontare periodi con temperature estremamente elevate, di quanta energia avremo bisogno in più? A rivelarlo, per la prima volta, è uno studio pubblicato su Nature Communications lo scorso lunedì: tra il 25 e il 58 per cento in più.
Lo studio condotto da ricercatori dell’International institute for applied systems analysis, Università Ca’ Foscari di Venezia, Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e Boston university, mostra per la prima volta a livello globale, come aumenterà la domanda di energia del pianeta, impiegata principalmente per il raffrescamento degli ambienti interni e la climatizzazione. I ricercatori hanno infatti effettuato un’analisi globale utilizzando le proiezioni di temperatura di 21 modelli climatici e le proiezioni economiche e di popolazione di cinque scenari socio-economici. Questa informazione è stata quindi inserita in un modello statistico per calcolare le variazioni della domanda per tre carburanti e quattro settori economici, allo scopo determinare come la domanda di energia cambierebbe nel 2050 rispetto al clima di oggi, in scenari con modesto ed elevato cambiamento climatico.
Intense #heat is forecast across much of Continental #Europe over the coming days, with the peak on Wednesday. The most of France and Italy will get temps between 35 and 40 degrees Celsius, and northern Spain potentially reaching 40°C. #ClimateBreakdown #ClimateEmergency pic.twitter.com/d8ffX3HukI
— Rudi Bressa (@RudiBressa) 25 giugno 2019
I vari scenari che i modelli matematici propongono valutano anche l’intensità del riscaldamento e così fa anche lo studio: la domanda globale di energia nel 2050 ad un aumento compreso tra l’11 per cento e il 27 per cento se il riscaldamento sarà modesto, e tra il 25 per cento e il 58 per cento se il riscaldamento sarà elevato. A sperimentare i maggiori aumenti saranno vaste aree dei tropici, così come l’Europa meridionale, la Cina e gli Stati Uniti.
“In linea generale, le nostre società si adegueranno al cambio delle temperature aumentando il raffreddamento degli ambienti durante le stagioni calde e diminuendo il riscaldamento durante le stagioni fredde”, spiega Enrica De Cian, professoressa all’Università Ca’ Foscari e ricercatrice presso il Cmcc in una nota. “Questi cambiamenti nel condizionamento degli spazi avranno un impatto diretto sui sistemi energetici, dal momento che le imprese e le famiglie richiederanno meno gas naturale, petrolio ed elettricità per via delle minori esigenze di riscaldamento e viceversa più energia elettrica per soddisfare le maggiori esigenze di raffreddamento degli ambienti”.
Ma se da un lato in un mondo più caldo probabilmente ci sarà una riduzione della domanda di fonti fossili per il riscaldamento, dall’altra aumenterà esponenzialmente quella di elettricità. E come sarà prodotta questa energia? Se non si punterà tutto sulle rinnovabili e sulla decarbonizzare dell’intero settore energetico, significa che gli sforzi per la riduzione delle emissioni potrebbero essere vani o comunque non sufficienti.
Già oggi sappiamo che, insieme al settore dei trasporti, quello della refrigerazione e della climatizzazione è l’unico settore ad avere aumentato le emissioni di gas serra, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente. Dal 1990 al 2017 l’emissione di Hfc (idrofluorocarburi utilizzati per la refrigerazione) sono aumentati dell’81 per cento.
Tra gli scenari proposti si mostrano anche quelli nei quali ci potrebbero essere ulteriori costi di adattamento che influenzeranno i sistemi economici e il reddito delle famiglie. “Più basso sarà il reddito pro capite, maggiore sarà la quota di questo reddito che le famiglie dovranno dedicare per adattarsi agli aumenti della domanda di energia”, ha detto aggiunge Bas van Ruijven, ricercatore presso IIASA. “Nel caso di rapida crescita demografica considerato da alcuni scenari del nostro studio, l’aumento della temperatura al 2050 potrebbe esporre mezzo miliardo di persone a più basso reddito in paesi del Medio Oriente e dell’Africa ad aumenti della domanda di energia del 25 per cento o più. I più poveri dovranno quindi confrontarsi non solo con sfide pecuniarie, ma anche con il maggiore rischio di malattie e di mortalità legate al calore, in particolare nelle aree con forniture di elettricità inaffidabili o dove mancano del tutto le connessioni alla rete”.
Mentre stiamo per essere colpiti da un’ondata di calore anomalo che probabilmente farà segnare qualche record in negativo, si registreranno picchi energetici notevoli, che metteranno sotto pressione la produzione e la rete elettrica di molti paesi. E ciò accadrà mentre cercheremo un po’ di refrigerio.
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