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Pet therapy, gli animali sono felici di aiutare i pazienti
Gli animali impiegati nella pet therapy non soffrono di stress o malesseri di alcun genere, secondo una ricerca. Al contrario sono felici di aiutare gli umani a ritrovare serenità e benessere.
La pet therapy è riconosciuta in Italia dal ministero della Salute ed è ormai attiva in molti centri assistenziali, ospedali e case di riposo per anziani. Tuttavia, spesso ci si chiede se questo tipo di attività sia stressante per l’animale che vi è destinato.
Un team di ricercatori americani ha scoperto che non è così: anzi, le sedute con le persone entusiasmano gli animali e, se lo scambio affettivo è reciproco, nasce un forte coinvolgimento emotivo. Per giungere a questa conclusione, gli studiosi hanno osservato il comportamento di 26 cani che hanno lavorato al fianco di un centinaio di persone – adulti e bambini – nei reparti pediatrici.
Gli animali da pet therapy amano aiutare
La ricerca, pubblicata sulla rivista Applied animal behaviour science, evidenzia come l’animale che svolge l’attività di pet therapy viva questa esperienza in modo positivo e si senta sempre piacevolmente coinvolto nel lavoro che è chiamato a svolgere, e che non rappresenta una fonte di stress.
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Ai cani esaminati sono stati misurati di volta in volta i valori del cortisolo, ormone prodotto in situazioni stressanti. Per determinare eventuali picchi di nervosismo o tensione, ma anche di piacere e gioia (il cortisolo, infatti, si modifica anche quando il cane gioca o svolge attività piacevoli), i ricercatori statunitensi hanno filmato e analizzato le reazioni suddividendole in tre categorie: azioni amichevoli (avvicinarsi a una persona o giocare); indicatori moderati di stress (leccarsi le labbra e agitarsi); e comportamenti ad alto stress (guaire).
In nessun caso gli animali a contatto con i bambini malati sono apparsi particolarmente stressati, anzi. Nella maggior parte dei casi, i soggetti erano addirittura entusiasti: se un bambino interagiva con loro parlando, accarezzandoli o giocando, mostravano segni di contentezza, a conferma che i gesti erano estremamente graditi.
Prima di svolgere la pet therapy, serve un addestramento rigoroso
Solo gli animali appositamente addestrati per la terapia, però, possono trarre beneficio dal suo svolgimento. “La pet therapy è un’attività complessa nella quale deve sempre esserci un’interazione reciprocamente vantaggiosa durante le sedute con il paziente umano. Quindi è importante che il cane ami davvero il proprio lavoro e sia preparato professionalmente per svolgerlo”, ammoniscono gli studiosi americani.
“Un cane da pet therapy è addestrato per gestire al meglio situazioni emotive o fisiche di dolore e sofferenza”, continua Bruno Ferrari, educatore cinofilo. “I cani di questo tipo, per poter svolgere in modo ottimale il loro compito, devono anche essere animali felici, che vivono in un ambiente sereno; soggetti gioiosi che, oltre al lavoro di pet therapy, possono contare su un profondo legame con il loro addestratore e su un’esistenza appagante a tutti i livelli”.
Sarebbe sbagliato, infatti, pensare che la pet therapy diventi per gli animali un gioco e un divertimento. Sono felici se con l’uomo si crea un rapporto di affetto e rispetto reciproci, e ciò vale soprattutto nello svolgimento delle sedute di pet therapy. Una volta terminato il loro apporto fisico ed emotivo in questo ambito, però, devono tornare a sentirsi ed essere animali, con i loro giochi, il tempo libero, gli affetti quotidiani.
L’esperienza di Casa Vidas
In materia di pet therapy, in Italia si sta facendo moltissimo. Lo dimostra un’esperienza come quella dell’associazione Vidas che permette ai malati terminali di interagire con gli animali e stabilire, attraverso il contatto e le coccole, un’intima connessione affettiva utile a entrambe le parti. La presenza di piccoli amici a quattro zampe nell’hospice Casa Vidas aiuta pazienti e familiari a distrarsi dalla malattia e dalla sofferenza quotidiana.
“La pet therapy porta serenità, aggregazione, riduce l’ansia nei malati e nelle persone che vengono a trovarli. È stato dimostrato che riduce anche la sensazione di dolore”, racconta Elisa Sapienza, una delle terapiste che lavorano all’interno dell’hospice.
Dedicarsi all’accudimento di gatti, cani, conigli e altri animali consente al paziente di concentrarsi sul presente, assumendo anche un ruolo diverso e attivo che lo porta a dimenticare per un po’ le preoccupazioni per la sua salute e per le cure che deve affrontare. Senza contare, poi, i benefici che i contatti ravvicinati con un animale donano all’organismo in termini di diminuizione dei livelli pressori, regolarizzazione del battito cardiaco e normalizzazione del ritmo respiratorio.
Da pochissimo, gli ospiti dell’hospice Casa Vidas hanno un nuovo amico: un pony di nome Trilly che con il suo simpaticissimo carattere e la sua voglia di coccole rende un po’ più gioiosa la vita di chi deve affrontare una malattia grave e devastante. Con reciproca soddisfazione, per una volta, dell’uomo e dell’animale finalmente uniti in un rapporto completo e solidale.
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