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Qual è lo stato della qualità dell’aria nelle nostre città e nelle nostre case
A volte, l’aria nelle nostre case è più inquinata di quella esterna. Ecco cosa sapere sulla qualità dell’aria degli ambienti domestici e lavorativi.
Aggiornamento del 3 dicembre 2020
Che la qualità dell’aria delle nostre città non sia buona è un fatto. Ma quanto? Quanto è sporca l’aria che respiriamo fuori e dentro casa? C’è uno scambio tra ambienti esterni e ambienti domestici?
Conoscere e contrastare lo smog atmosferico è importante, ma non basta: secondo l’ultimo studio ufficiale dell’Ispra – che si è occupato dell’inquinamento indoor, infatti, risalente ormai a qualche anno fa (la pubblicazione è del 2010), noi italiani trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in ambienti chiusi. In inverno si tratta circa del 92,5 per cento delle nostre giornate, che si svolgono tra casa (per oltre la metà del tempo) e lavoro (per il 35 per cento circa).
Ecco perché, per quanto siano preoccupanti i dati “sull’aria di fuori”, dobbiamo ricordarci che è importante spostare l’attenzione anche sugli ambienti che frequentiamo di più, ovvero quelli domestici. Anche perché, spesso, l’inquinamento outdoor ce lo ritroviamo anche dentro casa.
La qualità dell’aria nelle nostre città: i dati di Legambiente
Le informazioni che riguardano l’inquinamento atmosferico sono sempre meno rassicuranti: secondo il rapporto Mal’aria 2020 di Legambiente basato sui dati dell’Arpa, Agenzia regionale di protezione dell’ambiente, nel 2019 la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili (Pm10) è stata superata per oltre 35 giorni da ben 54 città. Tra le metropoli più inquinate, spiccano Torino (86 giorni di superamento), Milano (72), Rovigo (69), Frosinone e Venezia (68), Alessandria (66), Padova e Pavia (65).
Specialmente in alcune aree come Roma, Milano, Napoli e Taranto, continua a essere alta anche la concentrazione di altri inquinanti, tra cui ossidi di azoto (NOx), di zolfo (SOx) di carbonio (CO) e benzene. Tutte queste sostanze, nocive per l’ambiente e la salute, possono trovarsi in notevoli quantità anche negli ambienti chiusi.
Quanto sono inquinate le nostre case
Negli ambienti chiusi, le sostanze volatili che provengono da vernici, colle, fumo, caldaie, fornelli, condizionatori, detergenti chimici si sommano talvolta a quelle che provengono dall’ambiente esterno, rendendo l’aria di case e uffici potenzialmente ancor più inquinata di quella “di fuori”. Secondo il report dell’Ispra, che ha confrontato studi diversi, svolti in varie parti d’Italia, le concentrazioni di benzene, per esempio nella città di Roma, possono essere di molto superiori a quelle esterne, mentre per quanto riguarda il biossido d’azoto, si sottolinea come in alcune località (per esempio a Genova) la concentrazione casalinga dipenda sia dai fumi delle caldaie e dei fornelli a gas, ma anche dall’inquinamento atmosferico. E uno studio di Pisa conferma che l’esposizione domestica di pm2,5, oltre ad avere una variazione stagionale (in inverno è maggiore), aumenta anche a causa di fonti interne (come il fumo di sigaretta).
Inquinamento indoor: come rimediare
Che fare? La risposta è sempre la stessa, ovvero agire laddove possiamo, intervenendo sulle abitudini quotidiane: far prendere regolarmente aria ai locali è buona cosa, così come lo è limitare o eliminare le fonti di emissioni nocive, eseguendo la regolare manutenzione di caldaie, stufe e condizionatori e sostituendo i detergenti chimici con quelli naturali.
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