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Perché le rinnovabili ci permetteranno di restare sotto i due gradi
Ridurre del 70% le emissioni legate all’energia è possibile, così come riuscire a rispettare l’Accordo di Parigi per limitare al massimo l’aumento delle temperature.
Il contributo delle rinnovabili sarà determinante nella riduzione delle emissioni di CO2 e nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sul clima, ossia limitare l’aumento delle temperature entro i due gradi. Non solo, ma la transizione energetica porterà un aumento del Pil globale dello 0,8 per cento, creando più lavoro di quanti se ne perderanno nell’industria dei combustibili fossili.
È da Berlino che arriva l’ultima decisa spinta nei confronti dell’energia rinnovabile. Per la prima volta infatti, su impulso del Governo tedesco, l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) in collaborazione con l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), ha realizzato uno studio per comprendere a fondo implicazioni e opportunità date dalla decarbonizzazione del settore energetico.
È stato presentato così il volume “Perspectives for the energy transition”, in occasione del Berlin Transition Dialogue 2017, tenutosi proprio nella capitale tedesca. “L’Accordo di Parigi riflette una volontà internazionale di agire sul clima senza precedenti”, ha detto il direttore generale di Irena Adnan Z. Amin in nota stampa. “Il focus dovrà essere quello di decarbonizzare l’intero sistema energetico”.
Il contributo delle rinnovabili sarà determinante
Numeri alla mano e spinti da un crescente ottimismo, gli esperti si sono succeduti sul palco dimostrando come l’exploit delle rinnovabili sia decisamente cresciuto negli ultimi anni, in particolare nel 2016, anno in cui la nuova potenza installata solare ed eolica a livello globale ha fatto segnare nuovi record.
“Il settore energetico è al cuore del dibattito sui cambiamenti climatici. Questo perché più dei due terzi delle emissioni globali proviene dal settore energetico”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Iea intervenuto al Betd2017. “Se non risolviamo i problemi legati alla produzione di energia, non possiamo risolvere i problemi climatici”. Oggi le rinnovabili coprono il 24 per cento della capacità installata a livello globale, mentre producono il 16 per cento dell’energia primaria. Per raggiungere l’obiettivo, si legge nello studio, l’apporto di quest’ultime dovrà raggiungere l’80 per cento di capacità installata e il 65 per cento di produzione primaria entro il 2050.
“The energy transition is not only technically feasible, but also affordable & brings an array of economic benefits”—@IRENA Chief #betd2017 pic.twitter.com/N7rWgvMMVx
— IRENA (@IRENA) 21 marzo 2017
Efficienza energetica e trasporti
Non solo. La transizione energetica dovrà avvenire anche negli altri settori critici: nell’edilizia, nei trasporti, nel settore dell’efficienza energetica. Secondo l’Iea infatti entro il 2050 il 95 per cento dell’elettricità dovrà essere a basse emissioni di carbonio, 7 auto su 10 dovranno essere elettriche, l’intero patrimonio immobiliare riqualificato, mentre l’80 per cento del settore industriale dovrà rivedere al ribasso le proprie emissioni di carbonio. Numeri enormi che necessitino di altrettanti investimenti: l’Irena parla infatti di almeno 29mila miliardi di dollari nei prossimi 35 anni.
Più lavoro, più benessere diffuso
Ma non si tratta di investimenti a fondo perduto, anzi. Puntare sulla transizione energetica porterà a creare più posti di lavoro e ad un aumento del Pil globale (0,8 per cento). Ciò significa che migliorare il benessere dell’intera società, sia sotto gli aspetti economici, sociali che ambientali, porterà benefici tangibili a tutti i settori, crescita economica inclusa.
Questo articolo è parte della campagna Interdependence Day promossa da UBI Unione Buddhista Italiana e LifeGate.
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