Cosa prevede la nuova strategia energetica nazionale, la Sen, fino al 2030

Il Governo ha varato la Strategia energetica nazionale (sen) che definisce la politica energetica italiana per i prossimi dieci anni. Al 2030 la fattura energetica si ridurrà di 9 miliardi.

Il governo italiano ha varato la Strategia energetica nazionale (Sen) al 2030 presentata dai due ministri Carlo Calenda (Sviluppo economico) e Gian Luca Galletti (Ambiente). Il documento prevede la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025, il 28 per cento dei consumi energetici coperti da fonti rinnovabili, di questi il 55 per cento riguarda l’elettricità. In termini di efficienza energetica la Sen prevede una riduzione del 30 per cento dei consumi entro il 2030. Tra gli obiettivi anche il rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento, la riduzione dei gap di prezzo dell’energia e la promozione della mobilità pubblica e dei carburanti sostenibili. Un percorso che entro il 2050 prevede, in linea con la strategia europea, la riduzione di almeno l’80 per cento delle emissioni rispetto al 1990, per contrastare i cambiamenti climatici.

Calenda Galletti
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda a palazzo Chigi durante la presentazione della ”Strategia energetica nazionale” (Sen). @Ansa/Giuseppe Lami

Stop al carbone, per sempre

Gli 8 gigawatt di potenza coperta da centrali a carbone dovranno uscire dal mix energetico nazionale entro il 2025, con cinque anni di anticipo rispetto alla prima versione la Sen prevedeva la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2030. Perché questo avvenga l’effetto nimby dovrà essere annullato, i cittadini dovranno essere consapevoli della di accettare nuovi impianti a fonti rinnovabili e di ridurre i consumi. Servirà, soprattutto, la collaborazione delle amministrazioni locali che non potranno mettere alcun veto sulla realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili.

rinnovabili fotovoltaico
La Sen prevede di coprire il 28% dell’energia e il 55% dei consumi elettrici con fonti rinnovabili.

I target della Sen, Strategia energetica nazionale

In ambito di efficienza energetica la sen prevede la riduzione dei consumi finali di energia da 118 a 108 Mtep con un risparmio di circa 10 Mtep al 2030. Il documento fissa il 28 per cento di rinnovabili sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5 per cento del 2015. Nel dettaglio, si dovrà arrivare al 2030 con il 55 per cento dei consumi elettrici di energia prodotta da rinnovabili e del 30 per cento per i consumi termici.

Nei trasporti invece l’obiettivo è del 21 per cento, un salto importante rispetto al 6,4 per cento del 2015 con il conseguente aumento dei biocarburanti e della mobilità elettrica (con circa 5 milioni di auto elettriche) e condivisa. In quest’ottica il Governo prevede un’evoluzione delle raffinerie verso le bioraffinerie e un uso crescente di biocarburanti sostenibili e del gnl (gas naturale liquefatto) nei trasporti pesanti e marittimi al posto dei derivati del petrolio.

Serviranno anche nuovi investimenti sulle reti, per creare maggior flessibilità, adeguatezza e integrazione con la rete europea e consentire la diversificazione delle fonti. Si punterà anche su nuove infrastrutture per l’approvvigionamento del gas.

In tema di decarbonizzazione gli obiettivi sono di una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050 rispetto ai valori di riferimento del 1990.

I costi della transizione energetica

La Sen indica anche i costi per la decarbonizzazione della nostra economia. Per centrare i target sarà necessario raddoppiare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico clean energy, passando da 222 milioni nel 2013 a 444 milioni nel 2021.

Il Governo stima un aumento degli investimenti al 2030 di 175 miliardi, di cui 30 miliardi per reti e infrastrutture gas e elettrico, 35 miliardi per fonti rinnovabili e 110 miliardi per l’efficienza energetica.

Con l’aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica si avrà, per contro, una riduzione della dipendenza energetica dall’estero, che passerà dal 76 per cento del 2015 al 64 per cento del 2030 e un conseguente risparmio di circa 9 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale.

Le reazioni degli ambientalisti

Tutte allineate e soddisfatte le associazioni ambientaliste sulla positiva decisione di chiudere le centrali a carbone entro il 2025, ma serve ora coerenza con quanto annunciato, sebbene il gas non possa essere considerata un’alternativa al carbone. “La buona notizia è che in Italia non ci sarà più carbone a partire dal 2025 ed è positivo il fatto che sia stato rivisto al rialzo, anche se non abbastanza, l’obiettivo sulle rinnovabili elettriche. Ma non possiamo pensare di sostituire il carbone con il gas naturale”, ha detto Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. L’associazione sottolinea inoltre di dare ai cittadini gli strumenti per diventare energy citizen, ovvero per autoprodurre energia e diventare consumatori consapevoli.

Secondo Legambiente ora servono scelte coraggiose per rilanciare questi interventi, a partire dalla Legge di Bilancio, dopo anni in cui la produzione da rinnovabili ha smesso di crescere in Italia. Altrimenti il rischio è che la produzione da carbone sia sostituita dal gas, vanificando gli obiettivi nella lotta ai cambiamenti climatici. “Anche a livello europeo, – sostiene Edoardo Zanchini vice presidente di Legambiente – ci aspettiamo che l’Italia non si metta di traverso, come troppo spesso è avvenuto, rispetto alla scelta di introdurre target più ambiziosi a livello europeo nel pacchetto Energia e Clima al 2030”.

Critico anche il Wwf sulla scelta del Governo di puntare sul gas come fonte di transizione verso la decarbonizzazione. “La letteratura scientifica – si legge nella nota stampa del Wwf –  ci dice come il gas non debba essere oggetto di massicci investimenti in una fase di transizione già iniziata e avanzata, giacché questo impedirebbe di puntare sulle tecnologie a zero carbonio e, quindi, non consentirebbe di conseguire gli obiettivi climatici stabiliti dall’accordo di Parigi (ossia di contenere l’innalzamento delle temperature planetarie entro i 2°C rispetto al periodo preindustriale, puntando a 1,5°C). Oggi occorre puntare direttamente sulle fonti rinnovabili”.

 

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