Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.
Le vaccinazioni del cane, quali sono obbligatorie e quando servono davvero
Le vaccinazioni sono importantissimi per la salute del nostro cane. Ecco le regole e i consigli per usarli al meglio. E qualche spunto per una scelta all’insegna delle cure tutte naturali.
Una delle prime regole relative alla salute e al benessere del cane è quella di seguire un corretto e preciso piano vaccinale. Le vaccinazioni, infatti, sono l’unico garante di una crescita sana per il cucciolo e sono i vaccini, nel corso della vita del cane, a garantire l’immunità per parecchie e, qualche volta mortali, patologie.
“Il vaccino è un prodotto farmacologico la cui somministrazione è in grado di indurre una risposta immunitaria specifica nei confronti di determinati virus o batteri. I vaccini – spiega la dottoressa Michela Galgano, medico veterinario – sono concepiti per prevenire lo sviluppo di determinate malattie o di ridurne la gravità. Attualmente esistono delle linee guida redatte dalla World small animal veterinary association che raccomandano l’utilizzo di protocolli standardizzati ai medici veterinari”.
Le vaccinazioni obbligatorie e quelle consigliate
Iniziamo a parlare di vaccini chiarendo alcuni concetti di base. Esistono delle vaccinazioni considerate “core”, cioè consigliate in tutti i soggetti. Nel cane si tratta della vaccinazione nei confronti di parvovirus, epatite infettiva e cimurro: tre terribili malattie spesso fatali quando vengono contratte in giovane età.
“Per questo motivo – continua la dottoressa Galgano – è auspicabile che tutti i cuccioli vengano immunizzati e con più dosi di vaccino a distanza di circa 3-4 settimane l’una dall’altra. Oggi, infatti, le linee guida raccomandano di vaccinare con più attenzione i cuccioli e di vaccinare invece meno frequentemente i cani adulti”.
È importante sapere che i piccoli, soprattutto quelli nati in allevamento o da madri regolarmente vaccinate, ricevono una buona dose di anticorpi materni (la cosiddetta immunità passiva) durante le prime poppate di latte. Questi anticorpi servono a proteggere il cucciolo nelle prime fasi e interferiscono con le prime vaccinazioni riducendone l’efficacia.
“È quindi basilare – sottolinea Galgano – non interrompere troppo precocemente il protocollo vaccinale ed effettuare un ultimo richiamo a 16 settimane di età (4 mesi) pena l’inefficacia del vaccino”. Al contrario negli animali adulti è inutile vaccinare annualmente per queste patologie perché è stato dimostrato che l’immunità prodotta da vaccini di questo tipo permane negli anni, quindi viene raccomandato un richiamo vaccinale ogni 3 anni.
Esistono poi delle vaccinazioni considerate “non-core” cioè opzionali, come, per esempio, la vaccinazione nei confronti della leptospirosi, grave patologia che colpisce principalmente fegato e reni del cane provocata da batteri (leptospire) che sono presenti nelle urine dei topi e, più in generale, in quelle di molti animali selvatici o roditori. Anche questa vaccinazione può essere intrapresa nei cuccioli, meglio se dopo le 12 settimane di età, perché più frequentemente provoca reazioni avverse.
Cos’è la leptospirosi
“La leptospirosi è una zoonosi – spiega la veterinaria – e cioè di una malattia che colpisce anche noi, per cui un cane infetto può potenzialmente trasmettere la patologia oltre che ad altri cani anche ai suoi proprietari. Il contagio avviene per contatto diretto con le urine di un animale portatore o malato o con acque contaminate perché si tratta di batteri che sopravvivono molto bene negli ambienti umidi”.
Inutile sottolineare come siano maggiormente esposti e a rischio di infezione tutti quei cani che soggiornano in ambienti rurali, che fanno passeggiate nei boschi o che praticano attività venatoria.
“Il tutto non significa, purtroppo, che un cane che fa vita prevalentemente cittadina non possa venire in contatto e contrarre questo tipo di infezione – prosegue la veterinaria Galgano – , ma sicuramente un soggetto del genere avrà un rischio inferiore e quindi la scelta di vaccinarlo o meno nei confronti di questa malattia deve prendere in considerazione sempre il rapporto rischio-beneficio”. Infatti nessuna vaccinazione è scevra da rischi per la salute dell’animale: in particolare i cani di piccola taglia, sterilizzati e di sesso femminile sono più predisposti all’insorgenza di reazioni avverse che possono spaziare da un lieve malessere nei giorni seguenti alla vaccinazione fino anche alla comparsa di shock anafilattico, una grave reazione allergica, fortunatamente molto rara, ma che può potenzialmente portare alla morte. La vaccinazione nei confronti della leptospirosi, comunque, è stata recentemente aggiornata ed esistono in commercio vaccini maggiormente coprenti che devono essere richiamati annualmente e non più semestralmente come in passato.
Esistono altri vaccini “non core” che possono completare il protocollo vaccinale del nostro cane. Per citare alcuni esempi quello per la parainfluenza, la leishmania o l’herpesvirus canino. Ma la scelta di utilizzarli o meno spetta soltanto al veterinario curante che lo stabilirà caso per caso. Conclude Michela Galgano: “Un discorso a parte merita una patologia come la rabbia che non è presente nel nostro paese. Questa vaccinazione, quindi, viene effettuata solo su soggetti che si recano all’estero o che partecipano a esposizioni cinofile. In caso contrario il vaccino non è indicato”.
Quando la vaccinazione è naturale
“L’iniezione diretta di organismi o virus o batteri uccisi o attenuati – spiega invece la dottoressa Laura Cutullo, medico veterinario, omeopata e floriterapeuta – costituisce un vero e proprio assalto all’organismo. Quasi sempre in questo modo viene evitata la sua prima linea di difesa (superficie della pelle, lacrime, saliva) inondando il sistema con milioni di microorganismi o particelle virali che sensibilizzano l’apparato immunitario a quel particolare agente patogeno. In un secondo tempo se l’animale incontrerà lo stesso agente il suo sistema immunitario sarà in gradi di rispondere rapidamente, attivando anticorpi in grado di sconfiggere l’infezione”.
Ci sono però dei casi in cui le vaccinazioni non possono essere effettuate. Problemi fisici in atto, per esempio, o determinate reazioni allergiche momentanee. “In questi casi – continua Cutullo – si può comunque proteggere la bestiola con i ‘nosodi’ cioè le vaccinazioni omeopatiche. Il “nosode” (dal greco, significa malattia) è un preparato omeopatico a base di materia prelevata da un animale (o persona) ammalata, o da un vaccino tradizionale.
Questa materia viene prima macerata in alcol e, successivamente, diluita fino a “scomparire del tutto”. Con il procedimento tipico delle preparazioni omeopatiche, nella preparazione finale rimane solo “l’impronta” energetica della materia usata. I “nosodi” quindi sono in grado di prevenire le malattie come i tradizionali vaccini, ma con un meccanismo completamente diverso. Continua Cutullo: “I “nosodi” che utilizzo nella pratica veterinaria sono preparati dai vaccini tradizionali. Il loro uso riesce a sensibilizzare l’organismo nei confronti di un particolare patogeno, in modo che possa reagire rapidamente all’esposizione naturale. Sono preparati sicuri e possono essere adoperati anche molto precocemente su cani e gatti, ma va ricordato che i “nosodi” non sono considerati dalla legge come vaccini e il loro uso non è ammesso in caso di esposizioni cinofile o espatrio dell’animale”.
Questi preparati rimangono, comunque, validissimi nell’ottica di cure naturali e prive di controindicazioni quando si voglia rafforzare le difese immunitarie del nostro cane o gestire situazioni di convalescenza o malattie che rendono impossibile temporaneamente la vaccinazione.
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