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Victor Papanek, pioniere del design sociale e sostenibile: la grande retrospettiva al Vitra design museum
Victor Papanek è stato pioniere del design sociale e sostenibile, basato non sul consumismo ma su una presa di coscienza politica. Il Vitra design museum in Germania gli dedica una grande retrospettiva.
Una mostra al Vitra design museum a Weil am Rhein, in Germania celebra il lascito intellettuale di Victor Papanek, designer, autore, attivista che a partire dagli anni Sessanta ha affrontato per primo i grandi temi del design sostenibile e sociale. Victor Papanek: the politics of design si può visitare fino al 10 marzo 2019. Il libro più influente di Papanek, Progettare per il mondo reale (Design for the real world), pubblicato nel 1971, è stato tradotto in 23 lingue e rimane il libro di design più letto al mondo. Al suo interno, l’autore fa appello all’inclusione, alla giustizia sociale e alla sostenibilità, temi oggi di grande rilievo diventati presupposti imprescindibili per la progettazione negli ambiti del design e dell’architettura. Idee, come quella di combattere il prodotto inutile, che hanno precorso i tempi, come anche la sua missione di gettare le basi per una progettazione sensibile e responsabile in un mondo carente di risorse ed energia.
Chi era Victor Papanek
Austriaco di nascita, di fronte alla persecuzione nazista Papanek fuggì negli Stati Uniti nel 1939. Dopo avere intrapreso la carriera di designer industriale, negli anni Sessanta sviluppò una critica al consumismo che lo avrebbe reso famoso in tutto il mondo. Questa posizione venne riflessa anche nei suoi progetti, che sviluppò spesso insieme ai suoi studenti o ai suoi collaboratori, tra cui televisioni e radio per i paesi africani, veicoli elettrici, il Fingermajig, un oggetto progettato per stimolare il senso del tatto (1965 -1970), e la serie Living cubes del 1973, mobili che possono essere assemblati dall’utente, modificabili in base alle esigenze.
Tenne conferenze nelle università di tutto il mondo, ispirando generazioni di studenti, e promosse instancabilmente un dibattito sociale più ampio sul design attraverso strumenti di comunicazione di massa come la televisione. Nel 1961 iniziò a moderare una serie televisiva trasmessa in tutti gli Stati Uniti che contribuì notevolmente a diffondere i principi del design sociale.
Oltre a Design for the real world, scrisse anche i libri How things do not work (Come le cose non funzionano, 1977) e Design for human scale (Il design su scala umana, 1983) che cementarono la sua reputazione di pioniere del design alternativo.
Il design contro il consumismo
Per raggiungere un ampio pubblico generalista, Papanek utilizzava sempre un linguaggio semplice e chiaro con una buona dose di umorismo, con l’obiettivo di criticare la cieca fiducia nel consumismo e diffondere, invece, le idee della generazione del Sessantotto nell’affrontare le questioni pratiche della vita quotidiana. Insieme a James Hennessey, a metà degli anni Settanta diede vita a Nomadic furniture 1 e 2, i primi manuali con diagrammi e disegni per costruire mobili leggeri ed economici, un fai da te dal profondo significato politico e sociale che si posizionava contro il consumismo dilagante di quegli anni.
La loro visione del design per la casa prevede che tutto sia leggero, si pieghi, si gonfi, si abbassi, si possa impilare. I manuali offrono semplici istruzioni per fare letti, sedie, divani, sgabelli e tavoli utilizzando materiali economici e riciclati. Idee che stimolano la creatività, permettono di risparmiare denaro e che hanno saputo proporre un approccio pratico e consapevole in anni in cui la coscienza ambientale non era ancora evoluta quanto oggi.
Leggi anche: Cos’è il design nomade
Il design come strumento politico e sociale
Attraverso la sua opera Papanek per primo parlò del design come strumento politico, un concetto ritenuto a suo tempo rivoluzionario, ma ora generalmente accettato: il design non consiste solo nel dare forma a qualcosa, ma è uno strumento di trasformazione che deve considerare punti di vista sociali ed etici.
I temi principali della sua produzione intellettuale, sviluppata soprattutto negli anni Settanta, oltre alla critica del consumismo che sta alla base di tutta la sua ricerca, sono l’impegno a favore delle minoranze sociali e per i bisogni di quello che all’epoca era noto come Terzo mondo, l’ecologia, la sostenibilità, la creazione e la produzione che utilizzano al minimo le risorse disponibili. I dibattiti odierni su temi come il design sociale e il pensiero progettuale si basano fondamentalmente ancora sulle sue idee visionarie e innovative.
Vitra design museum, la mostra su Victor Papanek
La mostra Victor Papanek: the politics of design al Vitra design museum, nei pressi di Basilea, offre uno sguardo approfondito sulla vita e sul lavoro del visionario designer. Interessante in particolare la sezione che comprende una ventina di progetti contemporanei attentamente selezionati di designer come Catherine Sarah Young, Forensic Architecture, Jim Chuchu, Tomás Saraceno, Gabriel Ann Maher, il collettivo brasiliano Flui Coletivo e Questto I No che trasportano le sue idee nel Ventunesimo secolo occupandosi di temi complessi come i cambiamenti climatici, la fluidità delle identità di genere, il comportamento dei consumatori o le realtà economiche della migrazione.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Museo di design di Barcellona, la Victor J. Papanek foundation, l’Università di arti applicate di Vienna ed è finanziata dalla German federal cultural foundation.
La mostra si tiene fino al 10 marzo 2019 al Vitra Design Museum a Weil am Rhein. È aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle 18 e Il biglietto costa 11 euro.
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