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Weaving a home, la tenda per gli sfollati che ricicla la pioggia e genera energia solare
Weaving a home è una tenda in tessuto pensata per i rifugiati, in grado di sfruttare la pioggia e il sole, e resistere a condizioni atmosferiche difficili. Per dare una casa sostenibile e dignitosa a chi non ce l’ha più.
Weaving a home è la tenda innovativa progettata dalla giovane designer di origine giordana e con cittadinanza canadese Abeer Seikaly, pensata per migliorare la condizione dei rifugiati siriani, ma non solo. È composta da tubi in plastica ad alta resistenza modellati in curve sinusoidali che possono espandersi o chiudersi in base alle esigenze, ed essere smontati velocemente per facilitarne il trasporto.
Alta circa due metri e larga cinque, la struttura è in grado di assorbire e trasformare la luce solare in energia elettrica, poi immagazzinarla in batterie specifiche. Nella parte superiore è dotata di un sistema di raccolta dell’acqua piovana, che viene filtrata e conservata in tasche apposite per essere consumata dai suoi abitanti in caso di necessità.
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Nel 2013 il progetto è stato premiato con il prestigioso Lexus design award, una competizione organizzata dalla rivista Designboom in collaborazione con la casa automobilistica Lexus. Sebbene non sia ancora stato realizzato, data la sua complessità soprattutto dal punto di vista tecnologico, continua a essere implementato dalla giovane designer che si dice fiduciosa che nei prossimi anni riuscirà a concretizzarlo, migliorando così le condizioni di vita di milioni di sfollati nel mondo.
Il design intelligente e sostenibile
Weaving a home è una casa che si può costruire, o meglio “tessere”, in maniera veloce e funzionale. Il tessuto con cui è realizzata si ispira alle tecniche tradizionali d’intreccio per la creazione di cesti, mentre imita nel suo disegno la pelle del serpente per riprodurne la forte flessibilità. Il tessuto tecnico a doppio strato, grazie alle sue elevate prestazioni è in grado di captare le radiazioni solari e trasformarle in energia utilizzabile per scaldare l’acqua.
Il design sostenibile e intelligente della tenda consente la corretta circolazione dell’aria e l’ingresso della luce naturale. Per adattarsi al clima esterno è stato installato un sistema doppio di ventilazione: le intercapedini tra una “scaglia” di tessuto e l’altra trattengono all’interno il calore d’inverno mentre d’estate creano ulteriori passaggi per agevolare la creazione di flussi d’aria.
La struttura è anche dotata di un impianto per la raccolta dell’acqua piovana, destinata agli usi domestici e al riscaldamento interno. In aggiunta, si possono installare altri servizi igienici come ad esempio delle piccole docce che sfruttano la stessa riserva accumulata durante le giornate di pioggia. Un sistema di drenaggio evita invece che l’interno si allaghi in caso di abbondanti temporali. L’elevata trasportabilità della tenda, infine, offre ai rifugiati l’opportunità di usufruire di una casa in totale comfort e sicurezza.
Come nasce l’idea di Abeer Seikaly
Nel marzo del 2011, i media di tutto il mondo volgevano il loro sguardo verso la Siria per raccontare quella che è diventata una delle guerre più sanguinose degli ultimi anni. Una guerra che, secondo l’Unhcr, ha già provocato oltre 5,5 milioni di profughi (solo tra quelli registrati). Milioni di persone sono state costrette ad abbandonare il loro paese, le loro case e le loro tradizioni per rifugiarsi soprattuto nei campi profughi in Libano, Giordania, Turchia e in altri paesi confinanti.
Spesso andare a vivere altrove in queste condizioni non consente di avere nemmeno un’abitazione o neanche un semplice riparo temporaneo, senza contare che in alcune zone le difficili condizioni atmosferiche o il terreno particolarmente accidentato rendono impossibile la costruzione di edifici solidi e duraturi. Allo scopo di ovviare a questa complessa e tragica situazione, l’architetto Seikaly ha voluto offrire una soluzione che andasse incontro alle esigenze degli oltre 70 milioni di sfollati sparsi nel mondo alla ricerca di un tetto e di un posto sicuro nel quale stabilirsi. Un rifugio, dunque, da considerare come una vera e propria casa.
Lo sviluppo del progetto
Negli ultimi mesi Saikely ha portato la sua tenda a Londra dove grazie ad alcune collaborazioni importanti sta completando e migliorando il design e le funzionalità del prodotto. “Stiamo ancora lavorando per migliorare alcuni suoi parametri e aggiungere ulteriori dispositivi – afferma –, in futuro dovrebbe essere ancora più leggera, avere dimensioni più equilibrate e generare tutta l’energia di cui avrebbe bisogno”.
Una volta terminato questo passaggio arriverà la parte più difficile, ovvero trovare un modo per introdurre la tenda nei vari campi profughi che accolgono attualmente i siriani in fuga: “Ho ricevuto moltissime mail di persone che vivono in quei paesi. Vogliono sapere quando le Weaving homes saranno in commercio, quanto costeranno e quando sarà possibile portarle all’interno dei campi”.
Rapida da montare, efficace e pensata in armonia con l’ambiente, la tenda di Seikaly potrebbe essere la soluzione ideale in molte situazioni critiche, un traguardo speciale che unisce tecnologia e architettura per raggiungere un nobile scopo.
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