Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Wineleather, il primo biomateriale fatto con gli scarti del vino che sostituirà la pelle
Naturale, sostenibile e cruelty-free. Wineleather è una pelle vegetale tutta italiana ricavata dai rifiuti prodotti durante la vinificazione.
Vincitore del Global Change Award, il concorso indetto dalla H&M Foundation per supportare le avanguardie della moda sostenibile, Wineleather è un progetto che salva le vinacce provenienti dalla produzione del vino riutilizzandole per la creazione di una similpelle cento per cento naturale e cruelty-free.
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Le origini di Wineleather
L’idea prende il via da Gianpiero Tessitore, un architetto che in assenza di materiali naturali per rivestire divani, poltrone e altri accessori da lui creati ha deciso di trovare una soluzione a basso impatto ambientale. “È nata quindi l’esigenza di creare un’alternativa alle solite pelli animali e sintetiche che sono causa di inquinamento durante il loro processo produttivo e il loro smaltimento per via dell’utilizzo di sostanze non rinnovabili, oltre che impattanti”, spiega Tessitore.
Insieme a una serie di centri di ricerca specializzati, dal 2014 è partito il suo studio approfondito culminato grazie al contributo del chimico ambientale e consulente dell’Università di Firenze, Francesco Merlino, con la scoperta del grande potenziale delle vinacce, contenenti delle fibre e degli oli ideali per essere impiegati nella produzione di una similpelle vegetale. Così, dopo due anni di sperimentazioni, oggi Wineleather è in attesa di integrare il suo brevetto esclusivamente made in Italy.
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Quanti rifiuti vengono recuperati con Wineleather
Su circa 26 miliardi di litri di vino prodotti in tutto il mondo ogni anno è possibile ricavare quasi 7 miliardi di chili di vinaccia da impiegare nella produzione di circa 3 miliardi di metri quadrati di Wineleather (equivalenti a 400 mila campi di calcio).
I dati sono molto promettenti in un Paese come il nostro dove il vino è uno dei prodotti più redditizi per l’economia nazionale, soprattutto in termini di export. “Ad oggi l’Italia è il più grande produttore di vino in quanto detiene circa il 18 per cento della produzione mondiale. Ciò, ovviamente, gioca un ruolo importantissimo nel rendere il nostro Paese il territorio ideale per la lavorazione di Wineleather”.
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Una pelle vegetale, ma anche sostenibile
Wineleather è un’impresa che va a inserirsi perfettamente tra due filiere già esistenti ma finora interdipendenti, l’industria agroalimentare e quella conciaria che forniscono rispettivamente la materia prima e le attrezzature per la produzione. “Il nostro progetto è altamente scalabile in Italia, anche grazie al fatto che possiamo utilizzare alcuni macchinari già esistenti nelle aziende che producono pelle animale e sintetica, apportando delle specifiche modifiche per adattarli al nostro processo produttivo”.
Si tratta dunque di un progetto assolutamente sostenibile o meglio ancora di “un modello di economia circolare collegato alla filiera vinicola, in uno scenario in cui i rifiuti diventano la risorsa che dà vita a un prodotto innovativo dal grande valore aggiunto” per l’industria conciaria e per l’intero mondo della moda.
Immagine di copertina: la similpelle ottenuta dal recupero dei rifiuti della vinificazione. ©www.vegealeather.com
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