Lo yoga non si impara sui libri ma alcuni, più di altri, ci avvicinano all’esperienza della pratica sul tappetino. È il caso di “Respirare il mondo” scritto da Patrizia Foschi e appena uscito per Giunti. C’è il contatto dei piedi nudi con il pavimento, la pulsazione spontanea di inspiro ed espiro, la levità dei muscoli
Yoga all’aperto, un ritorno alla natura
Praticare yoga all’aria aperta consente di percepire l’abbraccio della natura, ascoltare il respiro della Terra e riconnettere a essa il proprio io più profondo.
Lo yoga connette profondamente chi lo pratica agli elementi e all’energia dell’universo. Uno dei significati della parola sanscrita yoga è proprio “unione”, “connessione”. Se si sviluppa la propria consapevolezza con lo yoga, si può analizzare il proprio legame con la terra e l’ambiente circostante. Vivere in città, lontani da Madre Terra, può causare l’insorgere di malattie legate allo stress. Questo distacco fa male sia alle persone che al pianeta. Bisogna iniziare semplicemente a conoscere se stessi e praticare lo yoga all’aria aperta può essere un ottimo punto di inizio.
Il ritorno alla natura
Lo yoga è provare a essere una cosa sola con la natura e l’universo. Ecco perché molte asana (posizioni) portano un nome derivato da un animale o, in generale, dalla natura. Creare con il corpo la figura di un albero o imitare l’aggraziata apertura alare di un uccello respirando al ritmo dei cicli delle maree o seguendo il moto delle onde evoca un senso di armonia, di atemporalità e di connessione con l’universo. Lo yoga di solito si pratica al chiuso, ma quando viene praticato all’aperto dà una sensazione di unione con la natura. Respiro dopo respiro si sente quella pace interiore che mancava da tempo.
Il trekking yoga
Praticare lo yoga nella natura vuol dire essere pronti a connettersi con l’ambiente. Il trekking yoga, inventato in Italia nel 2001 da Paolo Ricci, è un nuovo modo di scoprire se stessi camminando con passo costante, prendendo tempo per meditare e concentrarsi sulla respirazione. Altrimenti noto come meditazione in movimento, nel trekking yoga l’analisi del proprio io e della propria ascesa è legata alla scalata di una montagna. Più si cammina e si respira piano, più la mente si libera dai pensieri opprimenti. Camminando e respirando si medita e si cerca di trovare la propria posizione (asana) nella natura tramite una respirazione controllata (pranayama).
Essere all’aperto può intensificare l’esperienza in molti modi. In queste condizioni si entra in armonia con gli elementi, non si cerca più di lottare contro di essi: il vento accompagna il respiro, il calore del sole rende i muscoli più flessibili e una coccinella può invitare a concentrarsi su qualcosa di piccolo e immobile.
Yoga per scalatori
Molti scalatori hanno scoperto che arrampicare dà la sensazione di fare posizioni di yoga in verticale. Anche scalare provoca gli stessi effetti che si hanno praticando yoga: favorisce l’apertura del petto e delle anche e rinforza la parte superiore del corpo. Il punto in comune più importante tra le due discipline è la concentrazione mentale. Quando ci si concentra nello yoga si arriva a un punto in cui non si prova fatica nell’eseguire gli esercizi, come nell’arrampicata. Si sente di avere il comando di ciò che si può fare e la mente e il corpo lavorano all’unisono.
Lo yoga all’aperto è in grado di offrire a chiunque qualcosa di speciale, sia agli esperti, che ai principianti, sia agli escursionisti che agli scalatori ma anche a chi è semplicemente curioso di conoscere i benefici di questa attività.
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