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Perù, assassinato l’attivista ambientale che difendeva gli orsi
José Napoleón Tarrillo è stato torturato e ucciso per il suo impegno in difesa della riserva naturale di Chaparrí dallo sfruttamento.
Nella notte del 30 dicembre 2017 José Napoleon Tarrillo Astonitas, 50 anni, è stato assassinato da quattro uomini incappucciati che si sono introdotti nella sua abitazione nel distretto di Chongoyape, in Perù. L’uomo è stato prima immobilizzato con delle corde, poi è stato percosso con un bastone e infine strangolato con un cavo elettrico. La moglie di Tarrillo, Flor Vallejos Rodas, era con lui al momento dell’aggressione e, bendata, ha dovuto “ascoltare” l’omicidio del marito.
Perché Tarrillo è stato ucciso
Tarrillo era un leader della comunità del villaggio di El Mirador e da tempo si opponeva allo sfruttamento e alla deforestazione della riserva naturale di Chaparrí. La riserva è la prima area protetta privata del Perù, è una delle zone più ricche di biodiversità del pianeta e ospita un gran numero di specie endemiche, tra cui sessanta specie di uccelli minacciati. L’area protetta, di oltre 34mila ettari, è costituita da territori di proprietà della comunità contadina Muchik Santa Catalina di Chongoyape. El Mirador è uno dei 25 villaggi che fanno parte di questa comunità contadina e il suo territorio confina con la zona cuscinetto della riserva. La riserva accoglie visitatori da tutto il mondo ed è considerata un modello virtuoso di ecoturismo e genera reddito per la popolazione locale. La straordinaria varietà biologica della regione è minacciata dalla deforestazione, dallo sfruttamento del legname e dalle pratiche agricole insostenibili.
Dove vivono gli ultimi orsi sudamericani
Nella riserva vive inoltre una delle più grandi popolazioni del raro orso dagli occhiali (Tremarctos ornatus), l’unico orso che popola attualmente il Sudamerica. Questi schivi plantigradi sono a rischio estinzione a causa della frammentazione del loro habitat e non si hanno dati certi sul numero di esemplari in natura.
Il coraggio di Tarrillo
Da tempo Tarrillo subiva minacce e intimidazioni ma non aveva alcuna intenzione di piegare la testa. “Era un uomo coraggioso e non ha mai perso la voglia di lottare – ha raccontato al Guardian Juan Carrasco, membro della comunità di Tarrillo. – Diceva che avremmo dovuto organizzare una nostra pattuglia per sfrattare gli invasori perché le autorità non avrebbero agito in nostra difesa”.
Ladri di terra
L’accaparramento di terra è un problema molto grave che, secondo il pubblico ministero specializzato in crimini ambientali, Julio César Guzmán Mendoza, riguarda tutto il Perù. “Il land grabbing è un pericolo per chiunque voglia sviluppare qualsiasi attività nel Paese, anche per chi fa conservazione”, ha affermato. Tali conflitti potrebbero essere risolti, secondo Mendoza, con una maggiore chiarezza sulla legalità delle proprietà, ritenuto uno storico problema in Perù.
La strategia del terrore
I trafficanti di terre “stanno cercando di terrorizzare la popolazione” per acquistare a basso prezzo gli appezzamenti e trasformare la riserva in campi coltivati, ha detto Javier Ruiz Gutierrez, fondatore del Save Chaparrí Defence Front. In mancanza di un’efficace risposta del governo ai crimini ambientali, gli ambientalisti peruviani sono sottoposti a intense pressioni sociali, violenze e minacce di morte, che spesso si concretizzano.
Lo sterminio degli ambientalisti
Sono tempi terribili per i difensori dell’ambiente, il numero di ambientalisti uccisi è in costante aumento e nel 2016 si è raggiunto il record di omicidi, oltre duecento. Il nome di José Napoleon Tarrillo Astonitas si va ad aggiungere a quelli di Berta Cáceres, Isidro Baldenegro López, Gloria Capitan e tanti altri. Persone comuni che hanno deciso di mettere in gioco la propria vita pur di difendere l’ambiente.
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