A inizio dicembre l’ormai ex presidente Castillo è stato arrestato dopo che aveva sciolto il Parlamento per evitare l’impeachment.
Larghe fette della popolazione, soprattutto sindacati e movimenti indigeni, sono scesi in piazza contro questa decisione.
Ora il nuovo governo guidato da Dina Boluarte ha imposto uno stato di emergenza di 30 giorni. Non succedeva dal 1990.
Il Perù è sempre più in preda al caos, dopo che a inizio dicembre è stato destituito l’ormai ex presidente Pedro Castillo a causa di un tentativo definito di “auto-golpe”. Migliaia di persone da giorni manifestano nelle strade contro la sua rimozione e sostituzione con Dina Boluarte e il bilancio provvisorio è di otto morti e centinaia di feriti. I manifestanti hanno bloccato molte strade e ferrovie del paese e migliaia di turisti si trovano bloccati in siti come Machu Picchu. Ora il nuovo governo ha decretato lo stato di emergenza.
Le proteste in Perù
Il 7 dicembre l’ormai ex presidente Pedro Castillo aveva sciolto il parlamento del Perù e invocato un nuovo governo di emergenza nazionale. Castillo è invischiato in diverse inchieste per corruzione e questa operazione è stata definita un’auto-golpe, realizzata per evitare che potesse tenersi il voto sul suo impeachment. Di fronte a questa situazione molti ministri hanno preso le distanze da lui, che nel giro di poche ore è stato arrestato. Al suo posto è stata nominata presidente Dina Boluarte, prima volta per una donna nel paese.
La rimozione di Castillo dalla presidenza ha causato malumori, tanto all’estero quanto in patria. Il Messico ha offerto asilo politico all’uomo, sottolineando come da tempo sia vittima di un accanimento da parte dei suoi rivali politici. Ma anche larghe fette della popolazione, che avevano creduto con le elezioni del 2021 in questo personaggio dall’ideologia marxista e molto attento ai temi sociali e civili, hanno alzato giorno dopo giorno la loro voce. A guidare le manifestazioni sono i sindacati del lavoro, le associazioni indigene e le realtà che rappresentano i contadini, e denunciano come il vero colpo di stato sia quello che ha portato alla rimozione di Castillo.
Le proteste hanno portato finora a centinaia di feriti e otto morti, di cui cinque giovani con meno di vent’anni di età. Sul tema è intervenuta anche Amnesty International, che ha chiesto alle autorità peruviane di astenersi da un uso eccessivo della forza e ha denunciato il fatto che i lacrimogeni vengano sparati dalla polizia direttamente contro i corpi dei manifestanti da pochi metri. 71 persone sono state finora arrestate. Intanto le proteste hanno bloccato le principali arterie di trasporto del paese e molti turisti sono bloccati in località come Machu Picchu, da cui non riescono ad andarsene in circa 3mila. Quattro ragazze italiane, insieme a una cinquantina di altre persone, sono rimaste bloccate per oltre 24 ore su un bus nel villaggio rurale di Checacupe, prima di essere “liberate” grazie all’intervento dell’ambasciata.
Decretato lo stato di emergenza
A far salire la tensione in Perù c’è stato l’annuncio della neo-presidente socialista Dina Boluarte che le nuove elezioni dopo la crisi di governo dei giorni scorsi si sarebbero tenute addirittura nell’aprile 2024. Poi il termine è stato accorciato e si parla di dicembre 2023, una data considerata in ogni caso troppo lontana dai manifestanti.
#Peru | Amid police repression and the deployment of the national armed forces, protests continue in Peru. pic.twitter.com/G0iJ78h6tF
Di fronte all’aggravarsi della situazione, il nuovo governo ha decretato lo stato di emergenza per 30 giorni. La libertà di movimento nel paese sarà limitata e questo avviene in un periodo, quello natalizio, in cui le persone sono solite viaggiare per raggiungere le loro famiglie. I poteri della polizia in questo contesto si trovano rafforzati, per esempio non servirà un mandato per le perquisizioni casalinghe. Inoltre potrebbe essere imposto un coprifuoco serale, che al momento però non è allo studio. Era dal 1990 che in Perù non veniva decretato lo stato di emergenza a livello nazionale.
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