Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Perù, chiuso uno dei più grandi mercati illegali di fauna selvatica
Dopo oltre 20 anni la polizia ha debellato il mercato Bellavista, uno dei principali centri del commercio di animali protetti del paese.
Il Perù è uno dei dieci paesi con il più alto tasso di biodiversità del mondo, con centinaia di specie endemiche animali e vegetali. Fino a un mese fa era possibile acquistare questo inestimabile tesoro naturalistico recandosi semplicemente al mercato, o meglio, al mercato Bellavista, uno dei principali centri di vendita illegale di fauna selvatica di tutto il Perù.
Grazie agli sforzi degli attivisti e degli ufficiali sanitari, il mercato, dopo quasi venti anni di attività illecite, è stato finalmente chiuso. Il mercato Bellavista sorgeva nella città di Pucallpa, nella provincia di Ucayali, inizialmente era un tipico mercato cittadino, ma quando si è spostato al coperto i venditori di animali, desiderando maggiore autonomia per il loro commercio illegale di fauna, si rifiutarono di abbandonare la postazione e diedero vita ad uno dei più terribili centri di traffico di animali protetti.
“Bellavista era il peggiore – ha raccontato la veterinaria Patricia Mendoza – i venditori di animali ci sono sempre stati e tutti lo sapevano”. Mendoza, insieme ad alcuni membri del Wildlife Conservation Society’s Wildlife Health e dell’Health Policy Program, ha visitato il mercato ripetutamente a partire dal 2007, nell’ambito del programma veterinario Usaid Predict.
Nel corso delle ispezioni il team ha fatto una stima degli animali presenti, prelevato alcuni esemplari morti e raccolto campioni da animali vivi per valutarne le condizioni di salute. Nel 2013 la squadra guidata da Mendoza ha segnalato 21 venditori di animali vivi e 13 fornitori, per un totale di circa 76 specie, il cui commercio è vietato dalla legge peruviana. Ogni settimana al mercato Bellavista venivano venduti circa 1.100 animali, dei quali 42 primati.
Specie selvatiche e domestiche venivano sistematicamente alloggiate insieme, aumentando i rischi di trasmissione delle malattie tra loro e gli esseri umani. La squadra di veterinari ha individuato, tra le altre patologie, la malattia di Newcastle, malattia infettiva degli uccelli domestici e selvatici, e il batterio Aeromonas hydrophila in numerosi rettili, in grado di provocare infezioni della pelle e diarrea negli esseri umani.
Numerose malattie sono inoltre state riscontrate nei primati presenti al mercato, ancora più pericolose per la salute umana a causa della nostra storia evolutiva comune. Considerata la vastità del mercato e l’enorme numero di animali detenuti sembra incredibile che tale attività sia anta avanti per quasi venti anni. “Il governo si è mostrato molto riluttante a intervenire – ha spiegato Mendoza –la corruzione tra i funzionari della polizia forestale era molto forte”.
Il mercato, che sorgeva su un terreno comunale, è stato letteralmente raso al suolo, “però l’operazione si è svolta a mezzanotte quando il luogo era praticamente deserto e nessuno dei trafficanti è stato arrestato”, ha detto con rammarico Noga Shanee, biologo e attivista, co-fondatore della ong Neotropical Primate Conservation.
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