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L’organizzazione Iucn ha aggiornato la Lista rossa delle specie a rischio. Su 14.898 specie di pesci d’acqua dolce, 3.086 rischiano di scomparire.
Quasi un quarto dei pesci d’acqua dolce del mondo è a rischio di estinzione a causa del riscaldamento globale, della pesca e dell’inquinamento. È l’annuncio, scioccante, dello Iucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, organizzazione non governativa con sede in Svizzera.
Lo Iucn è responsabile, fra le altre cose, dell’aggiornamento della Lista rossa, cioè dell’elenco delle specie animali e vegetali a rischio estinzione. Alla Cop28, per la prima volta ha presentato l’aggiornamento della lista che include anche la prima valutazione globale dei pesci d’acqua dolce: questi rappresentano 14.898 specie, di cui 3.086 rischiano di scomparire.
Dalle specie endemiche del lago Turkana in Africa al gigantesco pesce gatto del Mekong nel sud-est asiatico, molti pesci d’acqua dolce del mondo rischiano di scomparire: in particolare, poi, quasi un quinto di tutte le specie di pesci d’acqua dolce minacciate sono influenzate dai cambiamenti climatici, a causa degli impatti provocati dalla diminuzione dei livelli d’acqua, il cambiamento delle stagioni e l’avanzare dell’acqua salata nei fiumi.
Il salmone atlantico è passato dall’essere un pesce “comune” allo status “quasi minacciato” dopo che la sua popolazione globale è diminuita del 23 per cento, scomparendo da molti fiumi del Regno Unito. Il pesce, che vive sia in acqua dolce che salata, è stato colpito dalla perdita diffusa di habitat, dal riscaldamento globale e dalle dighe che bloccano l’accesso ai siti di riproduzione. L’accoppiamento con salmoni allevati, poi, ha indebolito anche la capacità di questi animali di adattarsi al riscaldamento globale, mentre il salmone rosa del Pacifico invasivo si sta diffondendo nell’Europa settentrionale.
Fuori dall’acqua dolce, anche le tartarughe verdi del Pacifico centrale e dell’est sono a rischio di scomparire, secondo gli scienziati. Vengono pescate accidentalmente dalla pesca industriale e artigianale, mentre le loro uova sono una prelibatezza in alcuni paesi. Le temperature globali in aumento, inoltre, stanno compromettendo i loro nidi, influenzando il successo della schiusa delle uova.
“I pesci d’acqua dolce costituiscono più della metà delle specie di pesci conosciute nel mondo: un numero enorme dato che gli ecosistemi d’acqua dolce rappresentano solo l’1 per cento dell’habitat acquatico” ha dichiarato Kathy Hughes, co-presidente del gruppo specialistico per la sopravvivenza delle specie di pesci d’acqua dolce della Iucn. Per Hughes Queste specie diverse sono essenziali per l’ecosistema e vitali per la sua resilienza. Questo è fondamentale per miliardi di persone che dipendono dagli ecosistemi d’acqua dolce e per milioni di persone che dipendono dalla pesca”. Per questo è necessario assicurare che gli ecosistemi d’acqua dolce siano ben gestiti, rimangano liberi e con un’adeguata quantità d’acqua: condizioni essenziali per fermare il declino delle specie e mantenere la sicurezza alimentare, i mezzi di sussistenza e le economie in un mondo in corso di adattamento al clima che cambia.
Nella più recente valutazione dello Iucn si parla anche di altre specie animali e vegetali. Tra queste ultime c’è il mogano, minacciato dal disboscamento globale: il mogano a foglia larga o honduregno (nome scientifico swietenia macrophylla) è uno degli alberi da legno più ricercati al mondo. È passato dalla categoria “vulnerabile” a quella “a rischio di estinzione” perché la sua presenza è diminuita del 60 per cento negli ultimi 180 anni, “a causa del raccolto insostenibile di questo prezioso legname nella natura selvaggia e dell’invasione agricola e urbana nelle foreste tropicali dove cresce”, dice l’organizzazione. Il mogano continua ad essere ricercato negli Stati Uniti, in Europa occidentale e in Cina per la produzione di mobili, impiallacciature, elementi decorativi e ornamentali e strumenti musicali di alta qualità. Ma nonostante questo tipo di legno sia protetto dalla legislazione nazionale e internazionale, il disboscamento e il commercio illegali continuano a causa di questa elevata domanda.
Tuttavia, tra tutte queste cattive notizie ci sono anche dei successi nella conservazione delle specie, come quelli per l’orice dalle corna a sciabola, passato dalla categoria “estinto allo stato selvatico” a quella “in pericolo”, e dell’antilope saiga, che vive in Kazakistan, Mongolia, Russia e Uzbekistan e che è passata da “in pericolo critico” a “quasi minacciata”.
La reintroduzione dell’orice dalle corna a scimitarra in Ciad è una storia di successo. Questo mammifero era molto comune nel Sahel ma è scomparso negli anni Novanta a causa della caccia eccessiva. Gli sforzi di reintroduzione dalla cattività hanno portato la popolazione a crescere fino a 140 individui maturi nella riserva faunistica di Ouadi Rimé-Ouadi Achim in Ciad. Ora la specie è salva, sebbene in pericolo: il principale sono proprio i cambiamenti climatici.
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