Quando si parla di pesticidi si è soliti pensare all’impatto che questi hanno sull’ambiente, sull’agricoltura, sugli esseri umani e sugli animali, soprattutto gli impollinatori. Raramente si pensa che il ricorso a questi prodotti possa risultare dannoso anche per gli organismi che popolano il sottosuolo.
Uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Environmental Science, dal titolo Pesticides and soil invertebrates: a hazard assessment (Pesticidi e invertebrati del suolo: una valutazione dei rischi), ha passato in rassegna quasi 400 articoli scientifici sugli effetti dei pesticidi su quegli invertebrati che non rientrano tra le “specie bersaglio”. Cioè che non sono l’obiettivo dei prodotti fitosanitari ma possono comunque subirne le conseguenze. I risultati non lasciano dubbi.
Gli effetti negativi dei pesticidi sugli organismi del sottosuolo
Lo studio è una rassegna della letteratura esistente e analizza ricerche focalizzate sugli effetti dei pesticidi su quelle minuscole creature che mantengono il suolo sano e contribuiscono alla vita sulla Terra. Una panoramica molto estesa che copre 275 specie animali e quasi 300 diversi tipi di pesticidi. Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che l’impatto delle sostanze chimiche agricole su lombrichi, insetti, collemboli e altri organismi è estremamente dannoso. C’è chi addirittura sostiene che i risultati siano allarmanti, data l’importanza di questi “eroi non celebrati”.
Read more on how agricultural #pesticides are having a negative effect on #soil#invertebrates in our review by Dr Tara Cornelisse et al. featured in the Guardian today. 🐛 🐜 @ConservationBug
— Frontiers Environmental Science (@FrontEnvSci) May 4, 2021
Degli oltre 2.800 parametri che sono stati testati, che tengono in considerazione per esempio la capacità riproduttiva, la mortalità e gli aspetti comportamentali, gli scienziati hanno scoperto che nel 71 per cento dei casi sono acclarati degli effetti negativi legati all’esposizione ai pesticidi. In poco più di un quarto dei casi, il 28 per cento, non erano evidenti segnali significativi, mentre nell’1 per cento c’erano effetti positivi. “Il danno è molto maggiore di quanto pensassi – spiega Nathan Donley, del Center for Biological Diversity degli Stati Uniti e autore dello studio –. Il suolo è incredibilmente importante. Ma il modo in cui i pesticidi possono danneggiare gli animali che lo abitano ha molta meno risonanza rispetto ai danni che causano a impollinatori, mammiferi e uccelli. I coleotteri, i collemboli e i lombrichi hanno un impatto enorme sulla porosità del suolo. E molte persone non sanno neanche che la maggior parte delle api nidifica proprio nel terreno”.
L’importanza del suolo per la biodiversità
Lo studio mette in luce quanto le procedure di autorizzazione per l’uso di determinate sostanze come i pesticidi possano essere tutt’altro che adeguate per proteggere l’ambiente. La normativa degli Stati Uniti, per esempio, richiede che i prodotti fitosanitari vengano testati soltanto sulle api. Che sono certamente uno dei cardini della biodiversità e della salute di molti ecosistemi, ma non sono certamente l’unico.
Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a dicembre ha definito “cupo” il futuro dei suoli se non si intraprende un’azione urgente per fermare il degrado, dato che ci vogliono migliaia di anni perché si restaurino i terreni. Non molti sanno poi che proprio il suolo contiene quasi un quarto di tutta la biodiversità del Pianeta.
“Tutti vogliamo che i terreni agricoli siano fertili, ma questo studio dimostra che i pesticidi che usiamo stanno attaccando la fertilità degli animali che vivono nel suolo – ha detto Matt Shardlow, dell’ente di beneficenza Buglife nel Regno Unito –. Se vogliamo mantenere sani i terreni, dobbiamo prendere in considerazione gli organismi che ci vivono quando decidiamo se un pesticida è sicuro da usare”. È dunque fondamentale preservare tutti gli habitat, anche degli organismi che vivono nel sottosuolo. Perché dalla loro salute dipende anche il nostro futuro.
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
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