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Il genocidio che possiamo impedire, la petizione di Avaaz per il Sud Sudan
Dopo le notizie arrivate dal Sud Sudan grazie alle testimonianze raccolte da diverse organizzazioni non governative come Amnesty International, su Avaaz è stata lanciata la petizione Il genocidio che possiamo impedire che ha già raccolto quasi un milione di firme. La petizione è rivolta ai paesi che fanno parte del Consiglio di sicurezza delle
Dopo le notizie arrivate dal Sud Sudan grazie alle testimonianze raccolte da diverse organizzazioni non governative come Amnesty International, su Avaaz è stata lanciata la petizione Il genocidio che possiamo impedire che ha già raccolto quasi un milione di firme.
La petizione è rivolta ai paesi che fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ai governi coinvolti affinché prendano tutte le misure possibili per fermare la violenza nel paese africano. Nel testo della petizione viene fatto il parallelo con quanto successo in Ruanda venti anni fa:
Noi cittadini di tutto il mondo siamo estremamente preoccupati per la situazione in Sud Sudan e ci rivolgiamo a voi affinché prendiate tutte le misure possibili per fermare la spirale di odio e di violenza nel Paese. Tra queste l’imposizione di sanzioni decise e mirate contro il regime del governo, i leader ribelli e i comandanti responsabili delle violenze e l’invio di rinforzi alla missione di pace dell’Onu, con sufficienti truppe e risorse per migliorare la protezione dei civili.
Vi chiediamo inoltre di garantire che venga fornita immediata assistenza umanitaria per contrastare la minaccia di carestie, e che i responsabili delle violenze vengano giudicati da un tribunale internazionale. 20 anni fa il mondo ha detto “mai più” dopo il genocidio del Ruanda: è il momento di mantenere quella promessa.
L’Unione europea ha risposto ai responsabili della raccolta firme elencando ciò che sta cercando di fare per riportare la pace in Sud Sudan, consapevole del fatto che per una soluzione definitiva è necessario l’impegno di tutta la comunità internazionale. I promotori della petizione sperano di superare presto il milione di firme prima di consegnarle ai diplomatici delle Nazioni Unite.
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