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La fumosa questione del petrolchimico di Gela
Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge per il Petrolchimico di Gela, oggi lo stabilimento si prepara a riprendere la sua attività.
Tutto bene? Non proprio.
Il testo del decreto legge urgente preparato dal Ministro
dell’Ambiente, Altero Matteoli, cancella con un colpo di spugna le
prescrizioni del rigoroso decreto Ronchi del ’97 e fa entrare il
pet-coke tra i combustibili.
Il pet-coke (petroleum coke) è un residuo solido della
lavorazione del petrolio dall’aspetto simile al carbone e dall’alto
contenuto di sostanze inquinanti.
ll decreto Ronchi 22/97 lo definisce (lo definiva) un “prodotto di
scarto” della lavorazione del petrolio: perciò, in
virtù del suo alto contenuto di zolfo, la successiva
combustione richiedeva procedure ed impianti di trattamento e di
depurazione adeguati per non spargere nell’atmosfera fumi
inquinanti ed esalazioni solforose.
Secondo la magistratura e secondo gli esperti del movimento
ambientalista, essendo il pet coke un residuo di lavorazione, esso
andrebbe smaltito in appositi forni inceneritori provvisti delle
necessarie autorizzazioni per i rifiuti speciali.
Invece da ora in poi potrebbe essere bruciato nell’impianto Agip di
Gela senza precauzioni (dove è prodotto in abbondanza). Non
c’è più la legge, non può più esserci
il blocco. Forse.
All’origine del sequestro degli impianti del petrolchimico
dell’Agip a Gela ci sarebbero state una decina di violazioni,
alcune delle quali riguardano la sicurezza dei serbatoi di
stoccaggio, il trattamento delle acque, il monitoraggio
atmosferico, i combustibili usati e irregolaritá nella
gestione degli impianti di cracking catalitico e di cooking. Una
“pioggia” di irregoalrità ben più “acida” di quelle
che la combustione di residui solforosi porterà
nell’atmosfera. Una pioggia di contestazioni che secondo alcuni
esperti potrebbe invalidare l’efficacia del decreto appena emanato
dal Governo.
Sarà dunque la magistratura a valutare se togliere, forse
già nei prossimi giorni, i sigilli all’impianto. Il
procuratore incaricato delle indagini, Angelo Ventura, si
occuperà di portare a conclusione la vicenda.
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