Il rapporto Ecosistema urbano 2024 mostra alcuni progressi nelle città italiane, ma troppo lenti. E c’è troppo divario tra nord e sud.
Anche se è il terzo produttore mondiale, la Norvegia smette di investire sul petrolio
Produrre petrolio, ma non investire più nel petrolio. È il paradosso che sta per accadere in Norvegia. Il Paese, che è il terzo esportatore mondiale di greggio dopo Arabia Saudita e Russia, intende cambiare linea e disinvestire dall’industria petrolifera, imponendo un dietrofront ai fondi di stato alimentati proprio dagli ingenti proventi che derivano dall’estrazione delle sue
Produrre petrolio, ma non investire più nel petrolio. È il paradosso che sta per accadere in Norvegia. Il Paese, che è il terzo esportatore mondiale di greggio dopo Arabia Saudita e Russia, intende cambiare linea e disinvestire dall’industria petrolifera, imponendo un dietrofront ai fondi di stato alimentati proprio dagli ingenti proventi che derivano dall’estrazione delle sue vaste riserve di idrocarburi.
Si tratta di circa 44 miliardi di dollari, degli 840 contenuti nel portafoglio del maxi fondo sovrano norvegese Government pension fund global, investiti in compagnie quali Royal Dutch Shell, Bg Group, Bp ed Eni. Ebbene, il fondo trae i suoi proventi dalla vendita di petrolio. Oslo ha deciso di costituire un gruppo di lavoro per studiare come abbandonare gli investimenti nel settore.
Nei mesi scorsi, l’opposizione laburista aveva proposto la dismissione degli investimenti nel carbone che costituisce un’altra delle risorse chiave dell’economia nazionale. Il gruppo di esperti nominato dal governo sarà chiamato a valutare la possibile esclusione del fossile elaborando nuovi criteri di selezione degli investimenti. L’esito dello studio è atteso tra un anno.
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Una proposta di legge è in discussione in Francia per vietare le bottiglie di plastica di dimensioni inferiori a 50 centilitri.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
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Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.
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