Il nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha auspicato riforme sociali limitate e un impegno con l’Occidente sul programma nucleare.
Il candidato riformista Masoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Iran che si è tenuto ieri, venerdì 5 luglio, nel quale ha battuto il candidato ultraconservatore e vicino ai movimenti religiosi Saeed Jalili, ex negoziatore dell’accordo sul nucleare e capo del massimo organo di sicurezza iraniano.
La vittoria è stata annunciata questa mattina presto, sabato, dai mezzi d’informazione statali. L’affluenza alle urne è stata del 49,8 per cento, superiore al minimo storico del 40 per cento registrato al primo turno, settimana scorsa. Per impedire una bassa affluenza, nella giornata di ieri le votazioni sono state estese e la chiusura dei seggi posticipata di tre ore e mezza rispetto all’orario previsto.
Pezeshkian è a favore di politiche moderate e in campagna elettorale ha promosso un impegno, seppur limitato, con l’Occidente per migliorarne i rapporti. Il neo presidente, poco conosciuto fuori dall’Iran prima delle elezioni, era l’unico riformista autorizzato e, forse anche per questo, è arrivato al ballottaggio dove poi ha ottenuto 16,3 milioni di voti, quasi 3 milioni in più rispetto a Jalili, che ne ha ricevuti circa 13,5 milioni.
Le elezioni anticipate sono state indette dopo la morte di Ebrahim Raisi avvenuta il 19 maggio in un incidente in elicottero, di ritorno da una missione in Azerbaigian.
La vittoria di Pezeshkian rappresenta una sconfitta significativa per il partito ultraconservatore iraniano, in un momento particolare per il Paese.
Chi è Masoud Pezeshkian
Figura politica di basso profilo, Pezeshkian è stato ministro della Sanità nel governo di Mohammad Khatami tra il 2001 e 2005, e dal 2008 rappresenta la città nord-occidentale di Tabriz nel Parlamento iraniano. Cardiologo di professione, Pezeshkian ha diretto in precedenza l’Università di Scienze Mediche di Tabriz, una delle principali istituzioni mediche del nord dell’Iran.
Già in precedenza ha provato a candidarsi alla guida del Paese, nel 2013 e nel 2021, ma senza successo. Nel 2013 si è ritirato dalla corsa presidenziale nelle ultime fasi a favore dell’ex presidente Hashemi Rafsanjani, mentre nel 2021 la sua candidatura è stata respinta dal Consiglio dei Guardiani, il massimo organo di controllo del Paese.
Essendo l’unico candidato riformista in gara questa volta, sostenuto dalla principale coalizione riformista del Paese, Pezeshkian si è impegnato in una frenetica campagna elettorale nelle ultime settimane. La sua campagna è stata sostenuta da diverse figure politiche ed ex ministri riformisti, tra cui Javad Zarif, che ha ricoperto la figura di ministro degli Esteri durante la presidenza di Hassan Rouhani.
Fervido sostenitore dell’accordo sul nucleare del 2015, Pezeshkian ha dichiarato durante la campagna elettorale di voler creare un’apertura verso la diplomazia con tutto il mondo, Occidente incluso, e di voler avviare riforme in campo economico e culturale.
Il mio governo si opporrebbe alla Polizia Morale e io mi oppongo fermamente a qualsiasi forma di coercizione nei confronti di qualsiasi essere umano. Non abbiamo il diritto di costringere donne e ragazze e mi vergogno di questi comportamenti nei loro confronti.
Masoud Pezeshkian
Nel corso dei dibattiti presidenziali, ha affermato che le sanzioni costituiscono un ostacolo all’attrazione di partner commerciali e che il raggiungimento di un tasso di crescita dell’8% è impossibile senza l’apertura delle frontiere.
Pezeshkian si è anche espresso su questioni riguardanti le donne, tra cui l’obbligo di indossare l’hijab, o velo islamico, esprimendo opposizione all’inasprimento del codice dell’abbigliamento voluto dalla presidenza Raisi.
Saranno molte le sfide che il nuovo presidente dovrà affrontare, sia sul piano interno che internazionale. Da una parte bisogna vedere come Pezeshkian si muoverà rispetto ai movimenti interni, tra cui quello di “Donna, vita e libertà” nato dopo la morte di Mahsa Amini, dall’altro la gestione delle tensione, non solo con l’Occidente, ma con Israele.
Anche se l’elezione di Pezeshkian sembra un endorsement verso un cambiamento, il presidente dovrà comunque seguire la linea della guida suprema, Ali Khamenei. È il leader supremo a decidere la politica generale del paese, ancor prima del presidente della Repubblica islamica. Ed è molto interessante l’apertura di Pezeshkian all’Occidente perché, molto probabilmente, arriva da Khamenei stesso. Comunque, Pezeshkian al vertice del potere esecutivo, quindi la sua figura è fondamentale per impostare politiche interne ed internazionali.
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