Acqua

Pfas in Veneto: migliaia le persone coinvolte, mentre Miteni risulta una scatola vuota

Continuano i colpi di scena nella questione Pfas in Veneto. Dopo i risultati delle analisi delle acque in alcuni Comuni fuori dalla cosiddetta “zona rossa” e i primi dati circa la quantità di Pfas nel sangue degli abitanti dei centri direttamente interessati, ora secondo Greenpeace, non ci sarebbero neppure i fondi per contenere l’emergenza e

Continuano i colpi di scena nella questione Pfas in Veneto. Dopo i risultati delle analisi delle acque in alcuni Comuni fuori dalla cosiddetta “zona rossa” e i primi dati circa la quantità di Pfas nel sangue degli abitanti dei centri direttamente interessati, ora secondo Greenpeace, non ci sarebbero neppure i fondi per contenere l’emergenza e pensare ad un’eventuale bonifica.

pfas in veneto
Le proteste di Greenpeace a Venezia. Foto Greenpeace.

Lo si apprende dal rapporto “Emergenza Pfas in Veneto, chi inquina paga?”, elaborato dall’istituto di ricerca indipendente olandese Somo in collaborazione col Merian Research di Berlino, che tenta di rispondere alla lecita domanda “chi inquina paga?”. Secondo il rapporto la risposta è chiara: “No”.

Pfas in Veneto. La Miteni non è in grado di pagare

“Parliamo di almeno 300mila persone coinvolte e di 200 milioni di euro per la sistemazione degli acquedotti”, spiega Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “I dati pubblicati oggi indicano che Miteni versa in una situazione finanziaria estremamente difficile. Uno dei cardini dell’ordinamento giuridico italiano ed europeo– chi inquina paga – verrebbe così eluso”.

La società fa parte dal 2009 del gruppo ICIG, a sua volta controllato dalla holding lussemburghese ICI SE (International Chemical Investors), una holding specializzata nell’acquisto di aziende in difficoltà e in perdita, non più interessanti dal punto di vista economico. Una sorta di società spazzina, come ne esistono molte anche in ambito finanziario. L’acquisto è infatti avvenuto versando al predente proprietario, il Gruppo Mitsubishi, la somma simbolica di 1 euro, a fronte di una valore della Miteni calcolato superiore ai 33 milioni. Secondo Greenpeace “lo sconto potrebbe essere collegato alla quantificazione preventiva delle perdite che Miteni avrebbe prodotto negli anni successivi”. Che i vertici fossero già a conoscenza della contaminazione dunque?

Ministero e Regione botta e risposta sulla questione Pfas

La mossa della Regione non si è fatta attendere, dopo le considerazioni di sabato scorso del Governatore della Regione Luca Zaia, che dichiarava: “Non c’è che da prendere atto dell’atteggiamento scandaloso del Ministero della Salute che, negando la necessità di fissare limiti nazionali per la concentrazione di Pfas nelle acque potabili, fa finta di non vedere la realtà e, di fatto, ci dice di arrangiarci”. Il 25 settembre infatti arriva la decisione: “Indietro non si torna. Vuol dire che il Veneto sarà l’unica Regione d’Italia, tra delle varie coinvolte checchè ne dicano i ministeri, ad avere suoi limiti volti alla difesa della salute dei suoi cittadini. I limiti più stretti del mondo: di più di quelli, nazionali, della Germania, della Svezia, e di quelli del New Jersey. Imponiamo un filtraggio dell’acqua molto aggressivo che i Consorzi Acquedottistici dovranno applicare. In Svezia ad esempio è considerata sicura per la saluteuna concentrazione di Pfas nell’acqua potabile fino a 90 nanogrammi per litro (concentrazione riferita alla somma di ben undici composti). In Veneto come nel resto d’Italia, solo per il Pfoa, un composto classificato come potenzialmente cancerogeno, sono consentiti livelli fino a 500 nanogrammi per litro.

Di altro avviso il ministro dell’Ambiente Galletti, che dichiara: “Siamo l’unico Paese in Europa che ha inserito i Pfas negli standard di qualità ambientale delle acque superficiali e sotterranee, imponendo un monitoraggio sul rispetto dei valori soglia anche oltre i confini veneti. Per il conseguimento di questi standard e alla luce delle pressioni che vengono esercitate sul proprio territorio, come dice inequivocabilmente il Codice ambientale all’articolo 101, la Regione nell’esercizio della sua autonomia può, tenendo conto degli scarichi massimi assimilabili, definire valori limite anche diversi. In sostanza – chiarisce il ministro – spetta alla Regione creare le condizioni di maggior tutela per il proprio territorio, conciliandole con le esigenze di sviluppo e armonizzandole alla legislazione europea e nazionale”.

pfas in veneto
I primi prelievi nelle scuole del padovano per analizzarne la quantità di Pfas. Foto Greenpeace

Livelli Pfas nel sangue sopra la soglia di sicurezza

Nel frattempo i primi esami del sangue dei cittadini residenti nella zona rossa danno risultati non certo rassicuranti. Per quasi tutte le sostanze analizzate, le concentrazioni nel siero del campione della popolazione rurale sono risultate superiori a quelle del gruppo dei non esposti della popolazione generale (popolazione di controllo residente fuori le aree interessate). Secondo invece quanto riferiscono i gruppi di cittadini che si sono attivati in Comitati civici, i livelli di inquinanti nel sangue dei più giovani tra i 14 ai 18 anni vanno da 70 fino a 300 nanogrammi per litro.

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